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NOVANTASEI ANNI FA NASCEVA A MONTEMURRO LEONARDI SINISGALLI
09 marzo 2004
(ACR) - Il 9 marzo del 1908 nasceva a Montemurro Leonardo Sinisgalli. Ricorrono dunque oggi 96 anni dalla sua nascita e ci si avvicina al centenario di un illustre figlio della Basilicata. La data di nascita, però, è soltanto una occasione per riaccendere i riflettori su un personaggio che, negli ultimi periodi, ha catalizzato l'attenzione degli studiosi e l'impegno delle istituzioni nella sua valorizzazione. Da quando è morto, nel 1981, mai si è parlato tanto di Leonardo Sinisgalli come in questi ultimi anni. Sarà perché c'è voluto un necessario tempo affinché ci si potesse innamorare di un personaggio che non si può definire solo come ingegnere-poeta. E' questa la forza di Sinisgalli: può piacere ai colti letterati perché è sopraffina ed elegante la sua poesia, può piacere ai giovani perché è passionale e calda la sua prosa, può piacere all'artista come allo scienziato, al giornalista e al musicista, all'insegnate e all'allievo, solo perché è stato semplicemente "un genio". Oggi, appunto, non è azzardato utilizzare questo termine; oggi è sicuramente giunto il momento per rendere omaggio ad una verità, troppo a lungo rimasta in silenzio. Quel genio rinchiuso nell'anfora della storia, a riposare oggi su una collina affianco alle muse ch'egli stesso disse di aver incontrato, ha atteso finché il tempo non cominciasse a sfregare per farlo venir fuori, sentendo la necessità di esaudire i desideri della memoria e della cultura lucana. Quando, nel '78, Sinisgalli scrisse "Dimenticatoio", la sua ultima raccolta di poesie, consegnò ai posteri una sorta di presagio quasi scaramantico, come a dire: "penso che mi dimenticherete, ma spero di no e se lo scrivo forse posso evitarlo". C'è voluto qualche anno ma lo spettro del Dimenticatoio, soprattutto a beneficio di tanti appassionati ed estimatori, è stato evitato. Leonardo Sinisgalli da bambino avrebbe voluto fare il fabbro. Frequentava la bottega del mastro stagnino e vedeva in lui un artista capace di creare oggetti di grande utilità. Circa quarant'anni dopo si ricorderà di questa esperienza e sul primo numero di "Civiltà delle Macchine" che fondò e diresse dal '53 al '58, dedicò un intero articolo sul design e su quelle che definì "forme dialettali di standard", ovvero la lanterna la lucerna e l'oliera, accomunando la funzionalità del design razionalistico a forme di artigianato artistico; accomunando i grandi designer con lo stagnino di Montemurro. A nove fu costretto ad andare a studiare fuori: il suo maestro, Don Vito Santoro, aveva ben intuito le sue doti e convinse la madre a non sprecare il talento del figlio. Con il padre emigrato in America non fu facile per Donna Carmela assumersi tale responsabilità ma, pur se ritardando un anno, lo mandò in collegio a Caserta, dai Salesiani. "Io dico, qualche volta per celia, che sono morto a nove anni...", ha scritto, pensando a quel passaggio sul ponte dell'Agri che rimase impresso per sempre nella sua memoria. Invece Sinisgalli nacque proprio su quel ponte. Andando via fu proiettato verso la crescita culturale e lo studio, che gli hanno permesso di acquisire le giuste conoscenze per crearsi uno spazio nel panorama della letteratura e dell'intera storia culturale italiano. D'altro canto, quel passaggio sul ponte lasciò una ferita che sicuramente ha contribuito nell'elevare la qualità passionale dei suoi pensieri. Se l'arte spesso è sofferenza, questa è stata la sofferenza di Leonardo Sinisgalli. Dopo l'Istituto tecnico di Benevento e la Licenza conseguita a Napoli nel '25, si trasferì a Roma per studiare matematica, dopo due anni passo ad ingegneria e i suoi successi negli studi erano costanti al punto da indurre Enrico Fermi a volerlo nel suo gruppo di ricercatori che dettero inizio all'era atomica: il famoso gruppo dei ragazzi di Via Panisperna: "…preferii seguire pittori e poeti e rinunciare allo studio dei neutroni lenti e della radioattività artificiale". Il resto per Sinisgalli è una continua evoluzione e passaggi dalla letteratura all'industria, con opere poetiche di prim'ordine e attività editoriale e di comunicazione degne raffinate e innovative, al punto di permettere una sua collocazione tra i grandi intellettuali del XX secolo Italiano. Punto massimo della sua produzione è stata, però, una rivista, "Civiltà delle Macchine", da lui fondata nel 1953 e diretta fino al 1958. Non un libro di poesia o di prosa, dunque, ma la direzione di una rivista, testimonia proprio la necessità di classificare Sinisgalli come un "grande poeta" ma non come "un poeta". Design, tecnica, arte, scienza, letteratura, e tanti altri campi del sapere umano hanno vistola rivista sinisgalliana fare da autentico forum, fare da scuola in un periodo di grandio cambiamenti storici per un popolo che stava uscendo dalla miseria del dopoguerra e si apprestava a vivere il miracolo Italiano. Oggi, dunque, la sua figura ritorna prepotentemente a suscitare interesse. Un percorso iniziato già nel '97, grazie al saggio "Sinisgalli e la cultura utopica degli anni '30" (edizioni Vita e Pensiero), di Giuseppe Lupo, che si aggiudicò il Premio Basilicata e che ha proiettato l'allora giovane di Atella (ora docente all'Università Cattolica di Milano) a diventare uno dei più prolifici studiosi di Sinisgalli. L'opera di Lupo ha aperto un nuovo corso su Sinisgalli, fatto di produzione letteraria di nuovi contenuti, di ricerca e di interesse verso un Sinisgalli inteso più come un genio poliedrico che come poeta soltanto. Lo stesso Lupo ha dato vita a due nuove pubblicazioni: "Furor Geometricus" (Aragno, 2001) e "Sinisgalli a Milano" (Interlinea, 2002). Un lavoro che ha riportato alla luce un interesse verso la "prima stagione milanese" di Leonardo Sinisgalli che, da giovane ingegnere neolaureato, si trasferì nella capitale del nord stringendo rapporti con gli ambienti letterari ed artistici e cominciando la sua avventura nell'industria italiana. Nel frattempo stanno recuperandosi cimeli, libri ed altre cose appartenute a Sinisgalli, in un progetto che, partito dal ventennale dalla sua morte, nel gennaio del 2001, punta a riportare "a casa" l'illustre lucano, nella sua Montemurro, dove il Comune ha intenzione di creare una fondazione. Dunque non solo poeta, ma genio della comunicazione. E' questa la nuova veste in cui oggi viene studiato Sinisgalli. Lo testimonia una recente pubblicazione curata da Franco Vitelli, dal titolo "Pneumatica" (edizioni 10/17), che raccoglie molti scritti di pubblicità e comunicazione, pubblicati su un'altra sua rivista "Pirelli", considerata la prova generale di "Civiltà delle Macchine". Anche il Consiglio Regionale di Basilicata si inserisce e rilancia l'opera di Sinisgalli avviando un importante percorso proprio su "Civiltà delle Macchine", nell'intento di seguire una strada finora rimasta poco battuta. Si tratta innanzitutto della pubblicazione di un libro che analizza e apre una discussione su quella che ormai viene definita come "la rivista delle due culture"; un lavoro già in fase di stampa che mira all'obiettivo della ripubblicazione di tutti e trentuno i numeri diretti da Sinisgalli. Nel 2003, infatti, ricorrevano i 50 anni dalla fondazione della rivista ed anche in questo caso le date possono aiutare a cogliere occasioni che troppo spesso sono state perse. (gil)