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(RegioneInforma) ENERGIE RINNOVABILI E CERTIFICATI VERDI : ORIZZONTI LONTANI.

20 luglio 2004

© 2013 - foto_art.7.jpg

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(ACR) - In Italia, ma soprattutto nel Mezzogiorno, l'idea di generare elettricità da fonti rinnovabili è sempre stata associata al concetto di incentivo a supporto di una tecnologia che, confrontata con la produzione da combustibile fossile, risulta meno competitiva. Questo è stato il principio ispiratore del CIP6, un meccanismo di supporto pubblico garantito. Oggi, finita l'epoca degli incentivi, si cerca di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili ricorrendo alle forze di mercato. Il primo passo necessario è proprio la creazione di un mercato ad oggi inesistente. E' quello che si sta cercando di fare con l'introduzione dei certificati verdi. Fatto questo, l'energia rinnovabile si trasformerà in un bene commerciabile separatamente, il cui prezzo rispecchierà il meccanismo tipico di domanda offerta. Per ora si sono soltanto delineati i confini normativi del nuovo mercato delle energie rinnovabili, i certificati verdi, l'obbligo del 2%, la sede delle trattazioni, mentre ancora non si sono pienamente individuati quali saranno i nuovi attori ad animare la scena. O meglio, il regolatore ne ha suggeriti solo alcuni cioè i produttori di energia elettrica, gli unici che sono stati forzati ad entrare nel nuovo mercato attraverso l'obbligo del 2%. E' una scelta nel solco della tradizione secondo la quale la responsabilità di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili è sempre ricaduta sui produttori e non hanno in alcun modo interessato i consumatori. La possibilità di vendere direttamente ai consumatori "energia verde" rappresenta in tutto il mondo una delle opportunità offerte dall'apertura alla competitività dei mercati dell'energia elettrica. I mercati verdi muovono appena i primi passi ed avranno bisogno, per affermarsi, sia di più incisive politiche energetiche finalizzate al sostegno delle rinnovabili, sia della maturazione nell'opinione pubblica di una più accentuata sensibilità ambientale. Da sondaggi di opinione ed indagini di mercato è emerso che, almeno nei Paesi dove più avanzato è il processo di liberalizzazione,vi è una "nicchia di mercato" costituita da consumatori che desiderano acquistare energia verde e per questo sono disposti a pagare di più l'energia consumata. Questa è, in ultimo l'essenza del "green pricing", non un'opzione tariffaria come le altre, ma un'opportunità offerta al consumatore, tramite l'acquisto di elettricità prodotta in modo sostenibile, di promuovere la realizzazione di contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale. In prospettiva, una diffusione del "green pricing" potrebbe dare a quello che era una volta un "semplice utente" il "potere" del cliente, e quindi favorire la nascita di un mercato dell'energia orientato dalle scelte del consumatore. L'introduzione dei sistemi di "green pricing" può essere considerata una naturale conseguenza del processo di liberalizzazione dei mercati dell'energia elettrica e come tale si è potuta pienamente sviluppare solo negli ultimi due o tre anni. Eppure il successo è stato al di sopra delle aspettative. Si pensi al caso della Germania. Il numero di clienti che hanno sottoscritto un'opzione verde è cresciuto dai 30.000 del 1999 ai 230.000 del Maggio 2000. Le aziende che vendono energia verde sono passate da 44 a 162 l'energia venduta da 90 a 570 GWh.Elemento essenziale per il successo dei programmi di "green pricing" è la fiducia del consumatore: senza di essa ogni proposta commerciale, per quanto ben articolata e sostenuta da un'efficace campagna di marketing, è destinata al fallimento. Di qui l'importanza che, fin dalle prime esperienze, ha assunto il problema di definire una certificazione autorevole ed indipendente e tale da mettere a disposizione del consumatore uno strumento di "immediata lettura" che garantisca la credibilità del "prodotto verde" offerto. In considerazione del carattere volontario dell'adesione ai programmi di certificazione, evidentemente nessuno potrebbe vietare ad un'azienda di proporre un'opzione non supportata da alcuno schema di certificazione di origine dell'energia, ed infatti vi sono stati esempi di questo tipo. I risultati non sono stati, tuttavia, molto incoraggianti e ciò ha contribuito a confermare ciò di cui molti erano convinti all'origine: la certificazione è un elemento assolutamente cruciale del "green pricing" e senza di essa il sistema non ha futuro. Allo stato, come risulta dalle iniziative che sono nate e si sono sviluppate negli ultimi due anni, la proposta commerciale è quasi sempre strettamente collegata ad uno specifico sistema di certificazione. L'ormai diffusa accettazione della necessità di disporre di strumenti di certificazione del prodotto energetico, ha condotto alla nascita, per iniziativa di Enti diversi, di molteplici schemi di certificazione e ciò sta producendo un effetto di disorientamento sia negli operatori di settore che nei consumatori più colpevoli. La certificazione dovrebbe aiutare il consumatore a scegliere il prodotto più idoneo alle proprie aspettative, ma se lo stesso trova sul mercato prodotti analoghi con "loghi" diversi come potrà decidere quale di essi dia maggiore affidabilità? Il problema di rendere omogenei i criteri e giungere al livello nazionale ad un sistema omogeneo, è emerso in molti Paesi(Australia,Stati Uniti, Germania). In Australia un gruppo di lavoro costruito dai rappresentanti dei più importanti stati della federazione, ha prodotto nel corso del 2000 il "National Green Power Accreditation Program" costruito sul modello del programma operativo del Nuovo Galles del Sud. In Germania un'organizzazione ambientalista (EUROSOLAR), che ha promosso uno dei tre schemi di certificazione tedeschi, si è proposta come punto di riferimento per una certificazione europea per ora limitata ai soli Paesi membri dell'Unione europea. Per noi, a sud dell'Europa e a sud dell'Italia, il lavoro da fare è ancora faticoso e lungo. I programmi comunitari, sostenuti e gestiti dalla Regione aprono a questo tipo di mercato, ma resta ancora da coinvolgere e sensibilizzare, oltre che i cittadini lucani anche le imprese e le aziende del settore che si vedono interessate a sostenere questi progetti. (M.R.D.P.)

Redazione Consiglio Informa

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