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LA LUCANITA' A BRUXELLES
05 febbraio 2004
(ACR) - Le miniere di Liegi e del Limburgo sono vive negli italiani venuti in Belgio nel dopoguerra e il volto indurito dal narrare di un cittadino di Luogosano, piccolo paese irpino, testimonia con chiara immediatezza le asperità e la precarietà di quegli anni. Sono passati trent'anni e più ed oggi il belga luocosanese è diventato un grande imprenditore della ristorazione e con orgoglio paventa il suo viaggio da sottoterra verso il suolo ricordando tutti i suoi amici italiani, tra cui tanti lucani, che sono cresciuti di polvere e carbone. L'irpino mi racconta che i lucani sono tanti in Belgio e a Bruxelles e sorride quando pensa a come si disperdono e a come anche nel più piccolo paese di questo piccolo stato un lucano lo trovi sempre. Mi dice anche che il viaggio dal Sud Italia al Belgio continua e arrivano tanti giovani per lavorare, giovani preparati che si fanno valere in tutti i settori. Le parole dell'imprenditore luocosanese sono vere e tangibili con vista ed udito. Sono a Bruxelles da circa cinque mesi e incontro spesso giovani meridionali, come ritrovo molti giovani lucani. Alessandro, un mio compaesano che lavora a Bruxelles da tre anni, mi racconta che giovani tra i diciotto ed i trent'anni arrivano quasi tutti i giorni dall'Italia e lavorano un po' ovunque facendo qualsiasi tipo di mestiere. Alessandro ha il viso del lucano, lo guardi in viso e non puoi non immaginartelo tra le ginestre che s'inerpicano sui nostri monti all'inizio della primavera, ed ha l'energia e la costanza del contadino delle nostre terre secche. Si divide tra la hall di un albergo ed un ristorante italiano concedendosi la domenica come riposo. Gli dico che continuare cosi' è davvero massacrante, ma ha un pallino fisso nella testa. Vuole lavorare e risparmiare soldi per aprire una trattoria lucana a Bruxelles. Una piccola osteria dove puoi mangiare gli strascinati, i nostri salumi, i formaggi e bere il nostro vino. Provate ad immaginarvi questo piccolo ristorante arredato come se fosse una casa delle nostre campagne, con un bel focolare, con prosciutti pendenti e caciocavalli appesi come se fossero antichi lampadari. La immagino spesso questa trattoria lucana e l'idea mi entusiasma cosi' tanto che ogni qual volta mi ritrovo con Alessandro, finisce sempre che ne parliamo fantasticando sui piatti, sull'arredamento e sui costumi tipici che i camerieri dovrebbero portare. Ci siamo lasciati cosi' prendere da questa nostalgica lucanità che abbiamo deciso di organizzare una degustazione di prodotti tipici di Picerno e Tito a Bruxelles. Alcuni caseifici, salumifici, pastifici e panifici hanno accolto il nostro invito ad organizzare questo tavolo durante la festa dei tirocinanti italiani presso la Commissione Europea, che si è tenuta a Bruxelles il 23 Gennaio scorso e i cui proventi sono stati devoluti all'Istituto Gaslini di Genova. Il nostro tavolo era imbandito d'ogni bontà lucana: salsicce, caciocavallo, provolone, treccia, prosciutto, capocollo, pane, biscotti dolci, strascinati e cavatelli. Le migliaia di giovani provenienti da tutta Europa hanno gustato con sorpresa le nostre tipicità chiedendo più e più volte nuovi assaggi e cercando, per nostra gran gioia, informazioni su ciò' che stavano mangiando e sulla Basilicata. Abbiamo lavorato duramente, ma siamo rimasti soddisfatti ed Alessandro è ancora più convinto e motivato ad aprire questa sua trattoria. Due sere dopo la festa ci siamo ritrovati a mangiare insieme in un ristorante italiano con altri ragazzi lucani raccontando la festa e sorridendo a pensare ad un ragazzo irlandese, che un po' brillo, al quarto o quinto assaggio di salsiccia ha abbracciato me ed Alessandro ed ha urlato: "This is a party". Durante questa cena li osservavo tutti questi ragazzi, più o meno miei coetanei a Bruxelles da un po' d'anni, e pensavo che forse siamo nati nomadi, nomadi per portare in giro per il mondo la nostra lucanità (S. R.)