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(ACR) ARTIGIANATO, LA BASILICATA AL TREDICESIMO POSTO
10 maggio 2004
(ACR) - La Basilicata si colloca al tredicesimo posto per l'incidenza delle imprese artigiane sul territorio nazionale. Lo rivela uno studio sull'Artigianato condotto dall'Unioncamere in collaborazione con le Associazioni artigiane e le Camere di Commercio. Dai dati risulta che le imprese lucane artigiane per il 68, 6 per cento sono imprese industriali e per il 20, 8 per cento sono imprese di servizi. Per quanto riguarda l'apporto dell'artigianato alla ricchezza prodotta in Italia quello della Basilicata è pari al 9,8 per cento, contro il 16, 1 per cento del Veneto. Quest'ultima, infatti, è la regione d'Italia che garantisce la percentuale più consistente. Seguono le Marche con il 15, 8 per cento e l'Emilia Romagna con il 14,2 per cento. L'ultima della classe è la regione Lazio che detiene la quota più bassa di valore aggiunto attribuibile alle imprese artigiane. I dati parlano, infatti, di un 4,5 per cento. Cifre, dunque, che inducono ad una riflessione anche alla luce della riforma del titolo V della Costituzione che ha conferito maggiore autonomia alla regioni soprattutto per quanto riguarda le tematiche in materia di artigianato. Proprio in questa ottica si è ritenuto opportuno pensare di avviare una maggiore relazione con le Camere di Commercio che possono e devono essere riconosciute come partner privilegiati per promuovere nuove modalità di interventi, capaci di realizzare servizi mirati e rivolti al giusto sviluppo del settore artigiano. Dai dati, infatti, è emersa la necessità di individuare alcune aree di intervento come il credito, l'innovazione, la qualità, l'internazionalizzazione e la semplificazione amministrativa, la cui promozione porterebbe anche a far registrare un sensibile impatto del sistema dell'artigianato sull'occupazione. Anche in relazione a questa tematica i dati forniti da Unioncamere, durante l'Assise nazionale degli amministratori camerali dell'artigianato e che si è tenuta a Firenze, rivelano che l'incidenza delle imprese artigiane lucane e degli addetti dell'artigianato, escluso il settore agricolo, non è molto significativo si parla infatti di circa il 22,5 per cento. Maggiore incidenza è data dalle Marche e dall'Umbria che registrano, rispettivamente il 30 e il 27, 7 per cento. Alle loro spalle il Veneto (25,5 per cento), la Toscana (25,3 per cento), il Molise (25,2), l'Emilia Romagna (23,6 per cento) e la Sardegna (23,3 per cento). Ma la Basilicata, sempre da uno studio condotto da Unioncamere, risulta essere quasi l'ultima della classe anche per la presenza delle donne nelle imprese. Sembra, infatti, che le donne nelle imprese lucane siano solo 27 mila. Le altre regioni con il più basso numero di donne sono la Valle d'Aosta (10.664) e il Molise (17.176). Non a caso, dunque, si è pensato ad un progetto che potesse favorire l'integrazione delle donne nel mondo dell'economia. L'idea è stata lanciata da Eurochambres (l'associazione dei sistemi camerali di 41 paesi europei), da Unioncamere e dall'Unione delle Camere di Commercio della Grecia, di Cipro e di Amburgo che hanno fatto approvare dalla Commissione europea il progetto "Women in business and in decision making". L'iniziativa si pone come obiettivo quello di realizzare una mappatura completa in tutta l'Unione europea della presenza femminile nei ruoli decisionali all'interno di alcuni organismi pubblici e privati, di analizzare i motivi che sono alla base della sottorappresentatività delle donne nei ruoli decisionali e diffondere le modalità migliori per promuovere l'imprenditorialità femminile. Il termine fissato per la fine del progetto è stato indetto per il mese di febbraio 2005. L'auspicio è che attraverso iniziative di questo tipo si possa anche far fronte alle difficoltà che incontrano le imprese femminile, le quali, dopo aver avuto i primi finanziamenti e le agevolazioni per la partenza, si trovano a dover fare i conti con diversi ostacoli, a partire dai fidi bancari. Ricordiamo che in Italia le imprese "in rosa" sono oltre un milione e l'attività delle imprenditrici italiane si concentra prevalentemente nel settore commerciale e agricolo. Piuttosto consistente è, però, anche la loro presenza anche nel settore manifatturiero, in quello dell'informatica e in quello dei servizi alla persona. (A.D.M.)