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Istruzione e formazione professionale: due facce di una stessa medaglia
17 settembre 2003
(ACR) - Settembre è, per molti, sinonimo di vacanze terminate, inizio della stagione autunnale e ripresa delle varie attività scolastiche e di studio. In diversi istituti italiani, infatti, la campanella è già suonata l'11 settembre. I primi studenti, a ritornare sui banchi di scuola, sono stati i lombardi insieme a veneti, campani, umbri e molisani. Il 16 hanno fatto lezione, invece, i liguri, il 18 i pugliesi mentre, calabresi e siciliani potranno godere ancora, fino al 26, di qualche giornata extra di vacanza. In Basilicata le scuole hanno riaperto i battenti il 15 dopo una calda "anomala" pausa estiva. L'anno scolastico che ha appena preso le mosse si prospetta ricco di novità, di iniziative e dei soliti immancabili problemi, di ordine pratico, che attanagliano l'apparato scolastico nazionale. Solo per dare un quadro della situazione particolare della Basilicata, dall'analisi logistica degli istituti scolastici regionali, è emersa la mancanza di circa 200 aule che crea un evidente disagio per più di 6.000 studenti. I dati indicano, inoltre, che esiste un alto tasso di abbandono scolastico, che l'agibilità degli istituti non è ancora al cento per cento e, come se non bastasse, in una realtà in cui c'é bisogno di un apparato docente competente, si dibatte ancora sulla condizione dei precari in perenne attesa di assunzione. Lo scorso inverno si è partiti con la rivoluzione dell'università attraverso la dibattuta riforma progettata dal ministro dell'istruzione Letizia Moratti che ha decretato l'abbreviamento della durata dei corsi con la formula, più facile a dirsi che ad attuarsi, del 3+2 e l'introduzione di numerose nuove lauree brevi. La modifica dell'ordinamento universitario non è stato, però, intenso come evento isolato, tanto è vero che esso si inserisce in un più ampio quadro di trasformazioni rivolte alle scuole di ogni ordine e grado. Gli obiettivi dei vari decreti di attuazione della riforma Moratti ( la legge del 28 marzo 2003, n. 53 sulla "Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale") sono indirizzati verso molteplici prospettive di svecchiamento dell'apparato scolastico. Innanzitutto, lo scopo principe della riforma risiede nell'intento di rinnovamento dell'istruzione, dei processi didattici di insegnamento e di veicolazione del sapere già a partire dalla scuola primaria. In tal senso, al ministero stanno, infatti, perfezionando la neonata bozza del disegno di legge sulla riforma del primo ciclo scolastico che stanzia un cospicuo finanziamento di 8.320 milioni di euro, dilazionati in cinque anni, fino al 2008 alle scuole dell'obbligo. La legge prevede, inoltre, dal punto di vista strettamente didattico, l'insegnamento generalizzato, fin dalle elementari, dell'inglese, di una seconda lingua europea e dell'informatica: discipline importanti per i giovani che si affacciano verso un mondo multi- linguistico ed altamente tecnologizzato. Secondo il parere del Ministro è importante dare spazio alle discipline "moderne" come l'informatica; si rende, pertanto, indispensabile l'uso del computer in ogni scuola per facilitare l'accesso, da parte degli studenti, alle informazioni globali. Lo scopo dichiarato è quello di promuovere l'indipendenza del sapere, la progettazione e la creatività del singolo studente nel suo divenire protagonista dell'evento culturale ed autonomo imprenditore di se stesso. Un'altra prospettiva della riforma riguarda il processo di assegnazione dei poteri e delle competenze a Regioni e scuole. Le prime rappresentano i responsabili del potere legislativo in materia di istruzione e formazione professionale mentre le scuole dovrebbero figurarsi come vere autonomie funzionali. Che si vada verso una eclatante autonomia e dinamicità scolastica non è, del resto, una eventualità irrealizzabile nonostante che il modello di spartizione delle competenze Stato- Regioni, così come si viene determinando dal Titolo V della Costituzione e dalla legge 59/97, lascia aperte falle e problematiche consistenti di vario genere. In particolare, ad esempio, un ambito specifico dell'istruzione, ovvero quello della formazione professionale necessita di maggiore attenzione e rivalutazione. La proposta per l'istituzione dell'ente di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) avanzata all'interno della riforma scolastica, intende favorire, appunto, l'orientamento e la specifica preparazione sia culturale che professionale dell'allievo nel riconoscimento della pari dignità che intercorre tra istruzione e formazione professionale. Una delle ragioni che incentivano l'istituzione di questo ente risiede, effettivamente, nell'esigenza di dare concrete prospettive, nonché sostegno e supporto ai tanti giovani che, durante o alla fine del loro corso di studio, non riescano a tradurre le loro competenze culturali in un impegno professionale che li gratifichi e sia consono alle proprie potenzialità. Il convegno tenutosi nella splendida cornice di Maratea su "Il sistema dell'istruzione e formazione professionale nel contesto della riforma. Significato e percorsi.", promosso dal CIOFS- FP , dagli Enti di Forma e patrocinato dalla Regione Basilicata, dalla Provincia di Potenza e dai Comuni di Brienza e Maratea, ha rappresentato l'occasione per una riflessione più profonda per quanto concerne i contenuti che la riforma mette in atto nello specifico settore della Formazione Professionale. Il seminario ha fatto il punto sulle metodologie formative (didattica attiva, apprendimento dall'esperienza) e sulle tecniche di valutazione autentica, cioè corrispondenti alle reali conoscenze sviluppate dagli allievi durante il processo di apprendimento e di formazione professionale. Si è parlato, inoltre, di alternanza formativa come di una metodologia che accorpa attività formative di aula, di laboratorio e di organizzazione di lavoro e di impresa nell'intento programmato di fare dell'esperienza formativa un percorso unico e continuo rispettoso della centralità e della formazione olistica dell'allievo. Il ruolo ed il compito che gli attori in gioco (la scuola e gli organismi di formazione) devono assumere è, di conseguenza, considerevole perché non attiene unicamente alla progettazione, al monitoraggio ed alla verifica costante del processo formativo ma è, altresì, responsabile della crescita e dell'inserimento professionale dei giovani. L'articolo primo della legge n. 53 parla chiaro in tal senso. Bisogna, infatti, cercare ed impegnarsi il più possibile di "favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro di cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia scolastica". (L.L)