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III COMMISSIONE CONSILIARE, AUDITI DIRETTORE GENERALE DIPARTIMENTO AGRICOLTURA E AMMINISTRATORE ALSIA
18 aprile 2003
Errore di prospettiva pensare di risolvere i problemi dell’agricoltura solo con le risorse del Dipartimento
(ACR) - Secondo il Presidente della Terza Commissione Consiliare Permanente, "Attività Produttive – Territorio – Ambiente", Francesco Mollica, va fatta chiarezza sul numero di tecnici che compongono la graduatoria in possesso del Dipartimento e dell'Alsia. Alle reiterate richieste di spiegazioni in merito non si sono avute risposte, mentre il numero dei tecnici pare aumentare continuamente. E' quindi questa una delle prime domande da rivolgere al dott. Freschi, Dirigente generale dell'Assessorato regionale all'Agricoltura e Sviluppo rurale e al dott. Delfino, Amministratore unico dell'Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura. Questo il prosieguo della seduta della Commissione tenutasi mercoledì 16 aprile 2003. Il consigliere De Filippo ricorda di aver ricevuto in mattinata i documenti relativi ai tipi di interventi che l'Alsia sta ponendo in essere, ai programmi relativi ai territori interni della regione e al modo in cui l'Alsia sta interagendo con i programmi del Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata. Ricorda anche che la Commissione ha audito il dott. D'Agrosa relativamente all'attività di concertazione dell'Alsia, prevista dall'art.4 della legge 29, dal momento che in molti dibattiti pubblici le organizzazioni agricole hanno manifestato gravi carenze in tale direzione. Questo è un primo elemento sul quale riflettere, giacchè la concertazione è un obiettivo fondamentale delle politiche regionali. Vi è poi la costruzione del Piano triennale da parte della Regione che è la prima grande occasione concreta per verificare l'impatto delle normative prodotte e per coordinare i risultati dei tanti incontri tenutisi sul territorio. Il Piano presentato alla Commissione, continua De Filippo, si presenta agile, sintetico ed efficace, ma non individua con precisione dove si concentreranno i servizi di sviluppo agricolo. Non si evince se uno dei principi generali del Piano sia quello che sostiene che i servizi devono sostenere quell'agricoltura che ha, nelle dinamiche territoriali, una velocità inferiore. Le strutture intorno alle quali costruire la nuova politica agricola, secondo la programmazione regionale e comunitaria, sono le Organizzazioni professionali e i Distretti, che in Basilicata hanno grosse difficoltà a decollare. Se la politica agricola regionale si strutturerà intorno a questi due elementi, bisognerà rafforzarli coinvolgendo il mondo agricolo. Da queste prime osservazioni, nasce una domanda, afferma De Filippo: come si colloca un Piano triennale dei servizi nelle dinamiche di questi nuovi elementi dal momento che ad essi appena si accenna nel Piano stesso? Esaminando la parte del Piano che parla della compartecipazione bisogna tenere presente che vi è una grande parte di aziende agricole, soprattutto allocate nelle aree interne, che potrebbero non essere in grado di compartecipare a queste attività di sviluppo. Va quindi, fatta un'attenta riflessione su questo punto, soprattutto se è vero che l'agricoltura va sostenuta anche per la sua incalcolabile funzione di presidio sul territorio. Maggiore chiarezza, continua il consigliere De Filippo, va anche fatta sugli enti che, oltre l'Alsia, dovranno presentare il Piano annuale, sulle funzioni degli osservatori e su chi sarà incaricato di fare il monitoraggio del Piano triennale e di quello annuale. Bisogna poi affrontare con attenzione la questione relativa ai lavoratori per non creare inutili aspettative. Intanto, sembra eccessivo dirottare personale e risorse aggiuntive verso le Organizzazioni professionali che hanno già finanziamenti rivenienti dal vecchio Regolamento, sia per il sostegno della rete commerciale che per l'assunzione di operatori. Sarebbe utile indirizzare un residuo di risorse più consistenti verso attività agricole che non hanno queste opportunità. Chiarezza va anche fatta sul ruolo dell'Apa che è giusto sia sostenuta, come si rileva nel Piano, ma che non può essere considerata un mondo a sé stante. Ancora va specificato, quando si parla di ricerca scientifica, come si scelgono le strutture di ricerca da coinvolgere nei programmi dell'Alsia, per rendere trasparente il meccanismo dell'affidamento degli incarichi. Infine, vanno meglio esplicitate nelle schede finanziarie le risorse destinate alle aree interne della regione e va chiarito se si è tenuto conto del concetto della multifunzionalità nell'attività di bilancio, scelta importante nella politica finanziaria della Regione, ma che dagli atti presentati in Commissione non è quasi tenuta in considerazione. Il Presidente Mollica, rispondendo alla Consigliera Antezza, spiega che il testo all'esame della Commissione è una rielaborazione del Piano precedentemente approvato dalla Giunta. Dopo aver ribadito la necessità di fare chiarezza sul numero dei tecnici inseriti nella graduatoria, rileva l'importanza di affrontare il tema dell'utilità dell'Alsia del quale si è discusso in sede di approvazione di Bilancio. Una attenzione particolare va posta nell'esame del quadro finanziario presentato dall'Agenzia che non è chiaro e nel quale si nota una discrasia tra le cifre riportate e quelle assegnate in sede di Bilancio regionale. Vi sono anche alcuni capitoli che prevedono "azioni" comprese anche nei programmi del Dipartimento e non si capisce perché vi sia questa duplicazione di interventi. Se il quadro finanziario è quello che appare dai documenti presentati alla Commissione, Mollica chiede se sia possibile rideterminare le assegnazioni di fondi, ferma restante la dotazione finanziaria, in modo da assegnare maggiori risorse ai servizi di supporto specialistico. Essendo poi giunta una richiesta dalla organizzazione degli apicoltori di inserire, tra le attività di formazione previste, la consulenza tecnica specifica per la loro attività, sarebbe opportuno che, in sede di stesura del programma annuale, l'Alsia convocasse anche le associazioni interessate al Piano. Altra domanda che si pone il Presidente Mollica ancora è perché si preveda l'eventualità di bandire una selezione per l'assunzione di tecnici dal momento che nel Piano dovrebbero essere già contenute tutte le attività e quindi, non dovrebbe esservi ulteriore bisogno di personale. Altra richiesta è se sia possibile, in caso di necessità, utilizzare parte del personale inserito nella graduatoria prevista dall'art.13 presso altre associazioni come l'Apa, ferma restante la inderogabile necessità che venga fornito un elenco preciso delle persone inserite in quella graduatoria. Va anche presa in considerazione, continua il Presidente, l'opportunità di preparare una proposta di legge per rivedere l'art.13 della legge 29, visto che ha creato molti problemi. Infine, sarebbe utile sapere se la concertazione, prevista dall'art.4 del Piano e che tanta importanza riveste anche in vista degli obiettivi da raggiungere, abbia effettivamente coinvolto il maggior numero di soggetti e in particolare, gli enti gestioni delle aree protette. A parere della Consigliera Antezza, la Commissione si trova ad esaminare una stesura di Piano totalmente diversa da quella precedente. In alcune parti di questo nuovo testo, afferma, vi è un totale stravolgimento della filosofia di quello precedente, come laddove si parla dei poteri affidati all'Alsia e al Dipartimento. L'Assessore dovrebbe quindi spiegare ai Commissari cosa sia in realtà questo nuovo Piano perché se fosse, come pare, completamente diverso dal precedente dovrebbe prima essere riapprovato in Giunta e dopo essere riportato in Commissione. Entrando nel merito, riguardo alla concertazione, la Consigliera chiede se il Piano sia stato sottoposto alla procedura prevista dall'art. 4 e, in caso affermativo, ritiene opportuno che sia portata a conoscenza della Commissione la documentazione prodotta da tale concertazione in occasione della stesura del Piano. Sarebbe poi utile la creazione di una scheda che raffronti le somme riportate nel Piano con quelle inserite nel bilancio triennale e nel bilancio regionale per una maggiore comprensione. Nel Piano non sono stati precisati gli anni ai quali si riferisce il triennio che dovrebbero essere 2004–2006 e non 2002–2004. Se così è, continua Antezza, non si capisce come ha funzionato fino ad oggi l'Alsia, dal momento che questo è il primo Piano triennale che viene sottoposto all'approvazione. Non solo: la legge regionale del 2001, all'art.15, stabiliva che l'Alsia avrebbe dovuto approvare entro i successivi quattro mesi il Piano triennale e, in assenza di questo, un piano annuale che, ai sensi dell'art.17 della legge 29, doveva essere approvato dal Consiglio regionale, tuttavia neanche questo è mai successo. Bisogna poi, fare chiarezza sul personale e sul modo in cui viene utilizzato. L'art.13 della legge 29 detta norme per l'attuazione del Piano per i servizi di sviluppo agricolo e norme tassative per la compilazione della graduatoria del personale, ma non è chiaro come siano stati compilati questi elenchi e se si sia tenuto conto dei diversi profili professionali. Rispetto a quest'ultima affermazione, si dichiara in disaccordo il Presidente Mollica, affermando che l'art. 13, al titolo terzo, elenca i profili e i requisiti che devono avere i lavoratori per entrare a far parte della graduatoria. Il problema, ribatte la Consigliera Antezza, è che l'Alsia, non avendo stilato un Piano, non era in condizione di elencare i profili professionali necessari alle sue esigenze. Inoltre, è importante poter capire quali siano le modalità con cui si procede a stipulare le convenzioni e perché non si evince quanto queste costino, dal momento che non sono inserite in alcuna voce del Bilancio. Si vuole conoscere, continua, a quali risultati ha portato l'utilizzo di questo personale nell'ambito dei progetti ai quali hanno partecipato. Questi progetti poi, dovrebbero ricadere nell'ambito del programma della "buona pratica agricola", ma pare non esista un progetto unitario per lo svolgimento di questo programma. Infine, si vuole conoscere se il servizio è esteso anche alle aree interne della regione. Alla luce di tutto questo, conclude Antezza, si dovrà fare una riflessione principalmente politica. In riferimento alle due stesure del Piano, il dott. Freschi spiega che il secondo è leggermente diverso da quello stilato dalla Giunta, in quanto si sono voluti chiarire passaggi che non erano del tutto espliciti e che indebolivano l'assetto complessivo del Piano, riducendone i momenti di verifica e controllo. Le principali variazioni riguardano il coordinamento dei diversi assetti di servizio che, però, nella qualità non sono variati. Il Piano dal punto di vista dei contenuti è stato stilato tenendo conto delle osservazioni espresse in diverse fasi di concertazione con le organizzazioni professionali, con le cooperative, con gli enti e i soggetti rappresentanti delle aree protette. Gli incontri si sono tenuti alla fine del 2002, nella fase propedeutica alla raccolta dei dati necessari a riempire di contenuti il Piano. Circa l'individuazione dei fruitori dei servizi forniti è evidente che, non essendo il mondo dell'agricoltura uniforme, si è pensato a obiettivi diversi riferibili ai diversi tipi di agricoltura e perseguibili con strumenti diversificati. Esiste infatti, un mondo agricolo che sta sul mercato e un altro i cui risultati economici non sono quantificabili, ma che ha un valore sociale e culturale che non si può trascurare. Il Piano va a incidere su entrambi i macrosistemi con strumenti diversi la cui operatività deve essere dettagliata nei Piani annuali. L'attuale ricaduta operativa delle attività di servizi di sviluppo agricolo è distribuita uniformemente su tutto il territorio, continua il dott. Freschi, non ci sono luoghi privilegiati. Da questo punto di vista, sulla base delle sollecitazioni, l'Agenzia individua la ricaduta economica in termini di impegno finanziario articolato in ambiti territoriali per dare un senso alla concentrazione delle attività programmatiche. Rispondendo ad un quesito del Consigliere De Filippo, il dott. Freschi spiega che i servizi di sviluppo a livello comunitario probabilmente saranno rifinanziati a partire dal 2004 perché la scelta fatta è stata quella di determinare un rafforzamento della domanda dei servizi e della ricerca, ribaltando la pratica del passato che, finanziando soggetti erogatori di servizi, poteva determinare uno scollamento tra le esigenze reali degli utenti destinatari dei servizi e la ricerca. In aggiunta a questo, alcuni servizi di assistenza tecnica aziendale si potevano configurare come aiuti alle imprese e come tali potenzialmente dannosi per la concorrenza. Per soggiacere a specifiche normative comunitarie quindi la Regione si è dotata di una legge che individua la possibilità di sostenere un'attività di assistenza tecnica, facendo leva sul soggetto utilizzatore dei servizi e sulla sua capacità di compartecipazione finanziaria. La platea dei potenziali utilizzatori, secondo un censimento, è piuttosto ridotta per ora. Su circa 85 mila aziende solo 25 mila hanno "dignità" di impresa e di queste, solo sette o otto mila mostrano dinamismo e capacità operativa. Sono queste le aziende che hanno bisogno di servizi, ma considerato che il settore ortofrutticolo, che è il più forte in Basilicata, fa registrare solo un terzo delle aziende agricole concretamente organizzate e quindi, potenzialmente in grado di beneficiare dei progetti operativi finanziati dall'Unione Europea, ciò significa che il mancato stimolo associativo, pur non avendo impatto diretto sul Bilancio regionale, comporta una perdita netta di decine di milioni di euro per la Regione che potrebbero essere investiti per il miglioramento delle produzioni. Quindi, l'Amministrazione regionale deve prioritariamente stimolare la capacità associativa delle imprese. E' un percorso difficile, ammette il dott. Freschi, ma è l'unica possibilità per gli agricoltori lucani per competere nel settore agricolo, considerando anche che vede la nostra regione è svantaggiata sotto molti profili, a partire dalla difficoltà dei trasporti. Pensare di risolvere i problemi dell'agricoltura solo con le risorse del Dipartimento è un errore di prospettiva. Per intervenire significativamente è necessario utilizzare una molteplicità di strumenti. Uno di questi sono i servizi di sviluppo. L'uso delle risorse pubbliche per favorire un sistema privato è legittimato appunto, nel campo dei servizi che si possono erogare anche per avere il controllo sugli interventi comunitari. La "buona pratica agricola" è sicuramente un aspetto centrale dei servizi che necessitano di un approccio di carattere pubblico perché questo sistema diventi un momento di guida e controllo del sistema agricolo. Le uniche due Regioni, in Italia, che hanno ricevuto un riconoscimento comunitario per aver individuato le aree vulnerabili sulle quali applicare specifiche prestazioni con la "buona pratica agricola" e con attività di formazione sono state il Piemonte e la Basilicata. Esiste poi una grande attenzione rivolta alle aree interne nelle quali storicamente l'attività è stata sviluppata in gran parte dalle Apa e questa si evidenzia dal modo in cui sono stati ripartiti i finanziamenti, collocando tutte le risorse in un'unica tabella. Comunque le tabelle saranno stilate in modo da essere più chiare e dettagliate. Per i quesiti relativi al personale, il dott. Freschi spiega che inizialmente vi era un elenco che comprendeva 45 nominativi. In seguito sono stati aggiunti altri 10 operatori che avevano i requisiti previsti dalla legge. Per altri tre si stanno facendo delle verifiche in quanto la norma lascia spazio a dubbi interpretativi. A tal fine, suggerisce, si dovrebbe metter mano ad una ridefinizione della stessa norma. Il primo elenco di personale, interviene il dott. Delfino, è stato stilato con un delibera dell'Amministratore dell'Alsia datata 8 marzo 2002. I fascicoli riguardanti gli aventi diritto però, non sono in possesso dell'Azienda in quanto questi sono pagati con finanziamenti della Comunità europea e quindi dal Dipartimento. Questo elenco di 45 persone è quello in possesso dell'Alsia ancora oggi. Con comunicazioni successive altri lavoratori hanno dimostrato di essere in possesso dei requisiti per essere ammessi nella graduatoria e ci sono stati dei tecnici che si sono autosegnalati perché in passato hanno fatto parte di associazioni interaziendali. Ad oggi, andrebbe fatta una verifica per stabilire il numero esatto degli aventi diritto. La Consigliera Antezza ribadisce che non si evince da tutto questo se l'elenco è definitivo e il dott. Freschi risponde che, in effetti, non è possibile essere precisi se non si trova il modo di chiudere, con una formula giuridicamente corretta, la suddetta graduatoria. Chiede ancora, la Consigliera Antezza, se per la formazione della graduatoria si è pubblicizzato un bando, se tutti i cittadini in possesso dei requisiti sono stati messi in condizione di presentare domanda di inserimento nella graduatoria, se è stata fatta una distinzione in base ai titoli dei partecipanti o ai profili professionali. L'elenco parla di tecnici "formati ai sensi del Regolamento comunitario 2328" risponde il dott. Delfino. Questi tecnici venivano automaticamente riconosciuti "tecnici agricoli" se erano in possesso di un determinato titolo di studio (perito agrario, agronomo o veterinario) o se avevano frequentato con successo un corso di formazione. Per quest'ultima ragione nella graduatoria ci sono persone in possesso di titoli di studio non attinenti alla materia, ma questi avendo frequentato il corso sono stati riconosciuti "tecnici agricoli" ai sensi del Regolamento 2328. L'Alsia, dopo aver ricevuto l'elenco dal Dipartimento, ha compiuto diversi accertamenti arrivando ad escludere coloro i quali svolgevano quest'attività come secondo lavoro. Tutti coloro che sono nell'elenco oggi, hanno i requisiti richiesti dal Regolamento 950 e dal 2328 e fino a che la questione non sarà chiarita, la graduatoria resta bloccata. Il consigliere De Filippo chiede che i funzionari diano risposta ai molteplici interrogativi posti loro in apertura di seduta e alla collega Antezza fa notare che il problema dell'accertamento del numero dei lavoratori in graduatoria non è sicuramente il più importante da risolvere. Il dott. Freschi riprende quindi il discorso sul Piano affermando che una delle sue caratteristiche è quella di separare gli interventi, concentrandosi sui settori più deboli. Lo fa, ad esempio, riferendosi ai Distretti, che sono una modalità di aggregazione degli imprenditori ed identificando in questi i soggetti istituzionalmente abilitati al colloquio con l'amministrazione. E' evidente, continua, che la Regione è interessata a sostenere questa progettualità che esprime il mondo imprenditoriale, così come accade nel settore industriale, ma questo è possibile solo laddove ci sono le condizioni. A suo parere sono due le aree provviste della necessaria caratterizzazione per la nascita di un distretto: il Vulture per la produzione dell'Aglianico e la fascia Metapontina per l'ortofrutta. Vi è poi, un'altra possibilità di distretto rurale, più che agricolo, nelle aree interne della regione. Sicuramente la distrettualizzazione non è una codificazione amministrativa, non si può pensare di codificare i comportamenti degli imprenditori. Riguardo al Piano annuale redatto dall'Alsia è un atto nel quale confluiscono le esigenze di tutti i soggetti erogatori di servizi sul territorio regionale. L'Alsia quindi, in qualità di soggetto di servizio strumentale al Dipartimento, raccoglie le informazione per poi eseguire il monitoraggio dei risultati che è un momento molto importante. Le operazioni di valutazione successiva al monitoraggio poi, sono affidate a soggetti indipendenti per evitare che il soggetto finanziatore dell'iniziativa sia anche il valutatore. Insomma, l'Alsia è il soggetto che raccoglie tutte le informazioni stilando poi un unico Piano annuale di attuazione. Anche se dal Piano non si evince chiaramente tutto questo, interviene il Consigliere De Filippo, è chiara che è una scelta forte in termini politici e che osa in termini normativi, demandando ad una componente strutturale del sistema di servizi di sviluppo agricolo il compito di raccogliere i risultati delle attività di tutti gli altri enti. I contenuti tecnici e gli obiettivi che i singoli soggetti devono conseguire, aggiunge ancora il dott. Freschi, sono comunque dettati dal Dipartimento. L'Alsia non ha potestà decisionale in termini di allocazione delle risorse ma svolge un'attività di servizio per segnalare un corretto andamento delle attività. Alla base di questa scelta c'è un ragionamento complessivo secondo il quale l'Alsia, in quanto agenzia strumentale della Regione, è la Regione. La separazione tra i due soggetti non deve esistere concettualmente, se non per le funzioni attribuite a ciascun organismo. Le funzioni di controllo della Regione trovano attuazione per mezzo dell'Agenzia e questo anche per snellire i procedimenti. Il Consigliere De Filippo, rispetto alla compartecipazione, affermava che alcuni soggetti dovrebbero pagare in toto i servizi di cui usufruiscono ed altri no. Effettivamente nella nostra regione vi sono aree in cui la funzione di carattere sociale dell'agricoltura è più rilevante rispetto a quella di carattere economico e quindi, il sostegno dovrebbe essere modificato dal punto di vista dei contenuti, diventando un aiuto nell'ambito dello sviluppo rurale di aree svantaggiate rispetto ad altre. Sulla bontà dei servizi erogati dai tecnici attualmente in servizio presso l'Alsia non ci sono dati precisi. Si può solo notare che la risposta delle aree interne è positiva e i servizi vengono richiesti. Nelle aree ricche probabilmente si preferirebbe l'autogestione delle risorse destinate ai servizi di sviluppo ma non è stata registrata alcuna preclusione a servirsi di questi tecnici. Con il presente Piano annuale, continua il dott. Freschi, si è in un momento di transizione. Nel passato si identificavano i soggetti erogatori di servizi e si predisponevano le risorse. Ora si cominciano a collocare le risorse rispetto alle esigenze. Il Piano triennale serve per dare un orientamento, per calibrare meglio gli interventi. Per questo è indispensabile agire con urgenza in modo da dare risposte ai soggetti che operano ancora secondo le vecchie modalità della preallocazione delle risorse, sia pure con indicazioni che prevedono l'apertura di un tavolo bilaterale per verificare i risultati e rimodulare il Piano in corso d'opera. Infine, ammette la necessità della riscrittura di alcune tabelle per consentire una migliore lettura della quantificazione delle risorse destinate alle attività multifunzionali. Tutta l'attività va vista in termini di servizi specialistici, interviene il dott. Delfino. Su questi si basa principalmente il protocollo di "buona pratica agricola" e sono attività che necessitano di una progettazione che non può essere lasciata ai singoli. Questo protocollo adottato dalla Regione Basilicata, spiega, rappresenta un'innovazione tant'è che verrà candidato come progetto capofila a livello nazionale. Attualmente con l'impiego dei Collaboratori Coordinati e Continuativi nelle aree intensive agricole si stanno erogando esclusivamente servizi legati alla "buona pratica agricola". Sono servizi che richiedono un know-how esterno e si concentrano essenzialmente nelle aree irrigue. Per questo nel Metapontino si concentra una spesa cospicua che è legata all'esigenza della ricerca effettuata dall'Università e da Metapontum Agrobios. Nelle aree interne, invece, si concentra un'agricoltura di qualità e già da oggi si stanno attivando progetti che riguardano la valorizzazione di prodotti tipici. In atto ve ne sono una quindicina, che aggregano produttori e che hanno come scopo la certificazione del prodotto, dato il fatto che si avvicinano le scadenze del 2005 legate a questo tipo di obbligo e, in Basilicata, siamo molto indietro. Nella Valle del Sauro c'è un progetto per la valorizzazione dell'olio, mentre è stato siglato un accordo con la Comunità Montana Basso Sinni per la valorizzazione delle arance e del percoco di Tursi. Si è poi creato il consorzio per la tutela del miele in accordo con le associazione degli apicoltori. Sono tutte iniziative che si finanziano con il programma "agricoltura e qualità". Sia per l'erogazione dei servizi specialistici che per i progetti rivolti alla certificazione dei prodotti tipici, viene chiesto il cofinanziamento agli enti locali per cui la Regione non impegna grosse cifre. Quello che si attiva, in definitiva, è il modello organizzativo. Se poi, da queste attività ci dovesse essere un ritorno economico per le aziende, queste potrebbero contribuire a coprire i costi del servizio che viene erogato. Oggi, il problema maggiore è il fermo forzato di questi tecnici perché tutte queste attività necessitano di monitoraggio continuo. Tant'è che alcuni di loro, anche contravvenendo alle nostre direttive, stanno continuando a lavorare senza alcuna copertura assicurativa. Passando al rapporto tra istituti di ricerca e aziende, in passato era regolato da rapporti personali neanche supportati da atti amministrativi. Da quest'anno le cose sono cambiate. A parte quei progetti che si stanno concludendo, l'Alsia ha attivato un Comitato scientifico chiedendo di includere tra i componenti anche la Preside della Facoltà di Agraria dell'Università della Basilicata. Si sono definite, in accordo con il Dipartimento, le esigenze e si è valutata l'offerta di ricerca dell'Università su tre o quattro progetti. Si sono quindi attivate delle convenzioni, ma non legate alla fatturazione delle prestazioni erogate, bensì ai risultati ottenuti. Quindi l'Alsia non investe più nella ricerca ma chiede prestazioni all'Università quando ne ha necessità. Se l'Alsia avesse dovuto funzionare solo a seguito della redazione del Piano in questi due anni sarebbe stata paralizzata, continua Delfino. Fino ad oggi, quindi, ci si è ispirati alle indicazioni che venivano dalla Conferenza regionale sull'Agricoltura e dal POR, cioè "buona pratica agricola" nelle zone forti e progetti di sviluppo dei prodotti tipici nelle aree interne. I ritorni di questi investimenti sono ottimi. Da ultimo c'è da lamentare uno scarso coordinamento in alcuni settori e su questo si dovrà lavorare perché tutte le strutture presenti sul territorio interagiscano tra loro. In chiusura di seduta, il Presidente Mollica, chiede che vengano mandati alla Commissione tutti gli atti richiesti nel corso della seduta.