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(RegioneInforma) "GIACOMO MATTEOTTI 80 ANNI DOPO", SAGGIO DI TORRIO E STRAZZA
08 settembre 2004
(ACR) - Edito dalla Federazione Provinciale dello Sdi di Potenza, il breve saggio storico "Giacomo Matteotti 80 anni dopo", a firma di Margherita Torrio e Michele Strazza, propone un'attenta rivisitazione della figura, dell'opera e dell'azione di Giacomo Matteotti, rapito a Roma il 10 giugno del 1924 dalla banda Dumini (la cosiddetta ceka fascista) e poi barbaramente assassinato. La pubblicazione del lavoro dei due storici lucani rappresenta un'ulteriore testimonianza dell'impegno da parte dello Sdi lucano per documentare gli avvenimenti più significativi della Storia dei Socialisti in Basilicata, un'occasione per invitare tutti a riflettere sull'importanza e sul significato della lotta e del sacrificio per la libertà e la democrazia e per offrire, soprattutto alle giovani generazioni, un esempio di vita e valori che non possono e non devono andare dispersi. "Il suo impegno, prima, e il ricordo di lui poi – afferma Margherita Torrio - costituiscono un riferimento; da subito la sua commemorazione, da parte dei socialisti, non fu scevra dalla volontà di capire il senso della sua lotta politica, volendo, in realtà, capire il senso dell'essere socialisti". Anche in Basilicata vi furono reazioni alla notizia del rapimento, ma i tentativi di protesta - riferisce Strazza - sono stroncati sul nascere da "una macchina poliziesca che funzionava a pieno regime, specialmente nel controllo della corrispondenza". Nato il 22 maggio 1885 a Fratta Polesine (Rovigo), non ancora quattordicenne Matteotti inizia la sua militanza nella gioventù socialista diventando ben presto un esponente di primo piano del movimento socialista. Si laurea in giurisprudenza a Bologna nel 1907 con il massimo dei voti, discutendo una tesi sui "Principi generali della recidiva", poi ampliata e pubblicata nel 1910 col titolo "La Recidiva. Saggio di revisione critica con dati statistici", ma la sua vera vocazione è la politica. Consigliere provinciale di Rovigo nel 1910, tra il 1912 e il 1919 svolge un'intensa attività di amministratore locale. Nel 1919 è eletto deputato e viene riconfermato nelle successive elezioni dell'aprile del 1921. Ad ottobre del 1922, per scissione dal Psi, nel congresso di Roma, i socialisti riformisti danno vita al Psu, Partito Socialista Unitario Italiano, eleggendo, all'unanimità, Matteotti segretario del partito. Contro la guerra esercita un'azione incessante e per questo motivo è dispensato dal servizio militare attivo e internato in Sicilia. La sua linea di intransigenza antifascista e le sue coraggiose denunce lo mettono nel mirino dello squadrismo, subendo a Ferrara, nel gennaio del 1921, la prima di una serie di aggressioni dei fascisti. Il 12 marzo a Castelguglielmo, nel Polesine, viene addirittura rapito da un gruppo di squadristi. A questo episodio fa seguito un'altra aggressione a Padova il 16 agosto. Memorabile il duro discorso del 30 maggio 1924 pronunciato alla Camera con cui denuncia le violenze e i brogli commessi dai fascisti per vincere le elezioni del 6 aprile dello stesso anno, in seguito alla nuova legge maggioritaria ideata dal deputato fascista Giacomo Acerbo, e la violenza sociale e politica di un regime di dittatura. E fu proprio in quello storico discorso del 30 maggio che - ricorda Strazza – Matteotti "cita espressamente il caso di Melfi, in Basilicata, dove alcuni elettori erano stati percossi perché volevano esercitare il proprio diritto di voto". Il 10 giugno 1924, alle ore 16.30, sul lungotevere Arnaldo da Brescia, mentre si reca alla Camera, Giacomo Matteotti viene rapito da una banda di sicari fascisti. Il 18 giugno l'opposizione antifascista abbandona il Parlamento, dando vita all'Aventino. Il cadavere di Matteotti, verrà trovato, nella macchia della Quartarella, a 23 chilometri da Roma il 16 agosto dello stesso anno. (L.S.)