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PREMIO 'UNVERSUM', TRENTESIMA EDIZIONE
16 ottobre 2003
(ACR) - Come ormai accade da trent'anni, si è svolto a Potenza la cerimonia di assegnazione dei Premi Universum: un appuntamento di grande interesse culturale che riscuote il consenso comune per la sua connotazione profondamente sociale ed umana. I premi Universum, infatti, vengono assegnati a personalità di spicco della società come riconoscimento per il loro impegno civile. L'edizione del 2003 si è felicemente innestata in una serie di iniziative promosse dalla Regione Basilicata e dagli altri Enti locali, tra le quali la recente assegnazione della laurea honoris causa in lettere e filosofia al maestro Claudio Abbado da parte dell'Università degli Studi della Basilicata. Dinnanzi ad un folto pubblico ed alla presenza di autorità politiche, religiose e militari, hanno ricevuto l'ambito premio il dottore Franco Mandelli, direttore del centro di Ematologia dell'Università "La Sapienza" di Roma, Don Pierino Gelmini per l'impegno civile, l'UNICEF per la solidarietà e l'impegno profusi in favore dei bambini e delle classi sociali più disagiate e Marcello Veneziani per la comunicazione. Ognuno dei premiati si è contraddistinto, ciascuno nel proprio ambito professionale, per la loro carica di umanità e per i risultati raggiunti attraverso le loro ricerche e sperimentazioni. E' il caso del dottor Mandelli, un ingegnere mancato per il grande amore verso la medicina. Egli ha testimoniato la sua esperienza di medico, ricordando il caso di una giovane ragazza morta di leucemia. L'esperienza della malattia e della sofferenza- ha spiegato- è stata decisiva per la creazione delle associazioni GINEMA, ovvero di sedi regionali diffuse in tutta Italia che si occupano di coloro che sono colpiti da leucemia. Queste sedi sono una garanzia, sia per i pazienti che per i medici, in quanto si può essere certi di usufruire, ovunque ci si rechi di uno stesso protocollo di cura. "La salute è un valore importante - ha continuato Mandelli - nonché un patrimonio per il quale tutti devono lottare". I passi compiuti dalla scienza medica sono incoraggianti e in continua evoluzione ma non per questo - come ha suggerito Mandelli - si possono trascurare altri aspetti. Oltre alla cura, infatti, bisogna essere vicini moralmente al paziente creando un rapporto più profondo e robusto: questo il messaggio che, in conclusione, il medico ha voluto trasmettere. Le tematiche della droga e del disagio giovanile sono state, invece, al centro del discorso di Don Gelmini che ha ritirato il premio per l'impegno sociale. Don Gelmini è il fondatore della comunità "Incontro" che conta, tutt'oggi, 334 sedi sparse in tutto il mondo dove ci si sforza di supportare i giovani tossicodipendenti favorendo il loro reintegro nella vita sociale. " Non c'è droga leggera e droga pesante. C'è la droga. Non è la droga ad essere liberata - ha evidenziato Don Gelmini - ma sono i nostri figli, i vostri figli, che devono essere liberi dalla droga". Queste osservazioni hanno dato modo di comprendere che, più che le leggi contro o pro la legalizzazione delle sostanze stupefacenti, è necessario dare amore e comprensione ai soggetti più deboli che sono entrati nel tunnel della droga. E' indispensabile - ha continuato Don Gelmini riferendosi anche ai numerosi giovani presenti in sala - incentivare la cultura della vita e non quella della morte o del male. Maria Gonnella Schettini, delegata regionale dell'ONU ha, invece, ritirato la prestigiosa statuetta Mercurio per conto dell'UNICEF: la nota associazione che lotta, in tutto il globo, in favore dei diritti dei bambini e contro ogni sorta di violenza sociale. "Bisogna lavorare - ha sottolineato la Schettini - per un mondo più giusto, un mondo legato alla comprensione e all'amore. Di questo hanno bisogno i bambini, di tutto il mondo, non solo dei paesi sottosviluppati ". Anche da parte sua, in sintonia con le opinioni di Don Gelmini, la Schettini ha evidenziato la necessità di creare un mondo a dimensione dei bambini. Affinché ciò non rimanga soltanto una effimera chimera, è indispensabile che ognuno, nel proprio piccolo, collabori fattivamente alla sua realizzazione. Ultimo premiato, il giornalista e scrittore Marcello Veneziani che ha dato un suo personale contributo sulla questione del valore della comunicazione. Veneziani ha discusso sulla validità dei mezzi di informazione nazionali, sottolineando l'importanza di due virtù essenziali per il giornalismo in generale: l'obiettività e la correttezza rispetto ai fatti concreti che devono essere trasmessi nella loro pluralità di espressione. In tal senso - ha spiegato -"l'obiettività è dei Santi, la correttezza rientra nell'etica dell'informazione". Questa capacità, però, come è emerso, non è patrimonio di tutti coloro che vogliono fare informazione, tanto è vero che, nonostante si viva in una società che dispone di molti mezzi di comunicazione, che annullano il gap informativo tra i centri e le periferie di ogni nazione, esistono - ha criticato fortemente Veneziani - ancora alcuni "comunicatori scadenti". Il problema principale rientra, secondo il giornalista, nel servilismo e nell'assoggettamento dei giornali al potere politico e del mercato economico. Questa questione non è solo un fenomeno patologico del passato ma riguarda la stragrande maggioranza della stampa nazionale ed internazionale odierna. Il conformismo mina la correttezza e l'identità intrinseca del comunicatore che non riesce più ad essere interprete oggettivo dei fatti comunicativi in nome di una egemonia culturale ed economica imperante che comprime l'informazione rendendola, spesso, sacrificata e penalizzata. Lo sradicamento, la perdita dell'orgoglio nel rappresentare la propria identità provinciale, rappresenta un' ulteriore ragione che sottostà a questo "vizio". Nel caso specifico della Basilicata, Veneziani ha riscontrato favorevolmente la volontà e l'esigenza, da parte delle piccole realtà locali della carta stampata con i suoi tre quotidiani, di crescere e di dare voce alla Regione. Evitare di allontanarsi ulteriormente dalla grande informazione del Nord rischiando di divenire, quindi, una periferia europea è l'obiettivo che la Regione persegue. Ancora una volta - ha concluso Veneziani - bisogna superare il complesso dell'essere "meridionali nell'anima" trasformando, in maniera alchemica, quei "vizi" come la calma e la contemplazione che in qualche modo identificano l'uomo del Sud, in qualità positive, utili a poter veicolare onestamente l' informazione. (L.L)