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IL GURLIACCIO ALBANESE RIEMPIE LA BOCCA DI DOLCEZZA
06 febbraio 2004
(ACR) - Una tradizione che si perde nella notte dei tempi, un oggetto ricco di significati a volte anche misteriosi, un mito utilizzato per celebrare l'amore e la fertilità. Viene da un piccolo paese del Massiccio del Pollino il «Kuliac» o gurliaccio albanese, un pane salato di antichissima tradizione, che riempiva la bocca di dolcezza ed il cervello di intense sensazioni. Viene dal passato delle popolazioni di origine albanese ed era utilizzato come «portafortuna» per i giovani sposi. Era perché la tradizione del «Kuliac» rischiava di perdersi. Troppo difficile la lavorazione, troppo lunghi i tempi per ottenerlo, troppo poche le famiglie che ne avevano conservato la ricetta originaria. A «salvare» questo antico prodotto, però, è stato un progetto dell'Alsia (l'Agenzia per l'Innovazione e la Ricerca in agricoltura) di Basilicata che non solo ha fatto in modo che quella tradizione non si perdesse ma ha avviato un programma per farlo conoscere e commercializzarlo anche fuori dal territorio del Parco del Pollino. Trasformando, così, il «Kuliac» di San Costantino Albanese da prodotto occasionale a «simbolo» del Parco nazionale del Pollino. Con tanto di marchio tipico che ne certifica l'origine e la bontà. L'idea che l'agenzia Alsia di Rotonda e l'Ente Parco del Pollino stanno portando avanti, infatti, è quella di far conoscere il territorio attraverso i suoi prodotti ed il «Kuliac» albanese è la concretizzazione di tutto ciò. Un pace salato fatto lievitare per molte ore che si può gustare benissimo sia solo sia accompagnato da salumi, marmellate o altro. Sino agli anni ' 50 veniva donato agli sposi in occasione della cerimonia nuziale in Chiesa come messaggio di fertilità. Ora, invece, viene utilizzato anche in altre occasioni e sempre più spesso per il solo piacere di gustarlo. Realizzato a forma di nido è decorato - a seconda dei casi - o con un uccello ed un serpente o con due serpenti a voler rappresentare la nuova famiglia che si crea (il nido), le tentazioni che l'attendono (il serpente) e la fertilità (a seconda dei casi gli uccelli o il serpente). La forma circolare, invece, vuole simboleggiare due mani che si uniscono in segno di pace. Un pane ricco di simbolismi, dunque, che la gente del luogo usava anche realizzare privo di decorazioni per il giorno di Pasqua. Ed a contribuire alla «riscoperta» di questo prodotto c'è una giovane donna di 33 anni, Nunzia Larocca, che è tra le rarissime signore che, ancora oggi, lo fanno. La signora Larocca, titolare di un laboratorio artigianale a San Costantino albanese in cui si realizzano prodotti da forno, ha, però, deciso di produrlo non solo per la sua famiglia, ma per commercializzarlo anche fuori della sua regione. Ottenendo, dopo una serie di controlli da parte dell'Alsia, anche il marchio «Pollino» che ne garantisce la tracciabilità, l'utilizzo di materie prime provenienti dall'area del parco, e la tradizione locale. «Recuperare la tradizione del Kuliac è un modo per recuperare elementi della nostra cultura che si stavano perdendo - commenta Nunzia Larocca - In tutta l'area del Pollino, infatti, San Costantino è l'unico paese dove la realizzazione di questo pane si è mantenuto. Io ho voluto riprenderla e cercare di valorizzarla». E qualche risultato comincia, già, a vedersi. Dalla Puglia, dalla Campania, dalla stessa provincia di Matera iniziano ad arrivare richieste di acquisto del kuliac. «Si tratta di persone che lo hanno conosciuto venendo a trascorrere le vacanze sul Massiccio del Pollino e che me lo richiedono anche quando non sono qui» aggiunge la signora. D'altra parte, il pane salato è un prodotto che si conserva anche per oltre una settimana e quindi, si presta benissimo ad essere commercializzato. Ma al di là di questi primi passi, le strategie per commercializzare e diffondere i prodotti tipici sono più articolate. L'Alsia, infatti, non solo, ha fatto rientrare il «kuliac» nella filiera dei prodotti da forno dell'area del Pollino, ma, a breve, avvierà i bandi per la commercializzazione negli agriturismi e nei ristoranti della zona di tutte le «bontà tipiche» dell'area. Il che rappresenta un'ottima occasione non solo per l'agricoltura ma soprattutto per l'intera economia della zona. Come conferma il sindaco di San Costantino albanese, Giuseppe Cantisani. «Per noi è una delle occasioni più importanti - commenta il primo cittadino - e non vogliamo sbagliare. D'altra parte, il turismo e la gastronomia sono le risorse più valide che abbiamo e su queste dobbiamo puntare».Intanto, per valutare le strategie per diffonderlo e commercializzarlo gli amministratori comunali del paese e i responsabili dell'Alsia si riuniranno, in questi giorni, per stabilire le strategie da portare avanti. A.I.