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(RegioneInforma) "CARTABIANCA, IL VOLTO ATIPICO DEL BRIGANTE"
08 settembre 2004
(ACR) - Giuseppe Larocca nel suo ultimo lavoro dal titolo "Cartabianca, il volto atipico del Brigante" fa un'analisi del brigantaggio meridionale e lucano in particolare, attraverso il racconto, puntigliosamente ricostruito con il ricorso a fonti memoriali della vita di Antonio Montano, detto "Cartabianca", brigante atipico e dal volto umano. Il libro tratta storie di banditismo delinquenziale un tempo molto diffuso nel mezzogiorno e nella Basilicata. Il fine che si è proposto l'autore è quello di far emergere l'aspetto umano, buono o cattivo che sia, del fenomeno del brigantaggio in Basilicata. Il brigantaggio si esprimeva come moto di protesta contro lo stato di soggezione e di miseria in cui erano tenute le classi subalterne e come moto di ribellione vera e propria, spesso anche di tipo delinquenziale, di soggetti più spregiudicati. Fenomeno, questo, che con tutti i suoi risvolti e le sue brutture, ha affascinato ed affascina ancora i lettori. Il nodo centrale del problema, naturalmente, era sempre quello della terra per i contadini e del lavoro per i disoccupati. In questo libro, Larocca, evidenzia la distinzione tra momenti e azioni delittuose di un uomo come il Montana che si dava l'aria di essere un bandito, "ma per quanto ne sappiamo" dice Larocca "pare lo facesse semplicemente per incutere paura allo scopo di procacciarsi da vivere senza troppa fatica". Il libro è incentrato su questo personaggio di Accettura detto "Cartabianca", così denominato per avere la tendenza ad atteggiarsi a duro e spietato bandito, capace di colpire e farsi giustizia da sé, vale a dire di avere "carta bianca" su tutto e tutti. "Al contrario di quello che si può pensare" dice ancora Larocca "Cartabianca veniva da una famiglia onesta, il padre e i fratelli erano tutti bravi lavoratori, solo lui, il bandito solitario, per avere forse un guadagno facile o perché così gli suggeriva la mente, malata e poco lucida e stabile (come fu accertato in sede di esame ordinato dai tribunali sia civile che militare) si diede a una vita movimentata e spericolata". Egli aveva un'irrequietezza dovuta non solo al disagio sociale, economico e psichico che sicuramente provava stando in una famiglia dalla vita difficile e povera, ma aveva anche, oltre all'insofferenza verso quello stato di cose, molto probabilmente la propensione nei confronti di un senso di giustizia che lo animava e lo metteva dalla parte dei poveri contro i ricchi ed i potenti. In questo lavoro, l'autore, ricostruisce gli avvenimenti e i personaggi che ne furono protagonisti con l'intento di mettere in risalto i personaggi più caratteristici e gli episodi più significativi che hanno caratterizzato l'azione nella vita e nella condotta dei briganti. Un altro aspetto interessante del brigantaggio è il ruolo rivestito dalla donna. Leggiamo, infatti, che le donne in alcuni casi sono state più determinate degli uomini, persino più "feroci" e avide di sangue. "Basti pensare che alcune di loro, in più di qualche caso, esercitarono anche la funzione di capobanda, rivestendo ruoli generalmente riservati agli uomini, così come per comodità di movimento indossavano i panni e le "bardature" (divise, cartucce, stivali) dei guerriglieri. Inoltre, sembra, che le donne, spesso, siano state anche più astute, più intelligenti, più coraggiose e più determinate degli uomini, capaci di resistere agli interrogatori e di mantenere il segreto, scegliendo i nascondigli più sicuri, inventando le bugie più diverse per depistare le indagini della polizia e per sfuggire alle ricerche delle forze impegnate nel dare loro la caccia. Tanto che i briganti avevano una vera e propria venerazione scaramantica-protettiva nei confronti della donna, come nel caso della banda "Taccone", alla cui donna, di nome Maria, fu dato l'attributo di "Maria Protettrice". Questo libro vuol far comprendere le motivazioni, le cause che originarono e determinarono il Brigantaggio nelle regioni Meridionali e soprattutto in Basilicata. (A.C.)