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EVASIONE SCOLASTICA, LA BASILICATA AGLI ULTIMI POSTI
23 aprile 2004
(ACR) - Ad evadere i banchi di scuola si comincia da piccoli. I dispersi del circuito scolastico sono, il più delle volte, quegli studenti virtuali che compaiono in classe solo sul registro ma che, in definitiva in classe, intesa come luogo fisico, non hanno mai messo piede. Oppure sono ragazzi che frequentano le lezioni a intermittenza, tanto di rado da non poter essere giudicati dagli insegnanti agli scrutini finali. In pratica, sono ragazzi che escono dalla scuola dalla porta di servizio e senza aver conseguito il diploma di scuola media. Dall'ultima indagine del Ministero dell'Istruzione, relativa all'anno scolastico 2002/2003, risulta evidente che il fenomeno della "dispersione scolastica" è più che mai dilagante nelle regioni del Mezzogiorno : nell'ultimo anno scolastico più di 3.000 studenti delle scuole medie, e circa 600 delle elementari hanno disertato le aule (fonte: M.i.u.r. – S.a.i.i.t. – Ufficio di Statistica). Tenendo presente questi numeri, c'è da dire che la regione Basilicata risulta tra quelle che stanno meglio. Se si tiene conto, infatti, che la maggior concentrazione di interruzioni è tra gli iscritti che non hanno mai frequentato, la Basilicata si attesta intorno allo 0,03 per cento, contro una media percentuale dello 0,37 delle altre regioni meridionali. Certamente questo basso tasso di abbandono scolastico ha anche a che fare con l'esiguo numero di residenti, per di più la Basilicata colleziona un doppio saldo negativo costituito dal più alto tasso negativo di analfabeti (43,8 per cento), e dal più basso patrimonio di laureati in Italia. I dati provengono dall'indagine condotta dall'Unione nazionale per la lotta all'analfabetismo (Unla). Si parla spesso di dispersione scolastica, ma cosa si intende realmente? Con il termine "dispersione scolastica" si indica un fenomeno complesso che riunisce in sé abbandoni, ripetizioni, bocciature, interruzioni di frequenza, ritardo nel corso degli studi, evasione dall'obbligo scolastico. La dispersione è un fenomeno disarticolato, variabile da zona a zona, con picchi di concentrazione nelle periferie urbane e nelle zone rurali. Il problema è spesso collegato alla mancanza di lavoro dei genitori, al loro reddito e grado di istruzione, alla necessità di lavoro minorile per supportare l'economia familiare e, nella migliore delle ipotesi, alla mancanza di controllo nei confronti di figli troppo spesso senza volontà. Entrano poi in gioco strutture scolastiche inadeguate e impreparate ad affrontare chi fugge, avvicendamenti continui di insegnanti, percorsi didattici troppo rigidi, ma anche discriminazioni verso chi appartiene alla categoria degli svantaggiati. Spesso la catena di insuccessi sul piano dell'apprendimento può contribuire a creare nei ragazzi una situazione di marginalità sociale, determinando un circolo vizioso che demotiva progressivamente i soggetti i quali finiscono col sentirsi inadeguati rispetto alle richieste della scuola. Dal momento che la dispersione scolastica è considerata un fattore di accrescimento della devianza minorile, il ministero dell'Istruzione e il Viminale hanno di recente siglato un protocollo d'intesa finalizzato a ridurre i fenomeni di criminalità e dispersione scolastica, per combattere l'emarginazione e il disagio nelle regioni del Mezzogiorno. Il protocollo, valido fino al 2006, mira a rafforzare la legalità tramite la formazione, a costituire centri di prevenzione e recupero della dispersione scolastica e del disagio giovanile, a migliorare le tecnologie nelle scuole. Per quel che riguarda la Basilicata, già nel 2002, nell'ambito degli interventi finanziati dai Fondi strutturali europei, il MIUR e la Regione si impegnarono a coordinare interventi finalizzati allo sviluppo della società dell'informazione e della conoscenza, a concentrarsi sul fenomeno della dispersione scolastica, al raccordo scuola lavoro. Si sono anche impegnati, altresì, alla realizzazione di strutture edilizie per le istituzioni scolastiche. D'altro canto l'Eurispes dimostra che le maggiori insoddisfazioni, nei confronti dell'istituzione scolastica, risiedono per lo più al Sud e sono dovute soprattutto all'edilizia. Di scuole dalle strutture fatiscenti abbondano esempi, del resto in un territorio ad elevato rischio sismico come il nostro, sembrerebbe una preoccupazione più che mai giustificata. Il terremoto a San Giuliano di Puglia insegna. Seguono però insoddisfazioni relative anche alla carenza di dotazioni informatiche e alla scarsa attenzione per gli alunni svantaggiati. In definitiva, per il rilancio della scuola è necessario portare l'istruzione anche nei centri al di fuori dei circuiti culturali, nelle aree arretrate, ma spesso questo si contrappone alla triste realtà di alcuni piccoli centri lucani, che vede le scuole chiudersi per mancanza di alunni. Ma questo è un altro discorso. (K.S.)