sabato, 23 nov 2024 04:04

Vai all'archivio
Stampa Invia

QUALITA' DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI: UN CONCETTO MULTIDIMENSIONALE

26 marzo 2004

© 2013 - 150_pomodori.jpg

© 2013 - 150_pomodori.jpg

(ACR) - Il tema della qualità dei prodotti agroalimentari rappresenta una delle più grandi preoccupazioni per i cittadini europei. Negli ultimi decenni, difatti, sotto la spinta di una serie di fattori, non ultimi gli accresciuti livelli di reddito e la maggiore consapevolezza dei vantaggi connessi al consumo di prodotti con un elevato livello qualitativo, la qualità è divenuta uno dei fattori più importanti nell'orientare i consumatori nelle proprie scelte. Questa maggiore attenzione nei confronti della qualità ha avuto grande impulso sulla produzione e sulle logiche di offerta del settore agroalimentare, obbligando il mondo produttivo e le istituzioni a rispondere, nei rispettivi ambiti di intervento, ai nuovi bisogni della società e dei consumatori. Ma praticamente cosa si intende qualità? Il termine può essere considerato da diverse angolazioni, non a caso si parla di qualità come di un concetto multidimensionale. E' necessario, perciò, partire dal presupposto che il concetto è ampio, poiché abbraccia e contiene diversi significati, ed è anche elastico, essendo cambiato nel corso degli anni, parallelamente ai mutamenti delle condizioni socio-economiche dei consumatori e alle evoluzioni delle strategie produttive. Difatti, nell'immediato dopoguerra, quando l'obiettivo principale della produzione era la quantità e il basso tenore di vita limitava il consumo di prodotti di qualità a fasce molto esigue della popolazione, la qualità veniva interpretata essenzialmente come un lusso. Successivamente si è passati a considerarla un costo, quando negli anni sessanta del secolo scorso, veniva interpretata un ostacolo alla produzione. Solo negli anni ottanta ha cominciato ad affermarsi l'idea della qualità come uno strumento di profitto, ma l' "esplosione della moda qualità" nel mercato europeo è da riferirsi agli anni novanta, quando il diffuso miglioramento del tenore di vita si è tradotto principalmente in un aumento del consumo di prodotti di qualità superiore. I prodotti agro-alimentari possono definirsi di qualità superiore sia se posseggono delle caratteristiche distintive rispetto ad altri prodotti simili (in tal caso si parla di differenziazione verticale), sia se una o più delle loro caratteristiche sono presenti in quantità maggiore rispetto ad altri prodotti simili (si parla allora di differenziazione orizzontale). La dicotomia esistente tra differenziazione orizzontale e verticale ha portato a realizzare politiche di qualità diverse in campo agroalimentare nei paesi europei. Quelli dell'area mediterranea tendono a privilegiare la produzione di prodotti tipici, cioè differenziati orizzontalmente, quelli nordici prediligono la standardizzazione, ossia la produzione di beni di cui sia possibile certificare un livello qualitativo superiore. Il concetto di qualità, poi, assume svariati significati a seconda che lo si consideri dal punto di vista dell'offerta o dal punto di vista della domanda. Per il produttore il termine qualità include in sé il concetto di qualità agronomica o zootecnica, qualità tecnologica e qualità merceologica. Nel caso del consumatore, invece, la qualità di un alimento è legata innanzi tutto alle caratteristiche intrinseche del prodotto: un alimento è di qualità se è ritenuto buono, genuino e fresco. Ma nel sistema agroalimentare attuale la qualità è anche conformità a determinate norme tecnologiche, a requisiti contenuti nei disciplinari di produzione; inoltre la qualità è legata alla sicurezza degli alimenti, all'igiene, alla tutela della salute dell'uomo, e a una corretta informazione del consumatore (attraverso le indicazioni sui prodotti, le etichette nutrizionali, i marchi). In considerazione di ciò, dunque, la nozione di qualità distingue due livelli: la qualità non negoziabile, che riguarda la sicurezza della nostra alimentazione e le esigenze minime in materia di protezione dell'ambiente e delle specie animali e vegetali e, la qualità relativa o soggettiva, che rende un prodotto alimentare veramente unico attraverso il gusto, l'aspetto, l'odore e i metodi di produzione. L'importanza che la qualità ha raggiunto negli ultimi anni, ovviamente, ha avuto riflesso anche sulle attività dell'Unione europea, che attraverso le proprie politiche, ha puntato e punta a mantenere la qualità dei prodotti alimentari al livello più alto possibile. Già nel 1988 nel "Libro verde sul futuro del mondo rurale" la Commissione sottolineava che "l'obiettivo sociale al quale il mondo agricolo è chiamato a rispondere è quello di garantire la qualità del cibo, un cibo nutriente, saporito e sano, preservando la qualità dei suoli, la qualità dell'acqua, la sopravvivenza di specie animali e vegetali selvatiche in pericolo di estinzione e la bellezza dei nostri paesaggi". Attualmente la qualità viene riconosciuta come legata all'origine geografica (legame con il territorio), alla tradizione della lavorazione (tradizionalità del processo produttivo) e all'impiego di pratiche ecocompatibili rispettose dell'ambiente e della salute dell'uomo (prodotti biologici, ottenuti mediante un impiego ridotto di pesticidi e fertilizzanti). Ed è in quest'ottica, in un mercato che muove verso la globalizzazione, che l'UE tende ad incoraggiare sempre più i gestori delle aziende agricole a una produzione ampia e diversificata di alimenti di qualità al fine di aumentare la competitività non solo delle aziende agricole, ma anche dei sistemi territoriali che gravitano intorno ad esse. (G.M.)

Redazione Consiglio Informa

argomenti di interesse

Per visionare il contenuto è necessario installare Adobe Flash Player