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MAGGIORE INTEGRAZIONE CON I LUCANI DEL SUDAFRICA: LO SOSTIENE IL CONSIGLIERE CORBO
07 novembre 2003
Impressioni di viaggio e proposte scaturite dal recente viaggio a Johannesburg del Vice presidente del Consiglio regionale
(ACR) - La prima cosa che mi ha colpito del viaggio in Sud Africa è stata la grande voglia di riscatto che accomuna tutti i lucani che ho incontrato. Durante la mia visita ho letto nei loro occhi una forte determinazione e la volontà di affermarsi anche passando attraverso la loro identità di lucani. Essi, però, rifuggono da qualsiasi atteggiamento nostalgico, anche se in qualche caso l'emigrazione è stata una scelta quasi obbligata, e vivono la loro "lucanità" promuovendo l'immagine della terra di origine. La maggior parte di essi vive da anni in quei luoghi. Qui hanno dovuto imparare a conoscere usi e costumi e hanno dovuto integrarsi con le comunità del luogo. Da parte mia ritengo che la Regione Basilicata debba fare ancora qualche sforzo per consentire a questa piccola associazione di lucani di Johannesburg, si contano circa 150 iscritti in un anno di vita, di acquistare una maggiore visibilità, ad esempio, attivandosi attraverso una più adeguata politica di promozione dei prodotti tipici. Ed ecco perché sono convinto che sia necessario ritornare in Sud Africa con alla mano una seria programmazione di marketing in grado di innescare dei proficui processi economici e di sviluppo. Ritengo però, che accanto ad una politica di marketing la Regione Basilicata debba anche e, soprattutto, adoperarsi per promuovere maggiori scambi culturali. La costruzione di una biblioteca potrebbe rappresentare il modo migliore per andare a ricercare le proprie radici. Non solo. La biblioteca è lo strumento più idoneo per far veicolare la cultura della nostra terra. Molti dei nostri corregionali, infatti, attualmente ricoprono ruoli importanti per la vita economica e sociale del Paese e forse si avverte la necessità di costruire un rapporto più diretto con le nostre istituzioni che sia in grado di aiutarli a recuperare e a conservare le proprie radici. Questo discorso, in particolare, non vale tanto per i "padri" quanto per i "figli" che hanno la necessità di comprendere che la storia di un popolo per continuare ad avere una memoria non deve essere dimenticata. I "figli" devono essere aiutati a comprendere che la conoscenza è l'unico strumento per ricordare. Ad ogni modo ritengo che la Regione Basilicata possa e debba fare di più per i lucani nel mondo, in particolare avvalendosi della determinazione che deriva da una perfetta sintonia di intenti tra le forze politiche di destra e di sinistra. Quella del sostegno agli emigrati è, infatti, una battaglia di civiltà che non porta il colore di alcuna bandiera politica. A prevalere è solo il buon senso e la condivisione delle stesse radici. Un'ultima considerazione la vorrei fare in merito alla situazione politico sociale esistente attualmente in Sud Africa. Tutti conosciamo le vicende che hanno attraversato questo territorio a partire dal 1948, quando ha avuto inizio una politica di segregazione da parte dei governi della Repubblica Sud Africana. Politica abrogata a partire dal 1990 nel momento in cui alla guida del Pese è sopraggiunto il presidente De Klerk. L'apartheid prevedeva la divisione di tutti gli ambienti di convivenza, anche territoriali, tra i bianchi e gli altri gruppi etnici. Insomma, si è trattato di una rigida separazione tra le diverse comunità razziali e questo elemento si è riversato anche nella ripartizione del potere politico che è stato assegnato alla minoranza bianca. Attualmente sembra che la situazione stia normalizzandosi, ma la strada da percorrere, prima che i neri abbiano le stesse "possibilità" e gli stessi diritti dei bianchi, è ancora lunga.