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(ACR) STORIE DI DONNE LUCANE: LE VINCITRICI DEL SECONDO CONCORSO

13 maggio 2004

© 2013 - donne_in_migrazione.jpg

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(ACR) - Un riconoscimento al coraggio di raccontarsi, un premio alle donne lucane sparse nel mondo. Anche il secondo concorso Storie di donne lucane indetto dalle Commissioni Regionali Pari Opportunità e Lucani nel Mondo, insieme con l'Università degli Studi di Basilicata, si è caratterizzato non solo come mezzo privilegiato di espressione della realtà esteriore ma anche come specchio del proprio mondo interiore. Un'arte di per sé difficile quella di scrivere, di interpretare, cogliere le dimensioni che sfuggono ai più e saperle trasmettere nella pienezza del loro significato. Tanto più scrivere la propria storia, fatta di vicissitudini, sacrifici, tensioni e passioni di chi, tramite la scrittura, tiene vivo il legame con la madrepatria dalla quale ci si è amaramente separati. In tal senso, deve essere letto il premio che si è voluto assegnare alle donne lucane sparse nel mondo. Il premio "Storie di donne lucane", alla sua seconda edizione, è stato assegnato il 14 aprile, durante la cerimonia di premiazione tenutasi presso il Liceo Classico "Duni" di Matera. Numerose le storie che hanno arricchito il concorso: dalla Germania all'Argentina, dal Cile all'Uruguay all'Australia, Canada, Brasile e Panama, sulla scia del successo e dell'interesse suscitato dal primo concorso, i cui racconti (curati da M. Schirone nel volume omonimo), diedero voce e fisionomia alle tante storie silenziose delle donne emigrate. La Commissione giudicatrice, costituita da Rita Enrica Librandi, preside della Facoltà di Lettere dell'Università di Basilicata, da Maria Anna Fanelli, presidente della Commissione Regionale Pari Opportunità, e da Maria Schirone, delegata della Commissione Regionale Lucani nel Mondo, ha valutato i racconti pervenuti ed ha scelto: per la sezione Europa il racconto "LA TEDESCA", di Anna Picardi (da Stoccarda, Germania), già vincitrice della precedente edizione del Concorso, con la seguente motivazione: "La significatività riguardo alle vicende dell'emigrazione è data dall'intrecciarsi delle vite di emigrati provenienti da esperienze diverse e dal loro contatto con la storia di uno dei paesi ospitanti, l'Argentina negli anni del golpe. Racconto intenso, che parte da una vicenda famigliare ma si estende agli accetturesi in Argentina, alla repressione e alla censura politica, ai personaggi della resistenza, di cui l'Autrice conserva un ricordo struggente". Per la sezione Paesi extraeuropei il racconto "E TU A CHI APPARTIENI?", di Carmela La Fratta, da Panama, con il seguente giudizio: "Significativi sono stati gli esiti positivi avuti dall'autrice narrante nei tentativi di affermare e continuare la lingua e la cultura italiana, rifiutata in gioventù e successivamente rivendicata. Storia interessante su vari fronti, consapevole che l'intreccio di culture diverse rappresenta un'opportunità di arricchimento della propria identità". Ex aequo, "LA MIA VITA" di Rosalba d'Agostino, da Melbourne, Australia: "La vicenda ricostruisce condizioni e situazioni tipiche dell'emigrazione. È una testimonianza indiretta sui problemi generati dall'impatto con una lingua straniera. Il racconto, dalla narrazione intensa, si snoda in parti chiaramente identificabili: la nostalgia del passato; la partenza e la difficoltà dell'arrivo. Ma poi il racconto ci fa intravvedere un'altra forte figura femminile: la madre che, in assoluta solitudine, affronta la tragedia e la supera" . Il premio è stato dedicato a Felicia Muscio, una lucana di Oppido che alla fine del XIX secolo lasciò il paese insieme alla figlioletta di cinque anni per un indicibile viaggio in Sud America, per nave e poi attraverso le Ande con mezzi di fortuna su muli e carretti, e ancora per mare verso il nord del Cile, per raggiungere il marito nella lontana Iquique. La sua storia, raccontata dalla Schirone nel suo volume "I lucani in Cile"(1999), è stata scelta a rappresentare tutte le donne lucane emigrate nel mondo; a lei il maestro Antonio Masini ha dedicato il monumento "Felicia de los Andes", che oggi si staglia a Iquique, di fronte all'oceano. Più che un premio, quindi, un'attestazione dovuta, un elogio a tutte le donne, e non solamente alle premiate del concorso, per la semplicità, la schiettezza e il sentimento con cui parlando di loro, specularmene, parlano dell'identità della propria terra. (G.R.)

Redazione Consiglio Informa

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