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GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA, DIMINUISCE IL TASSO DI LITIGIOSITA'
01 marzo 2004
(ACR) - Incertezze, difficoltà, lentezze e problemi logistici. Si mescolano tutti questi elementi nello stato sulla giustizia amministrativa. Si mescolano e si intersecano dando vita ad quadro in chiaroscuro.La conferma arriva dalla relazione del presidente del Tribunale Amministrativo regionale, Antonio Camozzi. Pagine e pagine di precisazioni, commenti, valutazioni che sottolineano una situazione complessa nella quale, se da un verso, si evidenzia una diminuzione del contenzioso arretrato, dall'altro, si registra uno stato di perenne incertezza. Collegato sia al criterio di riparto sia alla mancanza di interventi concreti da parte del Governo. Una relazione variegata in cui il presidente evidenzia non solo «come la giustizia amministrativa sia investita da importanti e gravose funzioni» che è chiamata ad esercitare «in un contesto di ordinamento rimasto immutato ed inattuato», ma anche come «sino ad oggi il Governo non abbia fatto nulla per risolvere i problemi». «La giustizia amministrativa dopo la legge 205 vive una stagione di profonda incertezza che ne avvolge l'intera attività - commenta il presidente nella sua relazione - Intanto, è in crisi il criterio di riparto della giurisdizione, poi sono aumentati il peso socio economico e la complessità delle sue decisioni. L'equilibrio sul quale il nuovo edificio si regge è, però, a dir poco instabile e può saltare da un momento all'altro». Servono interventi concreti, dunque. Finalizzati ad arginare lentezza ed arretrato. E servono al più presto. Nonostante questo, però, sino ad oggi si sono avute solo ipotesi, anche da parte del Governo. «Il Governo Berlusconi non ha fatto nulla finora per risolvere i problemi - evidenzia l'alto magistrato - certamente annosi, ma pur sempre presenti dell'arretrato e della lentezza nella giustizia amministrativa. Posso anzi citare azioni del Governo che hanno aggravato i problemi stessi, sottraendo al settore importanti energie, con l'iniziative di norme, prontamente approvate, che agevolano e dilatano le possibilità di collocare magistrati amministrativi in posizioni di fuori ruolo per lo svolgimento di incarichi presso la presidenza del Consiglio dei Ministri e i vari ministeri o creando malcontento nei magistrati di primo grado. Un'altra norma abilmente confezionata ma non addebitabile al Governo attuale - aggiunge Camozzi - consente addirittura agli interessati di dimettersi dalla magistratura per dedicarsi all'insegnamento nella scuola superiore dell' economia e delle finanze, con la possibilità di rientrare in ruolo a proprio comodo. Per avere soluzioni alla carenza nella erogazione della giustizia il Governo si dovrebbe preoccupare di individuare opportune misure straordinarie per la definizione dei ricorsi pendenti e portare in Parlamento la riforma dell'ordinamento della giustizia amministrativa». Insomma, questioni spinose a cui, solitamente, se ne aggiungono altre. Tranne quelle dell'arretrato. Quest'ultima, infatti, è una questione che non sembra riguardare la Basilicata dove «i dati statistici evidenziano una riduzione dell'arretrato da 7845 a 7373 ricorsi». «Come appare dai dati l'accumolo della pendenza è stato in costante crescita per quasi trent'anni - commenta il presidente - ma dal 2001 si è verificata un'inversione di tendenza, che nel 2003 trova conferma per il terzo anno consecutivo». Un dato incoraggiante. Solo sotto alcuni aspetti, e forse, meno di quello che potrebbe sembrare. «Intanto questo dato è da ascrivere alla progressiva riduzione della sopravvenienza - evidenzia il presidente - che attestata sui 1000 ricorsi per anno dal 1997 ha incominciato a scendere». A causa anche del «il ridotto tasso di litigiosità». Se l'arretrato diminusice in valori assoluti, in ogni caso, l'attività del Tar va avanti e si orienta su vari fronti. Dalla questione della tutela risarcitoria a quella della gare d'appalto e del rispetto delle norme che tutelano il diritto al lavoro dei disabili. «Si sono verificati più casi di esclusione di imprese dalle gare per omissione della dichiarazione - dice Camozzi - in ipotesi in cui bandi non facevano alcun cenno alla necessità della stessa..Gli adempimenti, però, vanno configurati non come condizione per l'aggiudicazione dell'appalto, ma come requisito di partecipazione alla gara, con conseguente necessità di produzione della relativa certificazione. Tutto ciò, però, non dovrebbe incoraggiare le Amministrazioni a trascurare di includere la dichiarazione nell'elenco dei documenti da depositare». Interessante, poi, una decisione in materia di assistenza sanitaria in cui è stato stabilito «come la pretesa dell'assistito del rimborso dal Servizio sanitario per ricoveri in luoghi di cura non convenzionati, resi necessari in situazioni di urgenza, configura una posizione di diritto soggettivo devoluta alla cognizione del giudice ordinario» A.I.