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ALABIO, NUOVA ASSOCIAZIONE BIOLOGICA IN BASILICATA

07 giugno 2003

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(ACR) - Uno dei temi di tendenza più attuali nell'ambito agro-alimentare è rappresentato dal cibo biologico. Basta fare un giro nei supermercati per trovare, accanto al reparto degli alimenti "tradizionali", quelli che espongono prodotti derivanti da agricoltura biologica. Viene quasi spontaneo, del tutto "naturale", pensare che il prodotto biologico faccia rima con buono e salutare e che sia sinonimo di garanzia per il consumatore. Il più delle volte è così; la differenza si avverte e si vede e questo a prescindere dalla certificazione di qualità. Gli standard qualitativi della vita sono aumentati di pari passo con la percezione culturale che il consumatore ha del cibo. Una buona fetta di italiani intervistati dichiara, infatti, che sceglie, sebbene spenda di più, di mangiare biologico per riscoprire gli antichi sapori mediterranei e per una questione strettamente salutare. Questi sono stati i presupposti con cui si è avviata la discussione, tenutasi in occasione del battesimo per la nascita dell'associazione ALABIO. Come ribadito dal presidente Manfredelli e dai relatori presenti, il vice presidente CIA di Basilicata Distefano, il medico igenista Muscillo, il prof. Dell'Università di Basilicata Bove, il rappresentante dell'ACU ONLUS Lovelli ed alla presenza del presidente nazionale Aci D'Eramo e dell'assessore regionale all'agricoltura Salvatore, l'associazione si pone due obiettivi principali. Il primo è quello di venire incontro dimezzando lo iato esistente tra il mondo dei produttori e quello dei consumatori. L'altro, in sinergia con le politiche rurali, di consolidare i processi di sviluppo territoriale lucano in rapporto con la giungla del mondo degli scambi economici. Durante l'incontro si è palesata, appunto, la difficoltà di comprendere le strategie più efficaci, per produttori e aziende biologiche, di districarsi nel mercato di questo tipo. La tipicità, intesa come valore importante ai fini del piazzamento sul mercato del cibo biologico, da sola non basta, tanto che non si riesce a gestire ed aumentare il suo potere contrattuale. La scienza e la tecnologia odierna permettono, infatti, come ha spiegato il prof. Bove, di realizzare un prodotto biologico qualitativamente migliore, rispetto al "tradizionale", con il 30% in meno di sostanze di scarto e senza l'ausilio di sostanze chimiche. La difficoltà principale, tanto che si è parlato di "controesodo" dal biologico, riguarda il soggetto produttore che, in mancanza di sostegno economico e scientifico, è impossibilitato ad intervenire con professionalità. Gli elementi base del biologico, infatti, non possono prescindere dal legame con il territorio e dal rispetto dell'animale e dell'uomo. Nel caso specifico la Basilicata, terra ad elezione rurale, con circa il 40% di territorio montano ed ampie zone faunistiche di notevole pregio, risulta essere vincente perché possiede "naturalmente" quel valore aggiunto richiesto dal business del biologico. Dall'incontro è emersa la validità di una simile iniziativa. L'istituzione dell'ALABIO, che accorpa in sé altri cinque settori, quello dell'ovicoltura, dei caseifici, dell'olivicoltura, dell'agricoltura e dei prodotti di fattoria, diventa, così, un modo per sostenere e promuovere la corposa e gustosa vetrina agro-alimentare lucana. (L.L)

Redazione Consiglio Informa

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