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AGGREDIRE IL MERCATO CON UN VINO LUCANO DI ALTA QUALITA'
23 aprile 2004
(ACR) - E' uno dei simboli del territorio lucano. Un prodotto il cui valore era conosciuto sin dai tempi dei Romani che lo utilizzavano mescolandolo ad altre bevande, e la cui tradizione si è andata man mano consolidando e valorizzando. E' il vino, quel nettare con cui si onorava Dionisio, uno degli emblemi della terra di Basilicata. Un prodotto che se nel passato è riuscito ad imporsi catturando l'attenzione anche degli scettici più convinti, in particolare grazie alle «proprietà» dell'Aglianico del Vulture, anche per il futuro può riservare nuove interessanti «sorprese». In particolare, sul fronte dell'economia e dello sviluppo del territorio. D'altra parte, del «valore» del vino lucano sembrano esserne convinti in tanti, a cominciare dai responsabili del Governo regionale che, per valorizzare e caratterizzare il «rosso» di Basilicata, hanno realizzato un ambizioso ed articolato progetto. Obiettivi principali: potenziare i territori attraverso l'agricoltura e rendere unica una determinata area caratterizzando i vigneti che in quel luogo si coltivano. Il programma che il Dipartimento Agricoltura della Regione, in collaborazione con l'agenzia Alsia, l'Università di Basilicata e l'Ateneo di Udine, vuole portare avanti è, infatti, semplice e complesso nello stesso tempo: ossia trasformare i vigneti che si coltivano nelle diverse aree della regione in realtà uniche ed economicamente vantaggiose. Individuando e rafforzando, da un lato, le singole caratteristiche delle produzioni vitivinicole e studiando, dall'altro, le dinamiche dei mercati dove si consumano. Duecentocinquanta mila euro i fondi stanziati e tre le aree dove si metterà in atto il progetto. Le colline materane in cui, a breve, dovrebbe essere prodotto il terzo vino doc della regione, la bassa Val d'Agri dove viene realizzato il Grottino di Roccanova (vino a cui è stata concessa l'Igt) e l'alta Val d'Agri in cui, invece, si coltivano i vigneti che danno vita al secondo vino a denominazione di origine controllata «Terre dell'Alta Val d'Agri». In queste tre aree, i vigneti verranno studiati, analizzati e controllati al fine di renderli vari, diversi tra loro. In qualche modo, unici e capaci di competere sui diversi mercati nazionali e non. A curare questi aspetti i professori delle Università di Basilicata e di Udine. In particolare, l'Ateneo lucano si soffermerà sulla selezione di vitigni autoctoni, portando avanti, nel contempo, anche un'analisi di mercato sulle dinamiche del consumo nel settore finalizzata a valutare con che tipologia di concorrenti i vini lucani devono confrontarsi. L'Università friulana, invece, dovrà analizzare come la natura del terreno sia capace di influenzare la qualità del vino. A coordinare il progetto l'Alsia, Agenzia per lo sviluppo e l'innovazione in agricoltura che attraverso le aziende sperimentali sparse su tutta l'area regionale collegherà la teoria alla pratica, la ricerca al territorio. «Questa iniziativa parte del presupposto che oltre all'Aglianico in regione si stanno sviluppando diverse attività che valorizzano l'agricoltura, le produzioni vitivinicole ed i territori connessi - commenta Gerardo Delfino, amministratore unico dell'Alsia - E' necessario, però, fare in modo che queste produzioni siano varie e per farlo occorre riscoprire i vigneti locali, quelli autoctoni. Sui mercati internazionali, poi, si sono affacciati nuovi produttori, nuove qualità di ottimi vini. Per questo, diventa indispensabile comprendere con che tipologia di concorrenza i prodotti lucani ed il vino, nel dettaglio, dovranno confrontarsi». Insomma, non un semplice progetto ma una vera e propria strategia a favore del mondo vitivinicolo. Certo, i tempi di realizzazione dell'iniziativa non saranno brevi (il programma è, tra l'altro, triennale) ma se si concretizzeranno a pieno essa rappresenterà una concreta occasione di sviluppo e di reddito. «L'obiettivo conclusivo deve essere la caratterizzazione dei nostri prodotti - continua ancora l'amministratore dell'Alsia - per raggiungerlo, però, bisogna investire oggi per ottenere domani. In Basilicata, ci sono diverse varietà di vitigni autoctoni da salvare. Noi, intendiamo recuperarli, reimpiantarli e vedere come reagiscono. Ovviamente per farlo ci vuole il tempo materiale, il medio e lungo periodo. Se tutto andrà secondo quanto ipotizziamo, comunque, potremmo produrre i vini doc della Basilicata con vitigni autoctoni e non con varietà nazionali». Già, perché il traguardo ultimo potrebbe essere proprio quello di produrre i vini lucani con uvaggi autoctoni, magari recuperati dal passato, da una storia che spesso non si conosce. E questo può essere considerato l'obiettivo più difficile ma anche il più ambizioso ed interessante. A.I.