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(ACR) CALO DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO IN BASILICATA
10 maggio 2004
(ACR) - Cala il numero degli infortuni sul lavoro in Basilicata. I dati Inail confermano in generale in Italia una diminuzione complessiva già a partire dal 2002 (meno 3,5 per cento). Nel 2003 inoltre i dati tendono ancora a migliorare con una ulteriore riduzione dell'1,8 per cento. Per di più, la riduzione degli infortuni assume una valenza maggiore se valutata in relazione all'andamento dell'occupazione, che sulla base dell'ultima rilevazione Istat delle forze di lavoro (luglio 2003), è cresciuta dell'1% (+231mila nuovi occupati), a sintesi di un incremento dell'1,3% nell'Industria e Servizi e di una perdita del 3% in Agricoltura. Alla Basilicata, in linea con la tendenza nazionale, spetta addirittura una nota di merito in quanto offre dati ancora più positivi. Gli infortuni sul lavoro verificatisi in terra lucana sono infatti passati dai 1.737 del 2002 ai 1.670 dell'anno seguente. Questi dati però registrano una differenza sostanziale fra lavoratori e lavoratrici: per i primi si è rivelato un calo del 6,9 per cento, mentre per le seconde questo calo si è fermato al 3,7. Tuttavia, al di là del dato puramente congiunturale è doveroso sottolineare, come risulta dal rapporto Inail, che gli indici strutturali di frequenza infortunistica mettono in evidenza come il rischio lavorativo per le donne sia nettamente inferiore a quello degli uomini, sia per il complesso delle attività, sia all'interno dei singoli settori. In Basilicata le riduzioni più marcate degli infortuni si registrano nell'Industria e Servizi. Certamente questa flessione, seppure confortante, non deve lasciare calare il livello di attenzione sulla sicurezza del lavoro e sulla tutela globale del lavoratore. Tanto più che in Basilicata risultano in crescita gli infortuni mortali sul lavoro: nel 2002 ce ne sono stati 10; nel 2003 sono diventati 16. Non bisogna abbassare la guardia perché il tema della sicurezza richiede un impegno concreto e giornaliero, e non solo quando avvengono le tragedie, quando si muore di lavoro. E' di prioritaria importanza quindi che ci sia uno sforzo su più fronti, rispetto e controllo delle norme di sicurezza, prevenzione e formazione. La prevenzione non dovrebbe più essere una questione contingente, ma una questione di programmazione, di pianificazione, dovrebbe arrivare a coinvolgere tutti gli attori del processo produttivo: azienda e sindacato prima di tutto, ma anche tutti gli enti che a vario titolo hanno competenze connesse con la sicurezza del lavoro. Poiché è fuori di dubbio che la gravità del fenomeno infortuni sul lavoro derivi da una diffusissima mancanza di rispetto delle norme di sicurezza. La direttiva comunitaria n. 89/391 (direttiva quadro dalla quale è stato recepito il D.Lgs. 626/94) riconosce in capo al datore di lavoro una "obbligazione generale di sicurezza" fondata sul dovere di provvedere all'adeguamento dinamico e costante dei livelli di protezione e sicurezza nei luoghi di lavoro. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso una costante consultazione dei lavoratori affiancata da una sistematica attività di informazione e formazione ed addestramento degli stessi circa le mansioni ed i compiti che sono chiamati a svolgere in azienda. Questi principi generali, che riconoscono i diritti dei lavoratori ad essere informati e formati dal datore di lavoro sui rischi per la salute e la sicurezza nonché sulle misure e sulle attività di prevenzione e protezione relative sia all'impresa sia al singolo posto di lavoro, sono stati introdotti negli articoli 21 e 22 del D. Lgs. 626/94. Un'efficace attività preventiva in materia di salute e sicurezza dei lavoratori non può pertanto essere fondata su semplici e sporadiche azioni successive ad un evento lesivo o nel caso di scampato pericolo, ma si deve basare su una concreta "politica di sicurezza" aziendale che coinvolge tutti i soggetti. Al concetto di "prevenzione" si sta gradualmente sostituendo quello più complesso e coinvolgente di "promozione". In effetti, la promozione della salute, oltre che ad essere attuata nei diversi ambiti del sistema sociale deve essere un principio generale da attuare concretamente anche nei luoghi di lavoro. A questo proposito, la promozione della sicurezza e della salute dei lavoratori può essere raggiunta sia attraverso la valorizzazione dei posti di lavoro, sia riconoscendo un ruolo di fondamentale importanza alle attività informative e formative che coinvolgono tutti i soggetti aziendali. In sintesi, una corretta "politica di sicurezza" aziendale parte necessariamente da una regolare attività di consultazione dei lavoratori, supportata da un'adeguata fase di addestramento degli stessi, con periodici e sistematici aggiornamenti a carattere informativo e formativo. In ogni modo, predisporre standard minimi di sicurezza a livello legislativo e impegnarsi a verificare che questi siano realmente applicati è un ottimo punto di partenza per combattere il problema della sicurezza sul lavoro anche all'interno di quei settori che per loro caratteristiche intrinseche sfuggono all'attenzione generale. (k.s.)