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IL CAPOCASALE RITROVATO, IL SOCRATE CRISTIANO DELLA LETTERATURA MERIDIONALE

24 febbraio 2004

Le Celebrazioni per il 250° Anniversario della nascita del filosofo previste per lunedì 1 marzo, alle ore 18.30, presso la Masseria Crisci – località Lago del Pertusillo nel comune di Montemurro

© 2013 - capocasale_cop.jpg

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(ACR) - L'1 marzo 2004 ricorrono i 250 anni dalla nascita del filosofo montemurrese Giuseppe Capocasale. Nascere 250 anni fa in un paese sperduto sulle montagne e divenire uno dei massimi intellettuali del Regno delle Due Sicilie, nonostante le opportunità che potevano essere offerte, porta con sé già tutta la grandezza di Capocasale. Il piccolo Giuseppe, infatti, sospinto da una sete di conoscenza non comune, da ragazzino si ritirava a studiare sotto la piccola luce che illuminava una statuetta della Madonna, sotto un arco ai piedi del paese. Così scrive Enrico Schiavone in "Montemurro: Perla dell'Alta Val d'Agri": "Per raggiungere da Gannano la Piazza sul cui sfondo si innalzava la Chiesa Madre, si attraversava un passaggio coperto, sul cui ingresso una immagine della Madonna, rischiarata da un lumicino acceso dalla pietà dei fedeli, spandeva ogni sera una fioca luce. Davanti a tale tremolante lume, insensibile al gelo delle lunghe notti invernali, un giovane montemurrese scalzo, dagli abiti a brandelli, studiava per lunghe ore. Era Giuseppe Capocasale, nato il 1° marzo 1754 da Lorenzo, fabbroferraio, e Maria Lucca, che, per le modestissime condizioni di famiglia, sin da giovinetto fu costretto a procurarsi il pane, aiutando il padre nel suo duro mestiere". Questo suo continuo sacrificarsi, specialmente dopo l'improvvisa morte del padre nel 1769, lo rese ben presto noto per il suo sapere, e cominciò il suo girovagare come precettore a Corleto, Stigliano e San Mauro Forte. A venti anni fu governatore del Comune di Sarconi; il suo zelo gli valse attestati di stima e ammirazione. Nel 1800 si recò a Napoli per riprendere gli studi e vestire l'abito talare ed anche qui riuscì a farsi apprezzare fino al 1804, quando divenne lettore di Logica e Metafisica per poi essere nominato, nel 1818, professore di Diritto di Natura e delle Genti all'Università di Napoli. Nel 1822 fu investito dell'importante carica di precettore del Principe Reale, Ferdinando II di Borbone, nelle discipline filosofiche e giuridiche. Di lui Sinisgalli racconta un curioso particolare, in un brano del 1946 contenuto in Belliboschi, in cui si inneggia alle proprietà nutrizionali dei peperoni. "Del resto - scrive - il filosofo di Montemurro, Giuseppe Capocasale, autore del Codice Eterno, precettore del Principe Ereditario del Regno delle Due Sicilie, aveva abituato il suo pupillo Ferdinando a far colazione con un pezzo di focaccia fresca e un peperone crudo condito con olio e sale". Di Capocasale, però, non ha scritto soltanto un suo illustre concittadino come Sinisgalli ma anche autorevoli personaggi tra i quali uno dei più grandi filosofi italiani, Giovanni Gentile. Nella sua grande sapienza, Giuseppe Capocasale ha conservato una semplicità di valori, rifiutando come regola di vita onori e riconoscenze. Dai Principi Reali, ricorda sempre Schiavone, "non volle alcuna ricompensa, ritenendo tale ministero gratuito per tutti gli uomini, senza distinzioni di classi sociali", rifiutando favori e cariche prestigiose. Eppure, neanche dopo la sua morte, avvenuta il 5 ottobre 1828, Capocasale ha avuto gli onori che si era conquistato e che aveva rifiutato in vita. Di lui poco si è parlato nonostante abbia consegnato alla storia opere di grande pregio trattanti temi giuridici, filosofici, religiosi e scientifici, tra le quali la sua massima produzione: il Codice Eterno ridotto in sistema secondo i veri principi della ragione e del buon senso, pubblicato in due tomi nel 1793 a Napoli. Il primo di questi due tomi da poche settimane è infatti venuto alla luce, conservato in buono stato e rinvenuto in una soffitta di un privato di San Martino d'Agri,che ha inteso dare pubblicità all'evento allo scopo di valorizzare la figura del filosofo dimenticato. Nella prima di copertina si legge: "Il CODICE ETERNO ridotto in sistema secondo i veri principj della ragione e del buon senso da Giuseppe Capocasale. Accademico Augusto, Intrepido, Assordito, e membro della Reale Accademia Fiorentina. - Tomo Primo - Napoli 1793 - per Onofri Zambraja, con supremo permesso". Nella prefazione l'opera esordisce: "Aprire agli esseri intelligenti il sagro Codice della moral legislazione; introdurgli nel beato sublime tempio della felicità; mostrarne all'uomo cittadino il sincero e genuino aspetto, i mezzi più proprj per conseguirla, i suoi dritti inviolabili e gl'indispensabili doveri che gli assistono; additargli il modo da regolar le troppo sensibili molle del suo cuore; spianargli la via che il conduce al possesso di un bene, il di cui appetito il tiene in tutta la vita occupato in tanti e sì diversi desiderj, inclinazioni, speranze, timori ed affetti tumultuanti; rintracciar le cagioni della pubblica sicurezza, opulenza, tranquillità, e della grandezza delle società non meno, che de' loro rappresentanti; dar a conoscere il buon essere della Nazioni, la pulizia de' governi, lo spirito delle leggi, la maestà de' Principi, il poter delle magistrature, gl'importanti diritti della guerra e della pace: ciò è quello, che intendiamo eseguire nell'opera, che presentiamo al pubblico, e di cui questi oggetti medesimi formano il disegno e l'orditura". Un autentico trattato di filosofia del diritto con temi ancora oggi dibattuti e non sempre giunti ad una interpretazione definitiva, in cui prevale la sapienza dell'autore che ha ridotto appunto in sistema i grandi assunti di una disciplina non inquadrabile in un unico alveo ma che si estende all'essere uomo e cittadino nella sua totalità. "Eccovi finalmente, gentilissimo signore - scrive l'autore in una lettera ad un anonimo, le cui parole oggi conferiscono maggior significato al ritrovamento - il libro da Voi tanto desiderato. Io lo veggo uscito alla luce, ed a stenti me ne persuado. Se non era per un mio amico, che ha voluto a sue spese promuoverne l'edizione, sarebb'egli rimasto inutil cibo delle tignuole, o sepolto nelle ombre dell'obblìo, a cui avealo la mia povertà condannato". Per celebrare il quarto di millennio dalla nascita di Capocasale, il Consiglio Regionale sta promuovendo un convegno a Montemurro proprio per il 1° marzo. (gil)

Redazione Consiglio Informa

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