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LE QUESTIONI DELLA POST- UMANITA'

08 aprile 2004

© 2013 - umanit_.jpg

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(ACR) - Un giovane francese visivamente deforme e fortemente disabile ha richiesto un risarcimento economico al governo francese perché nel momento della sua concezione i medici del servizio sanitario nazionale non hanno invitato la madre all'aborto, pur sapendo le terribili condizioni fisiche del bambino. E' uno dei tanti esempi di come la civiltà moderna ci ponga difficili questioni quando si parla di scelta di vita o di scelta di morte e su come la scienza della vita debba comportarsi di fronte a tali eventi. Sul senso della scienza e del progresso e sul rapporto tra scienza e democrazia si è parlato per due giorni durante la conferenza, "Biologia moderna e visioni dell'umanità", che si e' tenuta nella stupenda cornice del Palazzo Ducale in una splendida Genova, capitale europea della cultura nel 2004. Mentre in alcune sale del Palazzo i visitatori si estasiavano con una grande mostra dedicata a Rubens; scienziati, biotecnologi, sociologi, antropologi, filosofi e pensatori s'animavano in stimolanti discussioni sul significato della scienza nel periodo della post-umanità, dove l'uomo diventa oggetto dei propri artifizi scientifici e tecnologici. La conferenza è stata organizzata dalla Direzione Generale Ricerca e Sviluppo della Commissione Europea, e proprio il Commissario Busquin ha aperto i lavori sottolineando la innegabile necessità di un dialogo costruttivo sulla scienza, sulla ricerca e sulla tecnologia tra il mondo scientifico, la democrazia e la politica, come più tardi sottolineerà il sociologo Massimiano Bucchi: non è più il tempo delle scissioni tra scienza, politica e popolazioni, adesso è il momento della cooperazione tra la scienza, la politica e la gente comune ed un esempio in tal senso è il dibattito aperto sugli OGM, dove il cittadino si fa promotore della necessità di una approfondita conoscenza. Il Commissario ricorda l'impegno della Comunità Europa verso la scienza rimarcando gli investimenti dell'ente comunitario per uno Spazio Europeo della ricerca e per un Consiglio Europeo della ricerca. Dopo le parole del Commissario Busquin, due oratori di rilievo mondiale, il Professore E.Agazzi, Presidente della Accademia Internazionale di Filosofia, e Axel Kahn, ricercatore in genetica e terapia dei geni presso l'Istituto Cochin di Parigi, stimolano la platea sul senso del progresso e della scienza per il genere umano partendo da lontano, dalla Grecia socratica ed aristotelica dove la scienza è la ricerca della verità e dove Platone sostiene che le leggi della natura preesistono e compito dell'uomo scoprirle. Nel XVII secolo nasce il modello occidentale di sviluppo e di società basato sul sapere e sul Progresso: "il sapere è potere" dice Bacon e Descartes aggiunge "…di possedere la natura e rendersene padrone" e Pascal constata "tutti gli uomini che si sono succeduti nel corso dei secoli devono essere considerati come un solo uomo che esiste sempre e che impara continuamente". Su questi tre cardini si fonda la civiltà moderna e con essi arriviamo sino ai giorni della post-umanità dove l'uomo modifica geneticamente se stesso, s'innesta nuovi artifizi e si modella come desidera. Pensate se fosse possibile decidere che il vostro bambino sia un grande pianista! E forse è possibile! A questo punto l'immaginazione umana potrebbe non fermarsi più, ma fino a che punto può arrivare il progresso? A chi il compito di governare questo progresso? La scienza può governare se stessa? La scienza può porsi limiti dettati dall'etica? E quale etica? Quale rapporto deve esserci tra progresso sociale e cambiamento sociale? Il progresso può essere sfruttato per ridurre le disuguaglianze sociali? Sono domande aperte non solo perché senza precise risposte, ma perché nuove scoperte scientifiche le ripropongono in veste nuova e quindi occorre interrogarsi, o come è stato ribadito da più parti, durante il dibattito, ogni generazione deve reinvestire nella conoscenza. Da più parti è emersa la necessità della rappresentatività della scienza come elemento fondamentale per la sua accettabilità e come base della comunicazione sociale della ricerca scientifica. In questa direzione diventa essenziale promuovere una nuova visione della conoscenza basata su tre cardini: la cultura del multi-culturalismo, essere in simbiosi con gli stranieri morali e non considerare essi amorali, cultura della scienza e della tecnologia e cultura dell'equità. Il consenso sulla necessità di portare la scienza alla conoscenza dei cittadini è pressoché unanime; diverso, invece, il dibattito sulle scelte della scienza e sul governo della scienza. Lo scienziato deve porsi questioni etiche nel suo lavoro? Gli scienziati che lavorano sulla clonazione devono porre un confine alla loro ricerca o sentirsi liberi di clonare un essere umano? Per Lewis Wolpert, professore presso il Dipartimento di Anatomia e Biologia dello sviluppo dell'Università College di Londra, la scienza ha contenuto etico pari a zero perché il compito dello scienziato è solo quello di indagare e conoscere le leggi della natura. Il compito di governare la scienza non è degli scienziati, ma dei politici che hanno il dovere di legiferare e far capire alla gente i processi della scienza. Il professore britannico non trova moltissimi sostenitori, ed in tanti convengono che lo scienziato non può esimersi dall'interrogare se stesso. Gianni Vattimo, professore di Filosofia Teoretica, sostiene che nessuno, politici, scienziati e cittadini, possa esimersi dalla moralità delle scelte. Su questo punto l'europarlamentare pone alla platea differenti situazioni evidenziando la difficoltà delle risposte e la vitale necessità di coinvolgere tutti i soggetti partecipi nella ricerca delle soluzioni. Possiamo permettere che una madre alcolizzata metta al mondo dei figli sapendo che i propri figli potranno subire conseguenze fisico e mentali a causa delle sua dipendenza? Vi può essere una persecuzione penale in tali casi? Possiamo decidere il destino dei nostri figli prima della nascita? Possiamo usare l'ingegneria genetica per evitare comportamenti antisociali e violenti? Come decidere quale comportamento accettare e quale no? Se la scienza permette di modellarci e se possiamo impiantarci entità bio-elettroniche per migliorare nostre specifiche capacità, allora è necessario ripensare ad una nuova sensibilità, una sensibilità post-umana? Per esempio, come ci si sente ad essere un robot sapendo di esserlo? La scienza della post-umanità, o scienza della vita, ha di fronte a sé delle sfide enormi ed un compito difficilissimo: governare se stessa in una fase rivoluzionaria, una fase che insieme alle tecnologie dell'informazione porterà ad una radicale trasformazione della nostra società. Qualche non scienziato, ma illuminato letterato, aveva previsto e immaginato tutto questo cambiamento e così la conclusione del convegno è dedicata al genere letterario della fantascienza e sembra di assistere ad un piccolo tributo del mondo scientifico verso i vari Mary Shelley, H.G.Wells, Jack London, Karel Capek, Isaac Asimov, Aldous Huxley, Gorge Orwell, Philip K. Dick, tanto per ricordare alcuni tra i più grandi scrittori di fantascienza, che hanno disegnato nei loro libri le questioni che oggi rappresentato le grandi sfide della scienza moderna. (S.R.)

Redazione Consiglio Informa

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