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NATALE E CARNEVALE VISTI DA UN "PROFANO"
24 febbraio 2003
Una visione tra realtà storica e "modernità"
(ACR) - Può sembrare fuori luogo parlare di Natale dopo due mesi ma, non è proprio così! E' infatti ricominciato il ciclo vitale normale che guarda alle prossime festività pasquali. La sera del 24 dicembre nelle case di tutti, o quasi, gli italiani amanti delle tradizioni, si è consumato il solito rito secondo canoni ben collaudati. Questo è avvenuto non solo nelle case di quelli che sono o si dicono cristiani, sono o si dicono cattolici, ma anche in molte di quelle degli atei più convinti che, con ogni probabilità, a mezzanotte in punto si sono scambiati gli auguri per il cosiddetto "lieto evento". Volendo rifuggere da ogni tipo di considerazione di carattere soggettivo o, peggio, moralistico, la volontà è quella di procedere, senza pretesa alcuna, a un'analisi "meramente" storica esponendo, in modo spero semplice e soprattutto breve, come sono nate rispettivamente la festività del Natale e la festività, ormai prossima, del Carnevale. Il Natale, oggi, viene riconosciuto come la festa della nascita di Gesù Cristo, il Salvatore del mondo. Ma è stato sempre così? Secondo una tesi accreditata la risposta è negativa. Bisogna considerare che alla Chiesa primitiva, quella apostolica per intenderci, una ricorrenza che festeggiasse la nascita di Cristo era del tutto sconosciuta. Si comincia ad averne notizia dopo il IV sec d.C., rispettivamente nei giorni 6 Gennaio in Oriente e 25 Dicembre in Occidente. In ambedue i casi la festa va a sostituire due feste pagane di cambiamento del tempo e d'inizio d'anno. A tal proposito occorre ricordare che, proprio in tale periodo, nel giorno 21 Dicembre, avviene un fenomeno naturale di netta inversione, ovvero il solstizio d'Inverno, nel quale si ha la notte più lunga ed il giorno più corto. Dopo tale giorno le tenebre, che sino a quel preciso istante avevano guadagnato terreno sulla luce, iniziano a cederlo in favore di quest'ultima. Per le popolazioni di molti secoli fa, la cui vita era scandita rigidamente dai cicli della natura, si capisce quale importanza dovevano avere queste feste d'inizio anno. Per quel che riguarda l'Occidente la festa che il Natale va a sostituire nel 335/6 d.C. è un culto pagano al dio sole (Dies natalis Solis invicti). Nello stesso periodo veniva celebrata, dai suoi fedeli, anche un'altra festività dedicata al dio Mitra che veniva chiamato portatore di nuova luce (Genitor Luminis). Erano dunque, due feste di carattere propiziatorio ed augurale che auspicavano l'abbondanza. Avendone definito l'origine vediamo ora, le consuetudini che in tale periodo si perpetuano da dove sono state tratte. L'albero di Natale, che si pensa sia stato introdotto nel VII secolo, relazionandolo alla leggenda della croce formata con il legno dell'albero spuntato dal cadavere di Adamo, in realtà sostituisce dei riti in voga presso le popolazioni scandinave e germaniche le quali erano solite offrire gli alberi a Odino, loro maggiore divinità. Tali riti, che erano veri e propri sacrifici umani, consistevano nel versare sopra degli Abeti le viscere dei propri nemici per poi bruciarle. Il presepe compare nell'anno 1.223. E Babbo Natale? Molte sono le tradizioni e le leggende che stanno dietro alla sua nascita. Una di queste è quella di San Nicola il cui nome Olandese Sinter Klass divenne poi in America Santa Claus. Citare tutte le leggende è praticamente impossibile, anche per ragioni di spazio. Basti sapere che l'attuale Babbo Natale non ha nulla a che vedere con tutte le leggende di cui prima ma è un invenzione del XX secolo di un noto gruppo industriale. Sorpresi? Eh sì ! Babbo Natale come lo conosciamo noi, con il vestito rosso a contorni bianchi e la barba bianca, è un invenzione pubblicitaria della "The Coca Cola Company". Difatti proprio la Coca Cola, a scopo promozionale, durante le feste natalizie riprese la leggenda che ormai negli USA era nota come la leggenda di Santa Claus e la trasformò nell'anziano con la barba bianca vestito dei colori della sua livrea. Il Babbo Natale che conosciamo oggi è dunque una invenzione della Coca Cola. Per quello che concerne la festa del Carnevale anch'essa risale ad antichi riti pagani, ritenuti da alcuni la continuazione dei "Saturnali" romani. Il nome della festività indica l'atto di "togliere" la carne, indicando in tal modo il giorno precedente la quaresima in cui termina il consumo di carne. Si presuppone che tale festa sia stata messa nel calendario religioso come una valvola di sfogo per il popolo onde alleviare il successivo periodo della mortificazione. In effetti durante tale festa cessava ogni regola ed il disordine regnava sovrano. Al popolo era permesso di fare di tutto, oltre ogni limite di legalità e moralità. Si potevano prendere in giro le autorità , profanare delle chiese, scambiarsi i ruoli. Grandi protagoniste del carnevale sono le maschere. Qual è il loro significato? Molti popoli usano le maschere per le feste e per scacciare gli spiriti maligni. In effetti l'uso di una maschera, psicologicamente, equivale alla rinuncia della propria personalità ed all'assunzione di un'altra personalità ovvero di quella espressa in comunione con la maschera. Secondo alcuni esperti tutte le maschere carnevalesche hanno dei richiami demoniaci, quali ad esempio la maschera nera sul volto di arlecchino ed il volto bianco e nero di pulcinella. Tante dunque, le credenze più o meno accreditate. Come al solito è più che mai opportuno non credere di essere depositari della unica verità, bensì rispettare il parere degli altri, anche laddove la storia non è proprio "maestra". E poi, da quando la fantasia fa male alle menti? (G.C.)