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LA LUCANIA DI DI GIANNI
26 febbraio 2003
In un cortometraggio le tradizioni sociali della nostra realtÃ
(ACR) - Nell'Aula Magna dell'Universita' La Sapienza a Roma e' stato proiettato il cortometraggio "Magia Lucana" di Luigi Di Gianni, nell'ambito del convegno in musica organizzato dall'ateneo capitolino. Promotore dell'iniziativa il Collettivo di Giurisprudenza con Tarantula Rubra, pseudonimo di Anna Nacci che dal 1999 conduce una trasmissione su Radio Onda Rossa dalla quale e' stato realizzato un progetto editoriale che comprende, oltre al libro e CD, una riflessione sul neo-tarantismo e sulle culture del Mezzogiorno d'Italia. Un incontro che ha evidenziato l'incredibile revival delle musiche meridionali, soprattutto legate al tarantismo e ha fornito un'occasione inedita di confronto fra esperienze musicali e antropologiche simili, come ad esempio quella del Burkina Faso che e' stata presentata dal musicista Gabin Dabire' e da altri come Giovanni Vacca e Roberto De Angelis. L'attenzione, pero', si e' subito incentrata sulla proiezione del video di Luigi Di Gianni, laureato in filosofia nel 1954, docente presso la Facolta' di Magistero a Palermo, al Dams dell'Universita' della Calabria e al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (1977-97). Documentarista, regista cinematografico e televisivo e' passato dal documentario alla finzione, dal corto al lungometraggio, dall'inchiesta filmata allo sceneggiato realizzando lavori di ispirazione antropologica, sociale, turistico-culturale e storica. Gia' quarantatrè anni fa, alla Mostra del Cinema di Venezia "Magia Lucana" presentava la Lucania profonda, quella dei riti magici e dei lamenti funebri studiata da Ernesto de Martino. Il cortometraggio e' la testimonianza della cultura subalterna del Mezzogiorno d'Italia in una fase di tumultuoso trapasso che contraddistinse gli anni Sessanta, documenta fenomeni di straordinario rilievo sociale e culturale, dal lamento funebre, carico di echi pagani, agli arcaici pellegrinaggi religiosi fra le montagne del Pollino. In altre sue opere ha descritto la devozione sotterranea delle anime del Purgatorio nelle cripte di Napoli, gli inquietanti rituali esorcistici in Irpinia, il culto delle pietre in Abruzzo fino al raduno degli ossessi che a Montesano del Salento davano vita a un rituale analogo al tarantismo. Il cinema di Luigi di Gianni ci offre un'immagine assolutamente originale del mezzogiorno e della Lucania, libera da qualsiasi luogo comune, estraneo al neorealismo dominante nella cultura dell'epoca e con la predilezione, invece, per il cinema espressionista. Tutti i presenti hanno convenuto sull'importanza dell'opera, riconoscendo a Luigi di Gianni di essere il primo e piu' importante etnodocumentarista di scuola demartiniana capace, con il suo lavoro, di farci ripercorrere la storia di un Mezzogiorno attraversato da singolari fermenti religiosi che affondano le radici in una cultura antichissima, sopravvissuta a duemila anni di cristianesimo. (L.T.)