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LE DONNE LUCANE NELLE AGITAZIONI POPOLARI DURANTE IL FASCISMO
06 novembre 2003
L’analisi di Michele Strazza studioso di storia contemporanea
(ACR) - L'importante ruolo che le donne lucane ebbero durante il ventennio fascista è l'argomento approfondito da Michele Strazza in un suo recente lavoro. Quel periodo storico in Basilicata non fu caratterizzato, come si potrebbe pensare, da una completa paralisi delle agitazioni sociali (soprattutto contadine) che erano state numerose nel primo dopoguerra. Dal punto di vista etimologico, precisa lo storico, non si può definirle come vere e proprie "lotte contadine" per l'assenza di una strategia precisa e per l'estemporaneità degli avvenimenti, ma piuttosto di forme di "ribellismo" che divennero una costante durante tutto il ventennio in Basilicata. Salvo rare eccezioni, esse, sempre a livello locale e municipale, furono determinate da motivazioni essenzialmente di natura economica, anche se, in subordine e come "naturale" conseguenza, è presente qualche elemento a carattere eversivo. Nelle campagne, infatti, oltre al diffuso impoverimento e all'aggravarsi delle condizioni di vita dei ceti rurali, c'era la profonda ostilità per il notevole aumento dell'imposizione fiscale dovuta anche all'introduzione di nuove tasse governative. Di fronte a una tale situazione le donne lucane assunsero il ruolo di protagoniste, non limitandosi semplicemente ad appoggiare le lotte dei propri uomini, ma diventando esse stesse promotrici di alcuni tumulti talvolta anche violenti. Ne è esempio l'episodio verificatosi il 28 gennaio del 1934 a Forenza, allorchè folti gruppi di donne protestarono vivacemente contro l'imposta sul valore locativo. La manifestazione, definita "radunata sediziosa", preoccupò non poco le massime autorità dell'epoca tanto da indurle, due giorni dopo, il 30 gennaio, a investire la Tenenza dell'Arma dei Carabinieri di Melfi al fine di identificare i sobillatori e le cause a base della protesta, dovuta all'erronea convinzione delle contadine di essere state gravate della ennesima "gabella". Al di là delle varie spiegazioni fornite sull'avvenimento, provenienti peraltro da fonti "governative", Strazza sottolinea l'importanza del nuovo protagonismo delle donne lucane che autonomamente assumono l'iniziativa consapevoli dello stato di grave povertà del ceto rurale. Nel mese di giugno del 1937 si registra un nuovo episodio nel comune di Laurenzana e un anno dopo l'avvenimento si ripete a Tramutola. Denominatore comune: le donne, ancora una volta assolute protagoniste. Ed è sempre la sensibilità, tutta femminile, verso forme di religiosità popolare a essere l'elemento scatenante per la protesta nel comune di Melfi, sempre nel 1938, e per quella successiva, a luglio del 1940, nel Comune di Viggiano. Ma è nella rivolta di San Mauro Forte, in provincia di Matera, che le donne pagano anche personalmente la difesa della povera economia familiare. Alla base delle proteste sempre la politica fiscale del governo. In questo piccolo Municipio le condizioni economiche e sociali del ceto contadino, costituito da piccoli proprietari terrieri, erano peggiorate nel corso degli anni. La notifica da parte degli uffici dell'Unione Agricoltori di Matera di numerosi ma erronei avvisi di pagamento per i contributi agricoli unificati, relativi alla tipologia e alla estensione dei terreni, dà la stura alla rivolta. La protesta monta e trova il suo epilogo in piazza: sul selciato restano un morto e cinque feriti. Nel 1942, a Tricarico, la rivolta, invece, assume la forma giacobina di lotta ai possidenti. Nella piazza principale della cittadina materana, infatti, è attaccato e devastato anche il "Circolo dei civili", luogo di ritrovo dei notabili del posto. I moti popolari cessano dopo tre giorni per l'arrivo dei militari che ristabiliscono l'ordine e impongono il coprifuoco. Da segnalare, inoltre, ulteriori tumulti a Matera, Miglionico e Pomarico, dove sono ancora le donne a manifestare contro la revisione delle tessere di macinazione, e a radunarsi, ma senza incidenti, nelle piazze di Irsina, Banzi, Palazzo e Genzano per protestare contro le difficili condizioni economiche familiari. Sempre e comunque le donne costantemente protagoniste in quegli anni bui. Assumono sulle loro spalle il carico del massacrante peso del lavoro nei campi al posto degli uomini impegnati in guerra. "Saranno ancora loro – è la considerazione finale di Strazza - ad avere un posto di primo piano nelle future lotte per la terra quando, al fianco dei propri uomini e dei propri figli, sapranno scrivere una pagina memorabile della lunga storia della lotta per la conquista delle libertà". (L.S.)