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"I Democratici" discutono della riforma pensionistica
13 ottobre 2003
Pubblico dibattito promosso dal Capogruppo dell’Asinello in Consiglio Regionale, Adeltina Salierno
(ACR) - "In pensione ad 80 anni" non è soltanto il titolo del convegno svoltosi a Tricarico venerdì 10 ottobre, è anche l'apertura di un articolo apparso sul settimanale "Il Mondo" e riferito alla situazione in America. Lo ha ricordato l'onorevole Salvatore Adduce intervenuto all'incontro insieme al senatore Giampaolo D'Andrea, ai segretari provinciali della CGIL, CISL e UIL e alla consigliera regionale Adeltina Salierno, che ha presieduto e coordinato i lavori. Il problema dell'adeguamento delle pensioni alle mutate condizioni demografiche, esiste, ha sostenuto la Salierno e la legge Dini, del 1995, andava in quella direzione. Questa riforma, invece, si attua senza la concertazione delle parti sociali. Quella del Governo, ha proseguito, è una manovra che non può essere slegata dalle questioni lavoro, famiglia, credito, è una manovra non urgente (si poteva attendere la verifica programmata per il 2005) e indurrà migliaia di persone a pensionarsi, determinando, così, un immediato aggravio del bilancio pubblico. In questo quadro saranno i giovani ad essere penalizzati, quelli del Sud in particolare, considerando che spesso a 30-35 anni sono ancora in cerca di prima occupazione. Infatti, il previsto requisito dei 40 anni di contributi o i 65 anni di età, sarà irraggiungibile per questi giovani se non cambierà l'attuale sistema di precarietà e di decontribuzione e non si modificherà la recente legge 30 sul mercato del lavoro. I Democratici, ha aggiunto la Salierno, e i componenti della Margherita si aspettano dal Governo un confronto effettivo per fissare delle priorità negli interventi, per potenziare la previdenza complementare, poiché l'attuale proposta è iniqua e provoca effetti diseguali su vari gruppi di persone. Anche per Cotugno, Segretario provinciale della CGIL, ci sono temi quali, la sanità, la scuola e il lavoro, quindi le pensioni, che vanno affrontati unitamente, non in maniera scollegata. Bisognava partire dalla legge Dini, ha affermato il sindacalista, prima riforma attuata in Europa, che prevedeva, in maniera strategica, la verifica dei conti dell'INPS, compresa la separazione tra previdenza e assistenza, l'attivazione dei fondi integrativi previdenziali e l'indicazione puntuale dei lavori usuranti. "Non si risolvono i problemi dello Stato togliendo i soldi ai lavoratori" - ha dichiarato il sindacalista – "Si risolvono affrontando la questione dello sviluppo". Ha poi concluso evidenziando il grave rischio della decontribuzione e dell'introduzione della legge 30 che ha reso ancora più precario il mercato del lavoro ed abbassato al 14% le aliquote contributive da versare ai giovani assunti, sollevando le aziende dal versare il dovuto per i primi 3 anni di assunzione. Rispondendo alla domanda della Salierno che chiedeva come mai la CISL, precedentemente "morbida" nei confronti del Governo, sulla questione pensioni è stata irremovibile, Amatulli, Segretario provinciale della CISL appunto, ha dichiarato che il Governo non solo ha rifiutato il confronto ma ha disatteso gli impegni sottoscritti con il "Patto per l'Italia". Anch'egli ribadisce la validità della legge Dini, quale migliore sintesi per ricercare un equilibrio nel sistema pensionistico del Paese, attraverso la gradualità della riforma, senza stravolgimenti e finalizzata ad ottenere il rientro della spesa previdenziale. Amatulli ha poi indicato nella creazione di un sistema di contabilità omogenea, con gli altri Paesi della Unione Europea, la strada per avere un quadro chiaro dell'incidenza delle pensioni sul pubblico bilancio e nella lotta "seria" all'evasione fiscale, una delle modalità per rimpinguare le casse dello Stato. "Bisogna avere il coraggio di gestire la flessibilità del lavoro – ha poi concluso l'esponente sindacale – non certo con la legge 30, ma attraverso la rimodulazione delle aliquote contributive e, in generale, prestando la dovuta attenzione alle modalità occupazionali dei lavoratori atipici". "Siamo dinanzi a provvedimenti frammentari e disarticolati – ha sostenuto Coppola. Segretario provinciale della UIL – e la riforma del sistema pensionistico non e' impellente, essendo l'Italia l'unico Paese della UE ad aver introdotto all'interno dell'impianto previdenziale, modifiche strutturali già dal 1992". Obiettivo del Governo, per Coppola, è quello di "far cassa" e per questa ragione sarebbe pronto a disattendere gli impegni sottoscritti con le parti sociali, come ha fatto con i lavoratori dell'amianto a cui è stato negato il diritto di andare in pensione anticipatamente. L'Europa, ha proseguito, non chiede, come sostiene il Governo, sacrifici ai lavoratori, anzi, vuole tutela per i lavoratori atipici, la gestione corretta della flessibilità, l' abbattimento del lavoro nero e l'attuazione della previdenza integrativa. Anche il CNA, ha riferito la consigliera regionale Salierno, con un comunicato, ha tenuto a sottolineare l'intempestività della manovra che danneggia anche le piccole e medie imprese. E' una riforma giudicata dagli artigiani pregiudizievole, che danneggia tutti e che determinerà un inasprimento del clima di conflittualità sociale. Il prolungamento delle attività dei lavoratori all'interno delle aziende impedirà alle stesse di accedere alle agevolazioni finanziarie, rendendo inoltre difficile l'organizzazione del lavoro e la gestione del personale in condizioni di impegno fisico. Nel suo intervento, il senatore Giampaolo D'Andrea, ha riportato le ripercussioni in ambito europeo della preannunciata riforma, riferendo che non sono particolarmente soddisfatti né la Banca Europea né il Fondo Monetario internazionale, organi di controllo bancario e finanziario, per una manovra non concertata con le parti sociali. L'insieme dei provvedimenti ipotizzati dal Governo sono, per il senatore, incoerenti ed ibridi, misure di risparmio che privilegiano gli effetti immediati e non quelli duraturi, in un quadro che non tiene presente l'intera riforma del welfare. Un atto premeditato, ha aggiunto D'Andrea, che pur non toccando i segmenti dell'elettorato del centro destra, non ne raccoglie i consensi se la stessa Confindustria dichiara che nei provvedimenti del Governo non c'e' né rigore, né sviluppo. A parere dell'onorevole Salvatore Adduce, devono essere proprio i pensionati e i lavoratori in attività ad interessarsi della riforma previdenziale perché sono i cittadini che meglio possono interpretare gli effetti negativi di questa manovra; una misura contraddittoria, che da una parte agevola le assunzioni dei giovani attraverso sgravi fiscali alle aziende, dall'altro fissa a 65 anni l'età pensionabile. Inoltre, ha proseguito il parlamentare, non si capisce come gli organismi europei, BCE e Fondo Monetario, possano esprimere pareri sulla riforma se questa ancora non esiste, non c'e', infatti, nessun atto ufficiale presentato al Parlamento italiano, si dibatte su "un annuncio televisivo". Non c'e', ha concluso Adduce, un problema pensioni, esiste un'emergenza dei conti pubblici, non frenata nemmeno dai condoni che hanno, invece, determinato un irresponsabile abusivismo con conseguente distruzione dell'ambiente. (L.T.)