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A POTENZA "LA RIVOLTA DELLA MADONNA DEGLI ANGELI"
23 febbraio 2004
(ACR) - Una pagina di storia lucana che sembrava dimenticata è quanto proposto al Covo degli Arditi di Potenza, nella "grotta" del Polo della Cultura. Scritta dal giornalista e drammaturgo Mimmo Sammartino, e diretta da Ulderico Pesce, l'opera teatrale, "La rivolta della Madonna degli Angeli", porta sulla scena la storia di una donna, Michelina Battaglia, vissuta nella seconda metà dell'800, la cui vita si intreccia ai moti carbonari del 1822, ai quali il paese di Calvello prese attivamente parte. Quello che si narra nella rappresentazione teatrale è un pezzo di storia vissuta, che torna prepotentemente a rivivere attraverso il diario di Michelina Battaglia - interpretata da Maria Letizia Gorga - . Michelina Battaglia nasce a Calvello l'8 maggio 1847. E' lei l'autrice del diario privato "Gioie e dolori della mia vita" che scrive tra il 1885 e il 1886. Risulta questo un evento straordinario se si considera l'altissima percentuale di analfabeti nel Mezzogiorno d'Italia di quel tempo, soprattutto tra le donne. In quel diario si narra dell'arresto del padre, condannato a 7 anni di ferri nel carcere di Procida per i fatti del 1848 – era liberale - e del peregrinare della ragazzina da uno zio all'altro. In seguito poi all'epidemia di colera esplosa nel 1854 in tutto il sud Italia, il padre di Michelina, ormai prossimo alla morte, viene trasferito nel carcere di Calvello, dove, dopo essersi ripreso, è in grado di insegnare a leggere e scrivere alla figlia che si reca regolarmente a fargli visita. Frutto di tutto ciò, risulta essere proprio quel diario pregno di fatti e di preziosi aneddoti che è giunto fino a noi. Attraverso la lettura dei suoi passi più significativi si rivela all'occhio attento dello spettatore, un teatro inedito, fatto di processioni, musicanti, rivoluzionari, asburgici e cavalli. Un teatro di strada, dove la "grotta" del Covo diventa spazio scenico in sé. Come più volte ribadito dallo stesso autore, è la prima volta che si recupera quello spazio dandogli le vesti di un palcoscenico, trasformandolo in una sorta di rifugio, il rifugio della memoria dei fatti di Calvello. Nell'agosto dello scorso anno, il paese di Calvello ha ospitato la prima dell'opera di Mimmo Sammartino, essendo il paese in sé palcoscenico naturale e spazio reale degli eventi narrati. A Calvello lo spettacolo fu realizzato seguendo l'itinerario reale in cui i fatti avvennero quasi due secoli fa, tra chiese, piazze e vicoli. Quella della "grotta" ha, invece, costituito una novità. La grotta del Covo degli Arditi è stata struttura al servizio dell'ospedale psichiatrico e poi, durante i bombardamenti della guerra mondiale, divenne rifugio dei potentini. Oggi, riproponendo un pezzo della nostra storia, si ripropone come simbolico rifugio di una memoria e di un immaginario condivisi come luogo del recupero di un'Identità collettiva, in cui il pubblico diventa al contempo attore e spettatore, parte integrante dell'intero spettacolo. La storia racconta le vicende che il 13 Marzo 1822 portarono alla fucilazione per mano asburgica di 9 carbonari, di cui sei di Calvello. La voce del medico-carbonaro Carlo Mazziotta si intreccia con quella degli altri otto personaggi, per levarsi in coro in un unico impeto di libertà, di voglia di riscatto. Nonostante si tratti di un paese dell'interno della Basilicata, già dal 1816 a Calvello è attiva un'importante "Vendita Carbonara", un'organizzazione che prende vita grazie al rientro in paese di alcuni uomini che avevano avuto modo di studiare presso l'Università di Napoli, entrando così in contatto con le idee e le utopie affermate nella Rivoluzione Napoletana del 1799. I carbonari di Calvello mascherano la propria attività politica clandestina dietro le iniziative della Congregazione del Santissimo Sacramento che si riunisce dentro la Cappella di Santa Maria degli Angeli. Questo luogo consacrato da Dio, sede naturale di gente di fede, risulta il più adatto allo scopo. Capo riconosciuto del movimento carbonaro calvellese è il giovane medico del paese, Carlo Maria Vincenzo Mazziotta - interpretato da Ulderico Pesce -. Il 10 febbraio 1822, sessanta uomini armati insorgono a Calvello. Sono i Patrioti Europei della Vendita carbonara del paese. La rivolta è guidata da Carlo Mazziotta e dai fratelli Giuseppe e Francesco Venita, due militari che sono giunti da Ferrandina. I rivoltosi danno l'assalto al carcere del paese per liberare un loro compagno - fra' Luigi Rosella – che era stato arrestato. Questa battaglia vinta risulta presto essere poca cosa quando il paese viene sottoposto al governo militare del maresciallo Roth e vi si insedia la Corte Marziale Asburgica. Il processo che ne deriva si conclude con 52 condanne a morte, tutte sospese tranne nove. I nove martiri di Calvello vengono fucilati all'alba del 13 Marzo 1822 in località Fontanelle, dove tuttora esiste una stele in loro memoria: si tratta del medico Carlo Mazziotta, 33 anni, del prete don Eustachio Ciani (43 anni), del frate laico Luigi Rosella (40), del sarto Giuseppe Sagaria (32), della guardia rurale Giuseppe La Rocca (34), del lavorante Rocco Latella, detto Coccolone (26), dei militari Francesco Paolo Giusti (30), Francesco e Giuseppe Venita (di 38 e 48 anni). «Questo spettacolo – spiega Pesce – racchiude in sé il tentativo di rendere vivi i protagonisti di quella rivolta anomala che riuscì a coinvolgere, caso unico nell'esperienza carbonara, galantuomini e gente del popolo». (k.s.).