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(RegioneInforma) "LA CITTA' SUL MONTE SIRINO ED IL PROBLEMA DI SIRINOS"

28 maggio 2004

© 2013 - rivello.jpg

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(ACR) - "La città sul monte Sirino ed il problema di Sirinos" di Francesca Guandalini, rappresenta un lavoro di tesi attento e analitico che ha meritato l'attestazione, da parte del Consiglio Regionale della Basilicata, di una tra le migliore tesi prodotte per ampliare le conoscenze sulla regione. Sin dalla prefazione, sono estremamente chiari gli obiettivi del lavoro e le questioni oggetto dell'analisi. Dalla lettura del primo capitolo, si ha una panoramica d'insieme del territorio in questione, quello della Comunità Montana del Lagonegrese. Un'area, per lo più, collinare compresa tra i 500 e i 1000 metri di altitudine; un lembo di terra che si incunea tra la Campania e la Calabria e costituisce l'unico sbocco della Basilicata sul mar Tirreno. Il monte Coccovello ad ovest, la media valle del fiume Noce ad est e la costa tirrenica a sud, fanno da corollario ad un paesaggio ricco di natura, a paesi, come Rivello, Lagonegro e Maratea che ancora oggi rivestono un ruolo importante per la Basilicata. In particolare, lo studio si incentra sull'area di Rivello, luogo che è un vero e proprio concentrato di elementi ambientali e storico-archeologici. La Guandalini traccia perfettamente, tramite le parole, il percorso fisico e quello realmente compiuto tra i tratturi e le montagne che si diramano intorno alla zona occupata dal maestoso monte del Sirino. Un percorso necessario, indispensabile che l'autrice stessa ritiene di aver dovuto compiere per redigere compiutamente la tesi e per prendere contatto con un territorio a lei sconosciuto. Il fiume Noce, denominato "Vallone della Pietra" nella sua parte iniziale, "valle del Noce" nella zona pedemontana e come "fiumara di Castrocucco" alla foce, è uno dei centri focali da cui partire per la scoperta del territorio e della sua antica storia. Vengono passati in rassegna le cime montuose del monte Papa e del Sirino, il laghetto "Laudemio", di origine glaciale, formato da detriti morenici rotolati dal pendio del monte Papa. La lunga descrizione geomorfologia di questa zona risulta propedeutica, non solo per evidenziare i tratti peculiari di un territorio multiforme, pieno di ricchezze naturali anche se soggetto a molteplici problemi di tipo idrogeologico ma, soprattutto, per comprendere le ragioni che guidano l'interpretazione della Guandalini sull'esistenza di una città arcaica detta "Sirinos". Il sito, Serra la Città, collocato proprio lungo questo percorso geografico e sviluppatosi nel cuore della civiltà di Rivello, costituisce l'area archeologica più importante della zona. Lo stretto legame tra Serra la Città e "Sirinos" è corroborato da tanti e precisi indizi che costituiscono il tema dei capitoli successivi. Sempre nel primo capitolo, dedicato alla presentazione del territorio, veniamo a conoscenza del fatto che il Lagonegrese è stata, da sempre, l'area con la maggior coefficienza di boscosità. Il ruolo fondamentale del bosco si evince dal numeroso elenco di fitonimi, citato dalla Guandalini, che nominano le contrade di Capo d'Elci (leccio) e di Madonna del Rovereto (sughero), dal fiume Noce, dal nome originario del paese Bosco, il cui toponimo divenne Nemoli (dal latino nemus olim, "una volta Bosco") nel 1828. Ma Rilevante nello studio non solo la presenza dei boschi. Anche l'esistenza di strutture del monachesimo basiliano è attestata dai toponimi di Ponte Santi Quaranta, Campo del Monaco e Ponte di S. Pietro. Lungo le numerose vie interne costeggianti il percorso del fiume Noce, la candidata segnala puntualmente la presenza di rinvenimenti appartenenti soprattutto all'epoca romana ma anche a epoche successive che videro il passaggio di numerosi e gloriosi popoli. Critico, poi, il giudizio sulle conseguenze dell'incontrollato disboscamento che determinò, soprattutto a Rivello, proprio sulla collina di Serra la Città un cambiamento sostanziale sull'economia e il dissesto ambientale. Nel paragrafo sulla viabilità, l'autrice affronta la questione dei collegamenti che interessarono la costa ionica e quella tirrenica, sia in epoca greca che romana. L'autrice indica diversi tracciati, in base a motivazioni di tipo topografico e storico- antropologiche, di alcuni probabili percorsi che uniscono la piana di Sibari con il Tirreno, avvalorando l'ipotesi di G. Vallet sulla maggiore importanza delle rotte marittime rispetto a quelle istmiche come vie di collegamento utilizzate dagli antichi popoli, i Sirini, che abitarono questa parte della regione. Il secondo capitolo si focalizza interamente sulle fonti (letterarie, numistiche e epigrafiche), sulla storia degli studi e degli scavi condotti a Serra la Città. In particolare, viene fatta presente la controversia sull'identificazione della città su cui dibatterono molti critici, tra i quali Antonimi, Giustiniani, Lavava e Racioppi. L'autrice, pur facendo tesoro dei loro punti di vista, mette in rilievo l'interpretazione di Zancani Montuoso. Nell'opera di questa studiosa si arriva a ipotizzare, in base alle testimonianze lasciate da Plinio, la possibilità che l'abitato di Serra la Città possa identificarsi con la città del popolo dei Sirini. Nel terzo capitolo vengono passate in rassegna le varie testimonianze archeologiche, il rinvenimento di 5 tratti caratterizzati dai 53 siti pervenuti alla luce dagli scavi eseguiti, dal 1987 al 1992, dalla Sovrintendenza Archeologica della Basilicata che hanno dato modo di scoprire i resti di antiche fortificazioni, di una vasta necropoli, di abitati e siti come quello di Mascalcia. Interessante, poi, l'analisi della scritta rinvenuta sulla tavoletta II SO Rivello del Foglio 210 dalla quale si evince il toponimo di Serra la Città':unione di una metafora oggettuale "Serra" con il sostantivo generico "Città". Con la metafora, spiega la Guandalini, si vuole descrivere la morfologia della collina mentre, con il sostantivo, la consapevolezza popolare dell'antica esistenza di un abitato, posto proprio sulla collina su cui sorge Rivello. L'autrice del testo è concorde con l' ipotesi che l'antico nucleo abitativo sia stato distrutto da un'alluvione, anche se riporta la più tradizionale credenza che voleva attribuirne la scomparsa ad un'invasione di formiche. L'interpretazione dei dati archeologici che il territorio esaminato ha evidenziato, costituiscono l'epilogo con il quale si chiude lo studio della Guandalini. Le conclusioni alle quali si giunge, ribadiscono la tesi iniziale con la quale si è dischiuso il lavoro: la rilevanza assoluta del sito di Serra la Città, non solo rispetto agli abitati circostanti e lungo il percorso fluviale del Noce ma, e soprattutto nei riguardi del vasto territorio del Sirino. (L.L)

Redazione Consiglio Informa

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