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Giornata della memoria: percorso formativo e concorso

19 marzo 2015

Nel settantesimo anniversario della liberazione dei campi di sterminio nazifascisti, la premiazione della scuola vincitrice del concorso promosso dal Consiglio regionale. Primo classificato l’Iis “Fermi” di Muro Lucano

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(ACR) - “La Repubblica italiana  riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione  italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

Così recita il primo articolo della legge n. 221/2000. Ma perché alla memoria viene assegnata un’importanza tale da essere addirittura oggetto di una legge? Questo interrogativo è il nodo fondamentale alla base di ogni rievocazione del genocidio ebraico, perché la memoria fa del sentimento del tempo un’esperienza attraverso la quale ciascuno costruisce la propria identità individuale e, di conseguenza, sociale.

La memoria è una ricostruzione del passato che coinvolge tutti i membri di una società e da questo racconto del passato non dipende soltanto l’identità presente di un popolo ma anche il suo progetto per il futuro. Ed è per questa ragione che è indispensabile ricordare quanto la Shoah abbia rappresentato per la civilissima Europa, nel cui cuore è nato e si è sviluppato qualcosa di così indicibile che ancor oggi, a distanza di settant’anni, si fatica a spiegare, forse perché l’Olocausto ha messo a nudo quanto il concetto di Male sia una terribile commistione di atrocità e di semplicità, in cui proprio la banalità del male di cui parla Hannah Arendt ci costringe ad ammettere che le catastrofi più atroci  sono perpetrate  non necessariamente e non esclusivamente  da esseri malvagi lontani e diversi da noi. Il buon padre di famiglia, il burocrate ordinato e meticoloso, l’uomo che persegue il proprio piccolo interesse o una qualsiasi persona normale, “banale” appunto, si può trovare a compiere il male se viene ad essere parte di un meccanismo politico e sociale, di un apparato amministrativo corrotto che lo spingono ad agire senza pensare, senza esercitare la proprio facoltà di giudizio, senza attingere alla propria essenza di essere umano.

E la scuola è il luogo dove si formano le coscienze e si trasmettono valori . Da qui l’idea progettuale di un percorso formativo e del concorso “Il racconto della Shoah anche nella Memoria della Basilicata”, ideato dal Consiglio regionale e rivolto agli istituti superiori lucani.

Il progetto ha coinvolto sette scuole e sei in particolare hanno anche prodotto elaborati ( 12 video e una pagina web) partecipando al concorso. Dopo le fasi preliminari di illustrazione e ricezione adesioni, l’iter ha previsto una fase seminariale rivolta ai docenti referenti degli istituti di istruzione superiore aderenti all’iniziativa: “Saverio Nitti” e  “L.Da Vinci” di  Potenza, “E.Fermi” di Muro Lucano,  “Carlo Levi” di Grassano, “Cerabona” di Marconia di Pisticci e Liceo Scientifico “Federico II di Svevia” di Melfi. Successivamente sono state organizzate giornate formative nelle stesse scuole, suddivise per area geografica, che hanno interessato oltre 300 studenti. A sostenere gli alunni nel difficile compito di analisi e studio della Shoah, due esperte: la scrittrice e saggista, Grazia Di Veroli, in rappresentanza dell’Associazione nazionale ex deportati per motivi politici e razziali, e la storica  Elisa Guida.

Gli elaborati prodotti, che dimostrano impegno, approfondimento e partecipazione emotiva alla tematica, sono stati poi esaminati da una commissione composta da Rocco Brancati, Claudia D’Atena e Lucia Carlomagno. Ad aggiudicarsi il primo posto sul podio sono stati gli studenti dell’Istituto “E. Fermi” di Muro Lucano, autori di uno studio sugli ebrei internati in Basilicata durante la seconda guerra mondiale, illustrato nelle pagine web della scuola (www.iisfermimuro.gov.it). I vincitori avranno la possibilità di visitare i luoghi più significativi dell’olocausto.

Approfondita attività di ricerca e analisi della documentazione storica con il coinvolgimento, in particolare, dell’Archivio di Stato e di quello Diocesano di Potenza, la rilevazione di testimonianze iconografiche, la raccolta di testimonianze sulla vita degli ebrei internati nei comuni di Muro Lucano, Bella, Picerno e Pescopagano e, più in generale, nell’area del Marmo-Melandro e la scelta del supporto multimediale, che consente un’ampia fruizione del materiale e continue integrazioni. Sono le motivazioni della scelta della Commissione.

Secondi classificati gli studenti di Marconia, non neofiti ma già da anni impegnati in progetti riguardanti la Shoah, che consultando testi e fonti archivistiche, confrontandosi con testimoni,  hanno rielaborato la documentazione raccolta in immagini. Anche gli studenti di Grassano si sono cimentati, con entusiasmo e determinazione, nella realizzazione di video, dopo aver constatato che la memoria storica dei lucani e, nello specifico dei grassanesi, non è propriamente diretta e vissuta ma per lo più ricostruita. Il comune del Materano ha ospitato tanti ebrei stranieri come è dimostrato dal carteggio tra alcuni di essi e l’allora vescovo Bertazzoni.

La presenza ebraica è resa visibile attraverso la legislazione razziale del regime fascista, presente anche nel materiale documentario conservato presso l’Archivio di Stato di Potenza, in cui è possibile ripercorrere le tappe della persecuzione fascista nei confronti degli Ebrei, a cui contribuì, in maniera sostanziosa, il famigerato “Manifesto degli scienziati razzisti” e il successivo raccapricciante censimento di tutti gli ebrei italiani e stranieri residenti in Italia e dunque anche in Basilicata.

Come illustrato dal Centro Studi Storico Militari - G. Salinardi,  in terra lucana vennero internati molti ebrei nel periodo bellico che, dal sito web della studiosa Anna Pizzuti, risultano essere 305 nel Potentino e 33 nel Materano. La popolazione regionale li accolse in modo amichevole considerandoli compagni di sventura da accogliere e aiutare. “Un atteggiamento – come riporta il centro Salinardi -che anche in seguito ha caratterizzato il rapporti dei lucani con i figli di Israele. Lo mettono chiaramente in evidenza –è precisato dal Centro studi -  alcune ricerche storiche condotte da studiosi lucani sui confinati politici e gli internati ebrei ed in modo particolare Leonardo Sacco con "Provincia di confino - La Luca¬nia nel ventennio fascista" sui confinati politici; Michele Crispino con "Storie di confino in Lucania " dove scrive degli internati in taluni pae¬si della Basilicata meridionale; Gennaro Claps con "Avigliano terra di confino" in cui rende omaggio ai confinati politici ed ebrei, Don Gerardo Messina che nel volume “Dal Silenzio del Chiostro” riserva un interessante capitolo sul Confino e l’Olocausto, I lucani e gli ebrei negli anni del secondo conflitto mondiale”.

Da questi studi hanno preso spunto anche gli studenti, i cui lavori sono stati illustrati in occasione del settantesimo anniversario della Giornata della Memoria, nella Mediateca provinciale di Matera. Una targa, una pergamena e attestati per i crediti formativi sono stati consegnati  ai ragazzi dal sindaco della città dei Sassi, Salvatore Adduce, dal consigliere Anna Maria Amenta, in rappresentanza  della Provincia di Matera, dal presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza e dai consiglieri regionali Roberto Cifarelli e Achille Spada.

Il presidente Lacorazza ha ricordato l’orrore e l’atrocità della fabbrica di morte costituita dai campi di deportazione e ha ribadito l’importanza della memoria storica.

“In ogni famiglia – ha detto - ci sono storie e ricordi della seconda Guerra mondiale, ma anche del primo grande conflitto, di cui ricorre quest’anno il centenario e che sarà oggetto di una serie di iniziative promosse dal Consiglio regionale. Storie e ricordi che fanno parte anche del patrimonio collettivo e dell’identità di un popolo. E mentre, con il passare degli anni, sono sempre più rari i testimoni diretti di quelle vicende, è nostro dovere, delle istituzioni innanzitutto, ma anche dei cittadini, coltivare la memoria di quegli eventi, contribuire a formare le coscienze, educare al rispetto della dignità della persona, della convivenza civile. Evitando ogni distrazione, perché gli eventi recenti, i tanti focolai di guerra presenti oggi nel mondo, fino alle follie del terrorismo fondamentalista con i fatti di Parigi, mostrano che la libertà, la democrazia, la pace, i valori per i quali generazioni di uomini e di donne hanno lottato in quei frangenti bui della seconda guerra mondiale, non sono acquisiti per sempre. E vanno alimentati con la memoria e con la coscienza collettiva”.
La storica Elisa Guida, illustrando una documentazione ricca di testimonianze, ha portato a riflettere sul periodo successivo all’arrivo degli alleati nei lager. Uomini e donne dovevano riprendere coscienza del proprio corpo, gestire  emozioni e bisogni primari come il cibarsi, convivere con ricordi pesanti come macigni, sopravvivere alla sopravvivenza. Vite sospese. Il terrore di non sapere quello che da un momento all’altro sarebbe potuto accadere. E anche una volta liberi sentirsi ancora come prigionieri. I sopravvissuti della Shoah, come ha sottolineato Guida, hanno dovuto affrontare un lento e faticoso processo di ricostruzione di sé e “dell’infranto”.

Grazia Di Veroli, con evidente emozione, ha portato poi una testimonianza diretta in quanto 56 suoi familiari sono stati deportati. Ha evidenziato il senso di vuoto, la mancanza di punti di riferimento, il ricordo dell’orrore che rimane dentro. I sopravvissuti danno vita a un racconto corale, un mosaico di ricordi, sogni, smarrimento, terrore, che costituiscono memoria storica: un bene prezioso da condividere per comprendere gli errori del passato. Per non dimenticare e gridare “mai più”.

La battaglia di oggi è dare alle nuove generazioni gli strumenti per non rimanere indifferenti di fronte alle tragedie del presente. Che non sempre si manifestano subito con la violenza fisica, ma cominciano con quella  verbale e con l’arma della demagogia, sventolando beceri stereotipi contro ogni minoranza, al fine di trovare una valvola di sfogo ai drammi contemporanei. Aiutare i giovani a non restare indifferenti significa sottrarli un domani dall’accusa di essere stati dei “ volenterosi carnefici di Hitler”, citando il libro di Daniel Goldhagen. (L. A.)

Fonti

Legge 20 luglio 2000, n. 211 - "Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti” http://www.camera.it/parlam/leggi/00211l.htm  

Il racconto della Shoah nella memoria della Basilicata http://www.iisfermimuro.gov.it/

La banalità del male – Hannah Arendt , Feltrinelli, 2013

I volenterosi carnefici di Hitler – Daniel J Goldhagen., Mondadori, 1997

Viaggiatori stranieri in terra di Lucania Basilicata – Giovanni Caserta, Osanna Edizioni (ebook), 2013

Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico  http://www.annapizzuti.it/regioni/basilicata.php

Centro studi storico – militari “Gerardo Salinardi” http://www.centrostudisalinardi.it  

Redazione Consiglio Informa

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