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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA BIOLOGICA: UNA LEVA PER LO SVILUPPO DELLE AREE MARGINALI
05 novembre 2003
(ACR) - La crescente diffusione, in Italia e all'estero, di movimenti attenti all'influenza che le moderne tecnologie impiegate in agricoltura possono avere sulla qualità dell'ambiente e dei prodotti alimentari e sulla salute dei consumatori, è all'origine del profondo ripensamento sui metodi di conduzione tradizionali delle aziende agricole, concretizzatosi con la nascita dell'agricoltura "biologica". Si tratta di una forma di agricoltura alternativa a quella tradizionale che esclude l'impiego di prodotti chimici di sintesi e l'adozione di sistemi di forzatura delle produzioni agricole, proponendo di utilizzare nel miglior modo possibile le energie rinnovabili e di valorizzare al massimo le risorse territoriali, ambientali e naturali. Obiettivo fondamentale dell'agricoltura biologica è quello di ottenere un bilancio positivo tra l'energia prodotta in azienda e quella asportata con le produzioni. Nell'azienda biologica, inoltre, vanno favorite la diversità e la complessità biologica e l'uomo vi svolge un ruolo fondamentale, non più solo come esecutore di tecniche finalizzate alla produzione, ma inserendosi in modo cosciente e attivo nei processi naturali, studiandone e rispettandone i ritmi. In tal modo, l'obiettivo dell'agricoltura si svincola dalle tradizionali funzioni produttive e viene sostituito da un ruolo polifunzionale nel quale il settore primario diventa protagonista della gestione del territorio e della salvaguardia dell'ambiente. L'Unione Europea, a tal proposito, ha emanato leggi per incentivare le produzioni a minore impatto ambientale, visti i riflessi positivi sulla qualità e salubrità dei prodotti e sulla salvaguardia degli equilibri ambientali. Il sostegno comunitario alle produzioni biologiche trova riferimento normativo nel Regolamento CEE 2078/92 (metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell'ambiente e con la cura dello spazio rurale), a completamento del quale è stato promulgato, nel corso del 1999, il Regolamento CEE 1804/99, relativo al settore zootecnico. Attualmente, tali aiuti sono confluiti nel pacchetto di leggi e regolamenti denominato " Agenda 2000". Gli incentivi finanziari, che si concretizzano in premi conferiti alle aziende che utilizzino metodi di produzione biologica, sono rivolti a compensare gli agricoltori per gli aspetti positivi prodotti con l'agricoltura eco-compatibile a favore della società in generale. Ciò ha determinato, in questi ultimi anni, una consistente crescita del numero di aziende agro - zootecniche condotte con metodo biologico. In particolare, la zootecnia "biologica" si sta diffondendo nelle aziende delle aree interne, in cui l'economia di scala, propria dell'allevamento intensivo convenzionale, non è praticabile. Infatti, la conduzione biologica propone un modello che esalta le specificità agro - zootecniche locali e, dunque, promuove nel contempo la valorizzazione dei prodotti tipici di tali aree, destinati a scomparire qualora le aziende per sopravvivere dovessero adattarsi a modelli di allevamento specializzato convenzionale. Proprio la difficoltà di adattamento a tali modelli, in un passato non molto remoto, è stata all'origine dell'abbandono della zootecnia nelle aree interne, a causa dell'impossibilità degli operatori di conseguire redditi soddisfacenti. Di contro, l'opzione biologica si è proposta e affermata come una soluzione per contrastare tale esodo, con risvolti positivi che, andando al di là della singola unità produttiva, interessano l'intero territorio rurale di riferimento. In aggiunta a ciò va considerato che lo sviluppo della zootecnia biologica nei territori marginali potrebbe configurarsi anche quale strumento per il recupero di tipi genetici autoctoni, selezionatisi in tali ambienti e in essi capaci di estrinsecare al meglio le proprie performance produttive. Da queste brevi considerazioni si evince che la conduzione biologica delle aziende zootecniche, rendendo possibile uno sviluppo sostenibile in questi territori, avrebbe delle ripercussioni positive sullo sviluppo occupazionale, requisito indispensabile per frenare l'esodo verso i centri urbani ed industrializzati. Considerando la forte marginalità di molti territori lucani, appare evidente che la pratica dell'agricoltura biologica potrebbe intendersi come una soluzione al loro abbandono definitivo. Rimane, tuttavia, da scongiurare il pericolo che la convenienza alla trasformazione venga interpretata solo come un fatto contingente, relazionata cioè alla fruizione dei premi comunitari. In tal caso si rischierebbe di assistere a conversioni "tradizionale – biologico" dettate solo dalla possibilità di aumentare le proprie entrate economiche grazie ai premi finanziari che tale conversione comporta. Va da sé, dunque, che solo la presa di coscienza da parte degli imprenditori agricoli degli effettivi benefici connessi all'applicazione di tale pratica agricola, non ultimo la possibilità di conquistare nuove fette di mercato, possono tradursi in reali vantaggi per il settore agricolo e per il contesto rurale di riferimento. (G.M.)