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L'IMPIEGO DEGLI O.G.M. IN AGRICOLTURA
18 marzo 2003
(ACR) - Negli ultimi anni le ricerche e le applicazioni biotecnologiche hanno interessato diversi campi, dalla produzione di farmaci, vaccini e molecole per l'industria chimica ed alimentare, alla costruzione di piante geneticamente modificate di interesse alimentare. L'impiego di organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura rappresenta l'aspetto più controverso delle applicazioni biotecnologiche, poiché mette in discussione una serie di temi come la sicurezza alimentare, la salvaguardia dell'ambiente e la qualità della vita, e se per molti le agrobiotecnologie rappresentano un'opportunità di sviluppo, da molti altri sono considerate una scommessa piena di incognite. Prima di entrare nel vivo del problema, e per comprenderlo appieno, è opportuno dare una definizione di OGM. L'acronimo sta per organismo geneticamente modificato, vale a dire un organismo, vegetale, animale o batterico, il cui patrimonio genetico abbia subito una modificazione, ovvero l'introduzione di un gene esogeno, con la finalità di migliorarne delle caratteristiche specifiche. L'attività di trasformazione in campo vegetale è stata prevalentemente indirizzata verso la costruzione di piante transgeniche di interesse alimentare. Le modificazioni genetiche possono avere diversi scopi: rendere le piante resistenti a un parassita o a una malattia; aiutarle a sopportare condizioni climatiche avverse; o ancora permettere la loro coltivazione in terreni poco adatti. Una pianta, inoltre, può essere modificata per migliorare i suoi contenuti nutritivi o per sviluppare caratteristiche utili alla sua trasformazione alimentare. Tuttavia, la maggior parte delle modifiche genetiche conferite alle piante attualmente presenti sul mercato riguardano il miglioramento di caratteristiche produttive. Difatti, solo recentemente, e sotto la spinta dell'opinione pubblica, le grandi multinazionali stanno orientando ricerche e sperimentazioni verso trasformazioni genetiche che garantiscano un miglioramento della qualità degli alimenti. Il principale vantaggio correlato alla diffusione di piante GM è, dunque, allo stato attuale limitato alla fase della produzione, consentendo principalmente un aumento delle rese produttive. Proprio in relazione ad una assenza di vantaggi percepibili dai consumatori, la loro introduzione ha sollevato molteplici preoccupazioni da parte degli stessi, che in diversi sondaggi hanno dimostrato di diffidare dei prodotti alimentari transgenici. Tale atteggiamento di diffida è relazionato, inoltre, all'esistenza di diversi studi, che hanno dimostrato come la diffusione di piante GM possa comportare dei rischi sia per la salute umana, che per l'ambiente. Gli studi finora condotti, seppure ancora scarsi, dimostrano che i rischi derivanti dall'uso di piante GM possono riguardare una riduzione della biodiversità degli ecosistemi naturali e coltivati, dal momento che una loro massiccia diffusione potrebbe comportare l'emarginazione di specie e di varietà non transgeniche che presentino minore produttività, anche qualora queste possedessero altri aspetti interessanti legati alla qualità o alla tipicità dell'alimento che producono. Tale aspetto è tanto più grave se si considera che pare esista la possibilità che i transgeni diffondendosi attraverso il polline portino a fenomeni di inquinamento genetico di altre piante della stessa specie, o di specie diverse da quelle da cui proviene il polline, ma ad esse correlabili evolutivamente, coltivate in aree adiacenti. Un altro aspetto che renderebbe "rischioso" l'utilizzo di piante GM è rappresentato dal trasferimento genico orizzontale: alcuni studi dimostrerebbero che i "marker" (elementi genici di origine batterica che codificano per la resistenza ad antibiotici, introdotti per verificare l'avvenuta trasformazione) una volta rilasciati dalle cellule dei tessuti della pianta, possano trasferirsi nel DNA delle cellule batteriche della rizosfera (cioè che vivono in simbiosi con le radici delle piante), aumentando così il numero dei microrganismi antibiotico resistenti. Esisterebbe, ancora, la possibilità che batteri modificati geneticamente contenuti nella dieta, possano trasferire transgeni a batteri autoctoni del tratto gastro-intestinale, con conseguente rottura dell'equilibrio esistente in tale ambiente. Infine, il DNA transgenico potrebbe persistere nelle feci degli animali e attraverso questa via diffondersi nell'ambiente. Gli studi finora condotti dimostrerebbero anche che esiste la possibilità che i transgeni possano recare danni alla salute dell'uomo, causati dal fatto che le proteine codificate dai nuovi geni potrebbero svolgere un'azione tossica e/o allergenica. Inoltre, la maggiore resistenza a trattamenti chimici, quali impiego di pesticidi o erbicidi indotta in seguito all'introduzione di geni di resistenza, potrebbe comportare un maggiore utilizzo da parte degli agricoltori di questi prodotti, dannosi per la salute dell'uomo. Proprio a seguito di un'attenta valutazione delle problematiche connesse con l'impiego di OGM, è stato adottato, a livello comunitario, il "PRINCIPIO DI PRECAUZIONE", secondo cui "se esiste la possibilità di danni seri e irreversibili, le azioni di prevenzione sono giustificate anche in assenza del danno". Dunque, attraverso tale principio, il legislatore comunitario ha adottato uno strumento di cautela, in assenza di studi che dimostrino le reali implicazioni dell'utilizzo di OGM sulla salute umana e sull'ambiente. Le legislazioni vigenti a livello europeo e nazionale prevedono azioni finalizzate a valutare il rischio ambientale delle coltivazione di piante GM e, per quanto riguarda gli alimenti, richiedono oltre a sperimentazioni che ne garantiscano l'innocuità anche l'etichettatura dei prodotti alimentari e dei mangimi che contengano OGM. Ciò dota i consumatori di uno strumento molto importante in base al quale essi possono effettuare una scelta, vale a dire quella di acquistare il prodotto contenente OGM o di scegliere qualcos'altro. Si mira, inoltre, a garantire la tracciabilità degli OGM lungo tutta la catena produttiva e distributiva. Ciò consentirà di controllare in ogni istante gli effetti che un determinato cibo o prodotto può avere sulla salute umana o sull'ambiente. Il dibattito sugli OGM appare, dunque, molto complesso dovendo tener conto sia degli aspetti scientifici che della scelta dei consumatori. Sicuramente, non è semplice chiarire le perplessità causate dall'introduzione sul mercato di alimenti transgenici, soprattutto per due ragioni: lo stato attuale delle conoscenze e la complessità dell'argomento non consentono di rispondere in modo certo a tutte le domande, soprattutto a quelle riguardanti le conseguenze sulla nostra salute, in seguito ad ingestione di alimenti transgenici, in considerazione del fatto che gli effetti potrebbero essere cumulativi ed evidenti dopo parecchio tempo dall'ingestione. Sicuramente il principio di precauzione e l'etichettatura degli alimenti rappresentano dei validi strumenti per affrontare il controverso problema. E', tuttavia, necessario che aumenti il numero dei dati scientifici a disposizione e soprattutto è necessario evitare che questi, come è avvenuto in passato, siano prodotti dalle stesse multinazionali che producono e commercializzano le sementi trasgeniche. L'ingegneria genetica applicata alle produzioni agrarie potrebbe rappresentare uno strumento utile per fronteggiare le richieste alimentari del pianeta. Tuttavia, tale strumento deve essere gestito in maniera intelligente, evitando, cioè, di commettere errori che possano interferire con il concetto, ormai di gran moda in campo agricolo ed ambientale, di sviluppo sostenibile. (G..M.)