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(RegioneInforma) LA VITICOLTURA IN BASILICATA CONTINUA A PUNTARE SULLA QUALITA'

31 maggio 2004

© 2013 - vitigni.jpg

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(ACR) - La viticoltura in Basilicata riveste un ruolo di notevole importanza sul piano economico, ambientale, sociale e culturale. Il settore vitivinicolo lucano, seppure quantitativamente contenuto, rappresenta un elemento trainante nei confronti delle altre produzioni agricole grazie anche al crescente consenso riscosso in campo nazionale e internazionale dalle sue produzioni enologiche. I produttori vinicoli lucani puntano sui vini a tutela garantita e sull'export. Per molte aziende l'obiettivo principale è la vinificazione di qualità, attraverso la selezione delle varietà viticole e la consulenza di esperti enologi. Un impegno premiato soprattutto dal mercato internazionale. In Basilicata sono presenti due tipi di denominazioni di qualità: la doc dell'Aglianico del Vulture e del Terre dell'Alta Val d'Agri e l'Igt del Basilicata e del Grottino di Roccanova. Come conferma il responsabile regionale del settore vitivinicolo, Filippo Corbo, la superficie vitata lucana è pari a 4.000 ettari. Nel 2003 sono stati complessivamente prodotti 284mila ettolitri di vino, con una resa che va dai 250-300 quintali di uva per ettaro del Metapontino ai 50 quintali per ettaro di alcuni vigneti del Vulture. Quello della viticoltura è un settore che vanta radici antiche in Basilicata. Un impulso determinante venne, infatti, dagli insediamenti delle prime colonie greche. La viticoltura andò sempre più acquistando importanza ed il vino diventò così oggetto di commercio fra le popolazioni. Riguardo, però, alla qualità e al tipo di vini che quelle genti producevano ed imbarcavano sui vascelli delle rotte che facevano capo al Metapontino non si sa nulla. Si conosce qualcosa di più solo dell'epoca romana. Il poeta Orazio, nativo di Venosa, nelle sue Odi accenna spesso alla vite e al vino della sua terra; Plinio il Vecchio ricorda la fama dei vini di Tempsa, antica città lucana ora scomparsa, e di altri centri vinicoli come Buxentum, l'odierna Policastro Bussentino. Nessun pasto che si rispetti può fare a meno di una buona bottiglia di vino, e in Basilicata, nonostante un solo vino abbia la denominazione di origine controllata (d.o.c.), le qualità prodotte sono varie e anche di pregio. La maggiore casa vinicola lucana, la "Cooperativa Basilium Winers" con sede ad Acerenza, produce un milione di bottiglie con quindici vini diversi (tre Aglianico Doc). L'80 per cento è destinato ai mercati internazionali e il fatturato annuo è pari a 2 milioni di euro. La strategia di fondo è quella di investire sulla qualità e ciò trova un gran riscontro sul mercato. Una novità del comparto vinicolo è la Siao (Società interconsorziale alimentari e ortofrutticoli) con sede a La Martella (Matera). Di proprietà del Consorzio agrario regionale della Lucania e Taranto, la Siao è presente sul mercato con l'etichetta "Ortotonico". Solo da pochi anni ha deciso di arricchire la sua offerta di prodotti agroalimentari lucani con due vini rossi Aglianico Doc. Delle 65 mila bottiglie "Ortotonico" il 70 per cento viene esportato all'estero. Il suo fatturato si aggira intorno ai 150mila euro. Sulla stessa scia si muove anche l'Azienda agricola biologica "Pisani" di Viggiano che produce quattro vini (di cui tre Doc). Essa commercializza 80mila bottiglie, di cui il 60 per cento destinate all'export, con un fatturato di circa 300mila euro. Particolarità (che il mercato sembra apprezzare) di quest'ultima casa vinicola, è la coltivazione biologica in un ambiente quasi del tutto privo di parassiti. E ancora, l'Azienda agricola Cantine Graziano produce due dei suoi quattro vini con il Grottino di Roccanova Igt. Ha una vendita di 50mila bottiglie che gli fruttano un fatturato di 150mila euro. Questa volta, però, solo il 10 per cento della produzione è destinato al mercato estero, mentre l'80 per cento va al mercato regionale e la rimanente quota a quello nazionale. Chiunque si intenda un po' di vini sa che la qualità non si misura solo dal marchio d.o.c., che comunque rimane la migliore garanzia dei metodi di coltivazione della vite e di vinificazione. La Basilicata è terra generosa in fatto di vini e nonostante la produzione sia assai frammentaria, molti sono i vini degni di nota, tra questi l'Aglianico del Vulture occupa certamente un posto di rilievo. È senza dubbio tra i migliori vini prodotti in regione ed è anche l'unico a fregiarsi dal 1971 del marchio d.o.c. Prodotto nella zona del monte Vulture (antichissimo vulcano spento che per l'origine dei suoi terreni conferisce al vino quelle caratteristiche di gusto così rare e tanto apprezzate), è annoverato tra i migliori vini d'Italia e d'Europa. Non a caso ha ricevuto moltissimi riconoscimenti in campo internazionale. L'Aglianico del Vulture d.o.c. è prodotto da vitigni introdotti ai tempi della Magna Grecia. In Basilicata, infatti, l'arte enologica era già conosciuta in tempi antichi, molto prima che molte delle varietà d'uva autoctone delle regioni dell'Italia settentrionale venissero coltivate e trasformate in vino. Conosciuto, dunque, e rinomato già ai tempi dell'antica Roma, l'Aglianico del Vulture era in origine denominato "Ellenico" e veniva utilizzato per migliorare il Falerno, vino tanto caro ai Romani e ai poeti dell'antichità. Con il tempo la fama del vino crebbe sino a divenire il vino preferito dai signori del Regno di Napoli. Alla fine del XV sec. il suo nome si trasformò da "Ellenico" in "Aglianico". Oggi sono migliaia gli ettari di terreno agricolo nel Vulture interessati alla coltivazione di uve del vitigno Aglianico, in un territorio che comprende i comuni di Venosa, Acerenza, Atella, Banzi, Barile, Forenza, Ginestra, Genzano di Lucania, Lavello, Maschito, Melfi, Palazzo S. Gervasio, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida. A Venosa la Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria rifornisce la maggioranza delle aziende che imbottigliano il vino Aglianico. Un 40% della produzione di Aglianico è destinata fuori regione dove viene utilizzata per migliorare altri vini. Tra Rionero in Vulture e Barile altre case vinicole da anni producono e imbottigliano Aglianico del Vulture d.o.c. di eccellente qualità. In conclusione, pur essendo ancora elevata la percentuale della produzione vinicola destinata all'autoconsumo e a forme di commercializzazione elementari, cresce di anno in anno il numero dei produttori impegnati a valorizzare e a qualificare il proprio prodotto. Per di più in Basilicata, il concorso di diversi fattori consente di ottenere una produzione vinicola di elevato livello qualitativo, con caratteri di tipicità specifici per le diverse aree di coltivazione. Se è vero che la qualità premia, non resta dunque che continuare su questa strada. (k.s.)

Redazione Consiglio Informa

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