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LA BIBBIA: SIGNIFICATO E DIFFERENZIAZIONI ANCHE IN BASILICATA
06 giugno 2003
(ACR) - La presenza religiosa in Basilicata è sostanzialmente una presenza concernente le diverse forme del Cristianesimo. Sono assenti, dal territorio lucano, Sinagoghe e Moschee perchè solo nell'ultimo decennio si è avuto in loco l'afflusso, limitato, di gente per la maggior parte musulmana. Per quel che concerne le proporzioni dei fedeli bisogna dire che sono in prevalenza Cattolico Romani, mentre in percentuale minore sono presenti anche protestanti nelle diverse forme, soprattutto nel materano. L'obiettivo è quello di fornire indicazioni sul perchè il testo sacro ha preso il nome di Bibbia. Certamente è risaputo che il mondo cristiano non rappresenta un fronte unico, ma al suo interno è diviso in svariate denominazioni che possiamo raggruppare in due filoni principali, ovvero i Cristiani Cattolici ed i Cristiani Protestanti, i quali a seconda del caso, per le loro funzioni religiose, usano una delle numerose versioni esistenti, le quali tutto sommato hanno un linguaggio pressochè identico, se non per alcune differenze. La differenza più marcata consiste nel fatto che le Bibbie usate dai Cattolici hanno sette libri in più rispetto a quelle usate dai protestanti. La Bibbia Cattolica, infatti, comprende tutti i libri che si trovano nella Bibbia protestante ed in più ne aggiunge altri che sono chiamati Deuterocanonici, o del secondo canone, aggiunti nel Concilio di Trento (1545-1563) dal Papa. I libri aggiunti sono anche noti con il nome di Apocrifo che vuol dire nascosto. Detto questo ricordiamo che la Bibbia risulta composta da sessantasei libri, quella protestante, e da settantatre quella cattolica, ma in ambedue i casi risulta divisa in due blocchi separati: ll Vecchio Testamento e il Nuovo Testamento. L'apostolo Paolo, che si trovava in prigione a Roma, scrisse a Timoteo: "...Quando verrai, porta il mantello che ho lasciato a Troas da Carpo, e i libri..."(II Timoteo 4:13). Il termine greco che Paolo impiega per indicare i libri è interessante e denota innanzitutto il materiale di cui erano fatti tali documenti. Il termine per indicare "libro" è biblion. Un biblion era più esattamente un rotolo di papiro o byblus, una pianta erbacea dagli alti fusti a canna, che cresce lungo i corsi d'acqua o ai bordi delle paludi o in posti simili, il cui midollo interno veniva estratto ed essiccato in strisce piatte. Quando queste strisce erano essiccate, venivano disposte fianco a fianco, fino a formare uno strato, su cui ne veniva posto un altro in posizione incrociata, poi i due strati venivano incollati insieme. Il risultato era una specie di foglio su cui scrivere. Molti di questi fogli potevano essere uniti uno all'altro per i bordi e formare così una lunga striscia che veniva poi avvolta su un apposito supporto chiamato in greco biblos o biblion. Il termine deriva da uno dei nomi della pianta stessa, byblus, che a sua volta si riferiva a una città della Fenicia conosciuta dai Greci come Byblos , il suo nome fenicio era Gebal o Ghebal e i suoi abitanti erano chiamati Gebaliti o Ghebaliti. La forma biblion è in realtà, un diminiutivo di biblos. Nel nuovo testamento biblion significa semplicemente "rotolo" o "libro". Quando è richiesto un termine diminiutivo, come per il libretto che l'apostolo Giovanni mangia in Apocalisse 10:9, la forma usata è biblaridion. Di fatto è da biblion che deriva la parola "Bibbia". Il plurale di biblion è biblia, e l'intera raccolta dei libri dell' Antico e del Nuovo Testamento finì per essere conosciuta dai cristiani di lingua greca come ta Biblia, ovvero "i libri". I cristiani di lingua latina adottarono la parola biblia considerandola un sostantivo singolare e dall'accezione latina viene la parola italiana "Bibbia", o forme simili nelle altre lingue. Di particolare interesse sarebbe anche parlare delle pergamene che vengono indicate dall'apostolo nel prosieguo del verso di II Timoteo ma per ragioni di sintesi tralasceremo il tutto. (g.c.)