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(RegioneInforma) "LA RIFORMA FONDIARIA A TRICARICO NELL'AZIENDA TURATI DI CALLE"

01 settembre 2004

© 2013 - tricarico_5.jpg

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(ACR) - Ne "La Riforma Fondiaria a Tricarico nell'Azienda Turati di Calle" l'autore Fabio Fontana ricostruisce, attraverso l'utilizzo di preziosi documenti inediti accompagnati da importanti testimonianze orali, l'interessante vicenda dell'azienda agricola "Calle" del cavaliere Turati a Tricarico, uno degli esempi più importanti del periodo del riformismo agrario nella Basilicata di metà secolo scorso. L'azienda di Silvio Turati, che operò a "Calle" tra il 1920 e il 1950, comprendeva terreni e proprietà situati nella montagna interna materana, per la maggior parte improduttivi, portati in dote dalla moglie Lucia Ottolini. Il Turati affidò a esperti la direzione dell'azienda, furono molti i tentativi per introdurre innovazioni nella coltivazione e nella gestione di quelle vaste terre. Tra i più importanti ricordiamo l'affidamento in mezzadria a coloni veneti, la ricerca di sorgenti, l'installazione di silos per il bestiame e le prime iniziative di sericoltura, e ancora furono fatti importanti tentativi di miglioramento fondiario, mentre si avvicendavano i primi direttori per cambiare il modo di gestire le terre. Utilizzate tecniche nuove per una realtà come quella della Basilicata, una realtà che offriva ancora un'immagine di estrema arretratezza, di miseria, di dolore, una realtà dove le reti stradali e le reti ferroviarie erano pressoché inesistenti, e questo contribuiva all'isolamento della maggior parte dei comuni dal resto del mondo. Inoltre, le durissime condizioni ambientali avevano costretto le popolazioni locali ad abitare sulla sommità dei colli, in villaggi di piccolissime dimensioni. Nelle abitazioni mancavano la luce, i servizi, gli ambienti erano umidissimi, malsani ed era alto il rischio di contrarre la malaria. La casa tipica era costituita da un monolocale in cui le famiglie numerose vivevano ammassate a stretto contatto con gli animali domestici, e questa promiscuità favoriva il diffondersi delle malattie, specie quelle contagiose come la tubercolosi. L'alimentazione delle famiglie contadine era molto carente dal punto di vista proteico, la carne si mangiava di rado e la dieta era costituita da zuppe di verdure o cerali, tutto questo facilitava la possibilità di contrarre infezioni e il crescere con malformazioni fisiche. A fronte di una resa agricola per ettaro inferiore di un terzo rispetto a quella nazionale, la grande emigrazione costituiva l'unica opportunità esistenziale per moltissime persone. Turati, con i preziosi suggerimenti della cattedra Ambulante di Agricoltura della Provincia di Matera, creò nel giro di tre anni, dal 1931 al 1934, un borgo rurale a "Calle", dotato di strutture, di servizi, di una chiesa, di strade, case coloniche, una scuola, un campo sportivo. Furono anche creati dei collegamenti con Tricarico per facilitare l'insediamento stabile su quel territorio. Insediamento che fu incentivato sopratutto dai contratti di mezzadria che passarono da uno a sei anni, favorendo così le colture agrarie migliori, razionalizzando lo sfruttamento dei suoli e aumentando l'allevamento bovino. Furono, inoltre, incentivate le colture di foraggio e le piantagioni di alberi da frutta e di oliveti, furono costruite case, stalle, pozzi, vi fu l'allacciamento all'energia elettrica. Forte era l'impegno per la lotta alla malaria e per il miglioramento delle condizioni sociali della popolazione e, infatti, fu istituita anche una guardia medica. Il mezzadro, dall'altro lato, doveva impegnarsi nella difesa dei suoli e delle strade vicino al suo podere. Era previsto un "Libretto colonico" pensato per acquistare fiducia dai contadini lucani che accettavano di lavorare nelle condizioni sancite, mentre fino ad allora erano abituati a contratti poco convenienti voluti da proprietari assenteisti che non abitavano in loco. Tutto questo, come si può intuire, era un qualcosa di innovativo per un comune dell'Italia meridionale degli anni '20, un qualcosa sicuramente più adatto al settentrione d'Italia dal quale Turati proveniva. Infatti, le popolazioni locali si dimostravano restie e diffidenti verso ogni miglioria e cambiamento. L'innovazione introdotta con queste misure fu molto importante essenzialmente per due motivi: innanzi tutto fu interrotta la tendenza secolare che aveva sempre visto l'agricoltura e l'allevamento non compatibili, e in secondo luogo, cessava il possesso e lo sfruttamento da parte del proprietario, sostituiti da una collaborazione in un'ottica di continuo sviluppo. Importante è ricordare il 1934, anno in cui fu costruita una strada degna di questo nome. Cambiò, inoltre, la gestione del patrimonio forestale, utilizzando per la prima volta criteri moderni, stabilendo i turni dei tagli di comune accordo con la Guardia Forestale, fu pulito il sottobosco, e nei punti più degradati del bosco, si intervenne con la riforestazione. La produttività dei suoli aumentò notevolmente grazie alla concimazione, e con i contratti di mezzadria vi fu un riordino dei lotti di terreno con cui si cercò di evitare l'eccessiva parcellazione degli anni precedenti. Il costante e sorprendente aumento della produzione soprattutto agraria non dovette sfuggire all'attenzione delle autorità del tempo poiché l'azienda Turati vinse nel 1933 il premio di maggior produttore granario d'Italia, notizia questa che, considerate le condizioni della Basilicata, il suo stato di abbandono di dissesto e di miseria, suscitò una notevole sorpresa tra i contemporanei del tempo. L'azienda agli inizi degli anni Cinquanta era ripartita in sedici poderi gestiti a mezzadria, più il podere di "Calle" condotto direttamente dal proprietario. "Pare impossibile che un'azienda di questo calibro sia esistita per tanto tempo nella quasi totale indifferenza dei contemporanei", scrive Fabio Fontana e continua ancora, "bisognerebbe riflettere sul valore di pagine di storia regionale come questa e sul perché sono taciute o sottovalutate". Indubbiamente il sistema di mezzadria rappresentò un indiscutibile successo nella modernizzazione della tenuta del Turati. L'azienda cambiò il modo di coltivare la terra, portò innovazione, contrastò la polverizzazione degli appezzamenti, realtà molto diffusa in Basilicata in quegli anni. I grandi possidenti, come già accennato, erano sempre assenti, essendo i loro interessi curati da gestori che risiedevano in loco e affittavano ai contadini una miriade di piccolissimi appezzamenti. Questa situazione, insieme con l'aspetto fisico e la particolare morfologia dei luoghi, ai collegamenti impossibili fino ai primi del Novecento, ha da sempre condannato la Basilicata all'isolamento, al disagio e all'abbandono da parte di tanti suoi abitanti. La Riforma Fondiaria degli anni '50 ha rappresentato uno dei momenti più importanti della difficile strada verso la modernizzazione del nostro Paese. La Riforma portò allo scorporo della tenuta "Calle" e a Silvio Turati, all'atto della stessa, furono confiscati complessivamente oltre 1484 ettari, ed egli rinunciò al terzo residuo spettante per legge ai proprietari. Tuttavia, anche dopo lo scorporo, a Tricarico, non si riuscì a soddisfare in modo adeguato l'elevata richiesta di terra a cui la legge di riforma intendeva rispondere per l'eccessivo frazionamento delle quote. Ancora oggi sorgono dei dubbi sull'utilità sociale dello scorporo dell'azienda Turati. E ci si chiede perché non si tenne conto dei cambiamenti e delle innovazioni che l'azienda Turati aveva apportato? Chiaramente non si ha la possibilità di rispondere a quesiti di tale complessità, ma leggendo questo libro si possono ricostruire puntualmente le tappe di questa vicenda. (A.C.)

Redazione Consiglio Informa

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