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DETERMINISMO E CAOS: ASPETTI SCIENTIFICI E FILOSOFICI DISCUSSI ALL'UNIVERSITA'

13 novembre 2003

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(ACR) - "Il caos è un ordine che non si riesce a vedere". Questa massima di Henry Bergson riassume un concetto tanto complesso quanto affascinante, dall'enorme potere di unificazione culturale. La capacità dell'uomo di previsione e di (in)comprensione delle cause con i relativi effetti annessi alle situazioni reali e l'idea della vita come fenomeno altamente auto-organizzato sono stati i due concetti principali sviluppati, durante il seminario tenutosi presso l'ateneo lucano, dal prof. Musso, filosofo e docente di fisica all'Università di Roma. Attraverso un excursus storico-scientifico della disciplina casistica e con l'ausilio delle leggi e dei fenomeni forniti dalla fisica, il docente ha introdotto quella che si ritiene essere –ha affermato- " una delle questioni scientifiche e filosofiche più difficili poste sin dagli esordi della civiltà". Lo sviluppo della vita e di alcuni fenomeni logicamente difficili da spiegare e da ridurre a dimensioni lineari costituiscono, infatti, argomentazioni non solo di carattere scientifico, ma anche economico, politico e sociale. Chiedersi e interrogarsi sul perché di determinati eventi è, sostanzialmente, una preoccupazione comune al genere umano che spinge la propria curiosità ad indagare la ragione per la quale determinate cose avvengono in una data maniera e non in altre. In particolar modo, il docente ha chiarito i rapporti e i divari tra caos e determinismo, tra fenomeni fisici e la Natura intesa, in termini ontologici, come essenza e fonte generatrice della vita. Il dibattito si è, altresì, concentrato sugli sviluppi ed i traguardi più recenti raggiunti dalla scienza nell'analisi dei fenomeni matematicamente descrivibili e riducibili rispetto ad un tutto, quelli cioè che rientrano nel cosiddetto filone del determinismo settecentesco. Un'altra questione affrontata è stata quella relativa alla nozione di caos, concepito spesso in termini negativi di confusione, disordine e turbamento eppure, come -ha detto il docente- rappresenta "la situazione più comune in Natura in quanto esso risulta più stabile e robusto e parte integrante del programma di evoluzione della Natura stessa". L'ordine, d'altro canto, è facilmente annientabile da piccoli cambiamenti e perturbazioni. Da queste osservazioni è intuibile, quindi, la ragione secondo la quale, nel seminario, si è sostenuto che ogni schema che si avvale di un approccio deterministico sarebbe destinato al fallimento. Musso ha, inoltre fatto riferimento a Parmenide, padre dell'atomismo antico che intendeva l'essere in senso univoco, poi ha passato in rassegna il pensiero platonico (l'essere concepito come diversità), quello della potenzialità dell'essere descritta da Aristotele fino ad annoverare le considerazioni fatte da Newton sulla diversità come cosa apparente e come somma di più parti. Questo itinerario storico-filosofico è servito per esplicitare l'impraticabilità del concetto di determinismo applicato ai fenomeni per i quali è impossibile ottenere misure fisiche prive di incertezze. "Lo sviluppo della vita, la realtà stessa è, difatti, in se stessa indeterminata"-ha continuato il docente- e si lega strettamente all'idea di complessità. "Con il termine complessità- ha aggiunto Musso- si vuole intendere qualcosa di complicato, di puramente casuale ma, dopotutto, banale che presuppone una forte valenza antropica dei simboli". Un concetto, questo, di natura bidimensionale, antinomico e fuorviante: esso fa da sponda tra il dominio scientifico e quello filosofico mettendo in risalto come in "Natura" nulla è riconducibile unicamente ad un solo fattore e che l'incertezza, a volte, è più fondante della certezza stessa. (L.L)

Redazione Consiglio Informa

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