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LA SECONDA STAGIONE ARTISTICA DI ANTONIETTA ACIERNO

25 giugno 2003

I frammenti dialettici della sua arte

© 2013 - acierno.jpg

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(ACR) - Nella suggestiva cornice della Cappella dei Celestini di Palazzo Loffredo sono in mostra, fino al 29 giugno, i dipinti della pittrice potentina Antonietta Acierno Pellettieri. Insegnante di lettere ha seguito con successo le orme dello zio materno Vito Di Giorgio, pittore e scultore che ha lavorato in Argentina e in Italia. Artista schiva e appartata, ma dai molteplici interessi culturali la Acierno vanta collaborazioni con le riviste "Choros", "Libri" e "Leukanikà". Nel 1983 ha creato un laboratorio sperimentale di pittura per ragazzi basato sulle ricerche di Arno Stern, con integrazioni sperimentali metodologiche realizzate di concerto con lo psicologo Emanuele Nutile. I risultati di questa esperienza, terminata nel 1987, sono raccolti in un saggio. Dal 1998 fa parte della giuria del Premio Letterario Basilicata nella sezione saggistica. Tra il 2000 e il 2002 ha svolto attività di arte-terapeuta presso il "centro per i disturbi d'ansia e del comportamento alimentare" dell'Ospedale San Carlo di Potenza. Ha esposto in numerose città sia italiane (Napoli, Bologna, Firenze, Roma) che straniere (Stoccarda, New York). Le tele in esposizione realizzate tra il 2001 e il 2003 con tecnica mista (tempera, acrilico, gesso e smalto) appartengono, secondo il giudizio del professore Giuseppe Pizzuti, ad una seconda stagione artistica della pittrice che sembra essere giunta ad una riconciliazione con se stessa e con la vita. Se nei dipinti realizzati precedentemente si avvertiva "una forma di dissociazione con se stessa e con la vita, vissuta come ostile, negatrice e sfuggente a ogni tentativo di riconduzione a un senso, a una logica", ora sebbene "la vita appaia sempre piena di anacoluti, di abissi, di cieli neri, non è più denunziata come enigma indecifrabile". Un turbinio di colori freddi e caldi che si mescolano e si confondono tra loro per diventare aria, fuoco, vento, magma, ruscello, microcosmo, infinito, assenza. La pittura, attraverso l'uso di una duttile e vigorosa tavolozza cromatica, diventa una forma di comunicazione dell'artista con il mondo. Non a caso nelle tele è assente la figura umana, è il trionfo delle forze della natura vista come imperiosa e indomabile. Lo sguardo si perde nell'infinito gioco di linee e pennellate di colore e si spazia con la mente e con l'animo. E allora chi osserva i dipinti si estrania per un attimo, si rifugia in un'altra esistenza e si fonde con la natura per raggiungere una sorta di catarsi interiore. I toni brillanti e carichi, ma al tempo stesso spenti e freddi nascondono passioni, sentimenti e sensazioni che danno forma e consistenza alla vita. Tante sono le chiavi di lettura delle sue opere che, da un lato inducono ad una profonda riflessione sulle infinite e molteplici sfaccettature dell'esistenza, dall'altro offrono già una risposta: basta ammirarle. (A.D.S.)

Redazione Consiglio Informa

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