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(ACR) Zfu a Matera, problemi e prospettive

11 febbraio 2010

(ACR) - Zfu ovvero Zona franca urbana. A Matera la speranza di rilanciare l’economia del comprensorio passa anche attraverso questa sigla e queste tre semplici parole. Qui, come in altre 22 città da nord a sud dell’Italia, la fiammella è tornata a brillare dallo scorso 28 ottobre 2009. A riaccenderla è stata la firma del via libera al progetto di istituzione di Zone franche urbane tra i rappresentati degli Enti Locali e il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. Sgravi fiscali e agevolazioni dal punto di vista contributivo sono gli strumenti ipotizzati per cercare di rimettere in moto le piccole e medie imprese, specie in quelle aree e in quei quartieri considerati “deboli” dal punto di vista economico.

Eppure neanche il tempo di assimilare la notizia, che il nuovo anno ha fatto subito registrare una serie di “stop and go” degni di un Gran premio di Formula 1. Prima, il “dono” arrivato insieme alla Befana incartato nel Decreto legge n. 194/2009, detto “mille proroghe”, con l’inserimento di una norma con la quale il governo Berlusconi sembrava voler smantellare, a detta di molti, la misura delle Zone franche urbane. Almeno nella forma in cui era stata voluta dal governo Prodi. Poi, nel più classico stile carnevalesco in cui regna la regola “dell’ogni scherzo vale”, il dietro front di febbraio in commissione Affari costituzionali del Senato: modifica cancellata, vecchio impianto ripristinato e decisione rinviata alla discussione in Aula.

Ma da dove nasce questo provvedimento? Di cosa si tratta in concreto? Quali saranno le reali opportunità per Matera e per gli altri centri? Cerchiamo di capirlo un passo alla volta, ricostruendo anche le tappe di questa complicata vicenda.

A MATERA 4 MILIONI PER IL PRIMO BIENNIO

Sono 13 le aree individuate nel Mezzogiorno d’Italia in cui sperimentare l’efficacia dell’istituzione di una Zona franca urbana. Tra queste anche Matera, unica realtà coinvolta in Basilicata. All’ombra della Gravina ci sarebbero poco meno di 4 milioni di euro (3 milioni e 660 mila 334 euro, per la precisione) a disposizione. Cifra che, in origine, doveva bastare a coprire le attività per il primo biennio. Questo finanziamento, infatti, è relativo ai primi due anni di sperimentazione, vale a dire il 2008 e il 2009. Il via ufficiale, invece, era previsto per gennaio 2010: da quella data le micro imprese fino a 10 dipendenti e le piccole imprese fino a 50 lavoratori stipendiati, avrebbero potuto candidarsi alle iniziative che prevedevano agevolazioni fiscali e contributive per dare vita a nuove attività economiche.

Le Zone franche urbane fanno la loro apparizione in Italia con la Legge finanziaria 2007 (L. 296/2006, art.1 comma 340 e successivi), varata dall’allora governo Prodi, che istituiva un fondo di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Con la finanziaria dell’anno successivo (L. 244/2008, commi 561, 562 e 563) si confermava lo stanziamento e si definivano in maggiore dettaglio le agevolazioni fiscali e previdenziali.

Si tratta di aree infra-comunali con una dimensione minima prestabilita. Al loro interno si vanno a concentrare programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese. L’obiettivo principale, infatti, è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri e aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, ma che presentano buone potenzialità di sviluppo ancora inespresse.

L’area individuata a Matera comprende un vasto comprensorio: si va dalla zona nord della città vicino al quartiere San Giacomo, fino a inglobare le adiacenti zone per insediamenti produttivi e artigianali (Paip) di via La Martella e di via Gravina. Nato sotto l’amministrazione guidata dall’ex sindaco della città dei Sassi, Emilio Nicola Buccico, il progetto per la candidatura di Matera a Zona franca urbana è frutto di un grande sforzo di collaborazione tra enti e progettisti. Nel concreto, il piano ha visto il coinvolgimento di un gruppo di professionisti del settore (attualmente al lavoro per la redazione del Piano strategico) a stretto contatto con l’ufficio di Piano del comune di Matera, con l’apporto dell’architetto Di Benedetto e del geometra Giove. Il tutto sotto la supervisione degli assessori allora in carica Antonella Guida (Urbanistica), e Tito Di Maggio (Attività produttive). Fondamentale anche il lavoro dei dirigenti dei due settori: Giuseppe Montemurro e Maria Giovinazzi.

L’INCOGNITA “MILLEPROROGHE”

Secondo la formulazione originaria voluta dal governo Prodi, che ha ottenuto anche il via libera dell’Unione Europea, le piccole imprese potranno beneficiare di esenzioni fiscali e contributive fino a un periodo massimo di 14 annualità. Tutte quelle che avrebbero iniziato, o che avevano già iniziato, una nuova attività economica all’interno della Zona franca nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2008 e il 31 dicembre 2012, avrebbero potuto fruire di varie agevolazioni: esenzione dall’Imposta sui redditi delle società (Ires) per i primi 5 periodi d’imposta (per i seguenti l’esenzione va mano a mano a scalare); esenzione dall’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap), dall’Imposta comunale sugli immobili (Ici), ed esonero dal versamento dei contributi previdenziali.

A rimescolare le carte ci ha pensato l’attuale ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che in una lettera inviata all’inizio del 2010 al governatore della Campania, Antonio Bassolino, ha evidenziato la mancanza di copertura finanziaria per gli sconti fiscali previsti nella disciplina delle Zone franche urbane. Come dire: la legge è figlia del governo Prodi, noi, invece, dobbiamo fare i conti con le coperture di bilancio. Secondo il titolare del dicastero di via XX Settembre, infatti, quella legge “era ed è scritta in una logica perversa, del tipo: il beneficio si applica automaticamente, ovunque in Italia, a prescindere dalla sua effettiva consistenza. Se questa supera la copertura iscritta a bilancio creando così deficit – ha chiuso Tremonti - questo è un problema futuro della collettività e non dei governati pro-tempo”.

La soluzione governativa è arrivata a fine dicembre scorso con il decreto “milleproroghe” (D. L. n. 194/2009) che al quarto comma dell’articolo 9 si occupava proprio delle Zone franche urbane. L’agevolazione fiscale prevista veniva trasformata in semplice contributo e scomparivano le esenzioni dalle imposte dirette e dall’Irap per le imprese che si sarebbero insediate nelle aree individuate. Allo stesso modo, anche quelle già installate (il decreto aveva effetto retroattivo) potevano aspirare a ottenere i benefici Irpef e Irap, peraltro fruibili nell’ambito del cosiddetto regime del “de minimis”. Restavano i finanziamenti per l’Ici e per i contributi previdenziali dovuti sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Questi, però, non sarebbero stati più “automatici”, come originariamente previsto, ma richiedevano il preventivo assenso.

In particolare, infatti, i contributi previdenziali avrebbero riguardato le retribuzioni da lavoro dipendente per i primi 5 anni di attività, ma nei limiti di un massimale di retribuzione che sarebbe stato definito con decreto del ministro del Lavoro e della previdenza sociale. A beneficiarne erano i contratti a tempo indeterminato, o a tempo determinato di durata non inferiore a 12 mesi, ma a condizione che almeno il 30% degli occupati risiedesse nel sistema locale di lavoro in cui ricade la Zona franca urbana. Per gli anni successivi, l’ammontare era limitato per i primi 5 anni al 60%, per il sesto e settimo anno al 40% e per l’ottavo e nono al 20%. All’erogazione dei contributi, inoltre, avrebbero dovuto provvedere i singoli comuni, nei limiti delle risorse finanziarie individuate dalla delibera Cipe n. 14/2009, e sulla base delle singole istanze che i contribuenti interessati avrebbero dovuto presentare dal primo marzo 2010 in poi.

Quanto basta, insomma, a innescare la polemica e a far registrare il no convinto dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) e del Partito democratico. La questione è approdata in commissione Affari costituzionali del Senato, sede della discussione sul testo da convertire in Legge. Qui il colpo di scena: nella seduta dello scorso 8 febbraio, infatti, il governo è stato battuto proprio su un emendamento del Pd che sopprime il comma del “milleproroghe” accusato di stringere le maglie intorno alle Zone franche urbane. Voto quasi unanime, con la Lega astenuta e parere contrario del governo. Risultato? Un dietro front marcato con il ritorno alle disposizioni in materie varate dal governo Prodi e decisione definitiva rinviata alla discussione del testo in Aula.

LE “VOCI DI ZONA”

“Questo provvedimento è un atto di fiducia verso il sud, verso la capacità delle imprese del Mezzogiorno di crescere e investire con le loro forze. E’ una scommessa sullo sviluppo complessivo del Paese”. Le parole del ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, alla cerimonia per la firma dei contratti non lasciavano dubbi: le Zone franche sono una grande opportunità su cui puntare. Una grande opportunità che, comunque, va colta. Il senso era chiaro: da solo questo strumento servirà a poco. Il vero nodo centrale è, e sarà, la capacità del mondo imprenditoriale di intravedere una possibilità e di saperla mettere a frutto.

A Roma, intanto, alla cerimonia di sottoscrizione dei contratti delle Zone franche urbane l’unico rappresentante per la città dei Sassi era Angelo Tortorelli, presidente della Camera di commercio materana, da novembre 2009 anche alla guida di Unioncamere Basilicata. “E’ un giorno importante per Matera – aveva commentato a caldo Tortorelli – un’occasione concreta di sviluppo per il territorio e per l’imprenditoria locale. La Camera di commercio lavorerà di concerto con il Comune, ente gestore del progetto, per favorire l’attivazione della Zona franca mettendo in campo tutte le professionalità e i servizi del sistema camerale per sostenere l’azione e le proposte delle piccole imprese”. Parole che nel concreto avevano trovato subito attuazione nella disponibilità ad attivare un servizio di informazione e di assistenza, fondamentale proprio nella fase di avvio dei progetti, e strategico per il supporto degli insediamenti produttivi. “A questo scopo – aveva spiegato il presidente Totorelli - l’azienda speciale della camera di commercio Cesp (Centro servizi per le piccole e medie imprese) ha già messo in campo ipotesi e percorsi funzionali, ma anche soluzioni logistiche, che sono a disposizione delle diverse esigenze imprenditoriali potenzialmente interessate agli investimenti”. Una sorta di punto informativo altamente specializzato, dunque, per superare tutte quelle che possono essere le difficoltà di comunicazione e di informazione per un progetto che si appresta a muovere i primi passi sul territorio. Già chiesto il coinvolgimento dell’amministrazione comunale per la messa a disposizione, ad esempio, di uno spazio fisico in cui ubicare la struttura. I primi contatti con l’attuale commissario prefettizio al comune, Sandro Calvosa (nominato in seguito alle dimissioni del sindaco Buccico) lasciano ben sperare.

Poi la tegola “milleproroghe”, di certo non passata inosservata. A scaldare i motori del dissenso l’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) protagonista di un confronto serrato col governo davanti alla commissione Affari costituzionali del Senato, impegnata nella conversione in legge del decreto. “Una volta tornati alla formulazione originaria delle Zone franche urbane – avevano fatto sapere dall’Anci al termine dell’audizione in commissione dello scorso 27 gennaio – siamo disponibili a ridiscutere condizioni e limiti del provvedimento”. Dichiarazioni che hanno spianato la strada alla presentazione dell’emendamento del Pd (poi approvato a febbraio) per chiedere l’abrogazione dell’articolo 9 e per rimettere in discussione le modalità di applicazione delle Zfu. “Siamo soddisfatti per il ripristino del regime delle Zfu nei termini precedenti al “milleproroghe” – ha commentato a caldo Micaela Fanelli, delegata Anci per le politiche comunitarie – E’ importante che la questione sia stata compresa in modo bipartisan. Speriamo adesso che questo atteggiamento porti alla conferma anche in sede di discussione d’Aula”.

Nettamente contrario anche il Partito democratico che, già all’inizio di gennaio, aveva fatto registrare una dura presa di posizione da parte dei senatori del Pd Filippo Bubbico, Costantino Garraffa, Salvatore Tomaselli e Maria Teresa Armato. “Il governo Berlusconi – avevano sostenuto in una nota diffusa alla stampa - non concede nessuna proroga ai benefici delle Zone franche urbane. Anzi, cancella completamente le esenzioni fiscali e introduce un contributo alle imprese gestito dai comuni, parametrato sull’Ici e sui contributi previdenziali. Si passa così – avevano continuato - da un sistema automatico di esenzione fiscale a un improbabile contributo che prevede un’intermediazione del pubblico attraverso i Comuni. Il rischio – avevano chiuso – è che s’inneschino le solite pastoie burocratiche per l’istruttoria delle domande, l’attribuzione dei punteggi, la formazione delle graduatorie fino all’erogazione dei contributi”. Sulla stessa linea anche la senatrice Maria Antezza, anche lei del Pd: “Faremo una battaglia per contrastare questa inaccettabile decisione che getta nel buio 23 zone già tanto disagiate, di cui la maggior parte sono nel Mezzogiorno. Gli emendamenti presentati dal Pd – ha chiuso - annullano le modificazioni del decreto e prevedono il ripristino delle esenzioni, nonché degli oneri sociali così come era stato voluto dal governo precedente e dall’Unione europea”. E proprio dall’Europa era arrivato anche il commento del vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella: “Mi unisco alla richiesta avanzata da altre forze di opposizione perché il Parlamento nazionale metta rimedio all’ennesimo intervento a gamba tesa sull’economia meridionale, tra l’altro già provata dalla sottrazione dei fondi Fas proprio in piena crisi economica”.

Sul fronte materano, intanto, il presidente dell’Associazione piccole e medie imprese (Api), Nunzio Olivieri, aveva invitato le forze politiche e imprenditoriali alla mobilitazione contro il provvedimento del governo. “La città di Matera – si leggeva in una lettera del presidente alle istituzioni - aveva visto nella fiscalità di vantaggio delle Zfu un minimo, ma concreto, sostegno per ravvivare un’area depressa e favorire la nascita di tante micro e piccole imprese attraverso l’uso della leva fiscale e contributiva. Le modifiche apportate dal governo – chiudeva - costituiscono un controsenso perché annullano quanto era stato autorizzato dalla Commissione europea e sostituiscono un aiuto reale con un’elemosina inefficace”.

Ribaltato, invece, il punto di vista della questione in pieno dibattito da parte del centrodestra lucano. “Non sono state cancellate le agevolazioni per le zone franche – sottolineava nei giorni precedenti al voto in commissione il senatore del Pdl Cosimo Latronico - ma solo concentrate ed assegnate agli Enti locali per renderle immediatamente spendibili ed evitare che si perdessero le risorse messe a bilancio già dal 2008. Continueremo - concludeva - a seguire la questione perché il Comune di Matera possa mettere da subito a disposizione delle imprese queste importanti agevolazioni”.

Che l’ottimismo, però, non regnasse sovrano lo si era intuito già da un po’. Sul fronte imprenditoriale, infatti, i piedi di piombo sono considerati d’obbligo. “Quando qualche anno fa si è iniziato a parlare della possibilità di inserire Matera nel novero delle Zone franche italiane – ci ha raccontato Pasquale Latorre dell’Api Matera – abbiamo registrato una grande aspettativa. Confrontarsi con tempi che si sono rivelati lunghi, però, ha fatto calare un po’ questo interesse. Non c’è dubbio che si tratta di un provvedimento importante per la nostra città – ha continuato Latorre – ma allo stato attuale bisogna fare i conti con un finanziamento che, almeno per il 2008 e il 2009, è piuttosto esiguo”. Come dire che i 4 milioni di euro, se ci saranno, sono una buona base da cui partire ma, da soli, non potranno certo fare la differenza: agli imprenditori materani servirà una mano (al portafogli) supplementare. “Siamo convinti che la Zona franca potrà avere una grande incidenza – ha precisato Latorre – ma servirà capire nel dettaglio l’ammontare dei finanziamenti futuri e, soprattutto, individuare i criteri di accesso alle iniziative da parte delle imprese interessate”.

DA SUD A NORD: LE ZONE FRANCHE IN ITALIA

Sono state 11 le regioni che hanno candidato i propri territori per l’istituzione di una Zona franca: 3 del centro-nord (Liguria, Toscana e Lazio) e 8 tra il centro e il Mezzogiorno (Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise, Sardegna e Abruzzo). Le 22 Zone franche urbane, selezionate tra 64 proposte sulla base di una serie di indicatori di disagio socio economico, sono le seguenti: Catania, Gela ed Erice in Sicilia; Crotone, Rossano e Lamezia Terme in Calabria; Matera in Basilicata; Taranto, Lecce, Andria in Puglia; Napoli, Torre Annunziata e Mondragone in Campania; Campobasso in Molise; Cagliari, Iglesias e Quartu Sant’Elena in Sardegna; Velletri e Sora nel Lazio; Pescara in Abruzzo; Massa e Carrara in Toscana e Ventimiglia in Liguria.

Al momento le agevolazioni riguardano 22 aree urbane localizzate, però, in 23 comuni. La Zona franca di Massa e Carrara, infatti, è a cavallo tra i due municipi. Per sostenere la ripresa economica e occupazionale nelle aree colpite dal sisma, inoltre, il decreto Abruzzo ha stanziato, ad oggi, 45 milioni di euro che andranno a finanziarie uno specifico progetto di Zona franca urbana proprio per questa regione.

Al di là delle Alpi le Zone franche urbane sono una realtà già consolidata da tempo. Il primo esempio in Francia, infatti, risale al 1996. Proprio il successo dell’esperienza francese delle Zones franches urbaines (oggi attive in oltre 100 quartieri), ha fatto sì che anche nel nostro Paese si iniziasse a guardare con interesse ai cambiamenti prodotti per “importare” questo modello. Nate, come detto, su iniziativa del governo Prodi con la finanziaria del 2007, le Zone franche urbane sono aree individuate in quartieri o circoscrizioni con specifiche situazioni di disagio sociale e occupazionale, e con un particolare bisogno di strategie per lo sviluppo e l’occupazione. L’unità di riferimento per la loro individuazione è stata il quartiere, la circoscrizione, ma anche unità urbane diverse. Gli interventi sono finalizzati alla loro riqualificazione: tramite l’incentivazione, il rafforzamento e la regolarizzazione delle attività imprenditoriali localizzate al loro interno.

Il 1 ottobre 2008 il ministero ha comunicato quali sono state le aree selezionate. Dopo questa cernita, la procedura di ammissione al finanziamento ha previsto la valutazione da parte del Comitato Interministeriale per la programmazione economica (Cipe) e l’autorizzazione della Commissione europea. Incassati i pareri positivi di entrambi questi organismi, il 28 ottobre 2009 sono stati firmati i contratti tra ministero ed Enti locali.

A fine dicembre lo stop in seguito alle modifiche apportate col decreto “milleproroghe”, a cui si sono accompagnati una serie di incontri per ridimensionare il provvedimento. A cercare di ricucire lo strappo con i comuni e gli Enti locali ci ha pensato il ministro Scajola, impegnato nel mediare e ascoltare le esigenze degli amministratori coinvolti. La partita si riapre lo scorso 8 febbraio con il voto favorevole in commissione Affari costituzionali del Senato sull’emendamento del Pd che cancella il comma sulle Zone franche urbane. Si torna, di fatto, alle disposizione volute dall’allora governo Prodi ma si rimanda tutto alla discussione in Aula. Stando al vecchio provvedimento, dunque, il dettaglio delle agevolazioni fiscali, previdenziali e i termini e le modalità per accedere ai contributi, dovrebbe essere affidato a un decreto del ministero dell’Economia e delle finanze. A Matera e dintorni, intanto, s’inganna l’attesa a suon di dirette parlamentari. (G. D. L.)

Fonti:

  • www.governo.it. Sito istituzionale della Presidenza e del Consiglio dei ministri. All’interno il dossier “Istituzione delle Zone franche urbane”
  • www.sviluppoeconomico.gov.it. Portale web del ministero dello Sviluppo economico. “Sezione Speciali e approfondimenti” dedicata alle Zone franche urbane
  • www.dps.tesoro.it. Sito del dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica con un’ampia sezione dedicata alle Zone franche urbane
  • www.comune.matera.it. Dal sito dell’Amministrazione comunale di Matera è possibile visionare la cartografia dettagliata della Zona franca in città
  • www.mt.camcom.it. Sito della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Matera
  • www.apimatera.it. Sito dell’Associazione delle piccole e medie industrie della provincia di Matera
  • La Gazzetta del Mezzogiorno, “Dal governo 4 mln per la Zfu di Matera”, 29/10/2009
  • TRM – Radiotelevisione del mezzogiorno, “Matera pensa alla zona franca urbana”, 30/10/2009
  • Agenzia giornalistica Asca, “Milleproroghe: Pd, governo contro zone franche urbane”, 13/01/2010
  • Il Sole 24 Ore, “Milleproroghe martedì al Senato: Tremonti frena sulle zone franche”, 16/01/2010
  • Radiocor – Agenzia di stampa del Sole 24 Ore, 28/01/2010 – ore 16:47
  • Il Sole 24 Ore, “Milleproroghe, governo battuto sulle zone franche”, 08/02/2010
  • Agenzia giornalistica Asca, “Zone franche: Anci, bene ritorno regime precedente milleproroghe”, 09/02/2010

Redazione Consiglio Informa

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