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(RegioneInforma) IL MISCHIGLIO SULLE RICCHE TAVOLE DELLE CASE BARONALI

24 settembre 2004

© 2013 - pasta.bmp

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(ACR) - Faceva parte dei riti della tradizione del Lagonegrese. Un vero e proprio culto che si ripeteva durante i giorni di festa sulle tavole delle ricche case baronali e che nel tempo si è ammantato di un'aurea di sacralità. E' il «mischiglio», un tipo di pasta dalla forma di un cavatello che si ottiene mescolando farina di semola, orzo, avena, fave e ceci e che è, ieri come oggi, è un simbolo che unisce in sè la religione, l'ospitalità, la semplicità ed il valore. In passato, infatti, questo prodotto rappresentava una specie di simbolo del valore della famiglia dove si mangiava. Un segno della sua ricchezza, della suo prestigio. Con il passare dei secoli, però, la sua diffusione si è estesa raggiungendo anche i ceti medi. Tanto da diventare uno dei «segni» della tradizione gastronomica di quattro comuni del Lagonegrese: Chiaromonte, Teana, Fardella e Calvera. Comuni che, oggi, la «cultura» del mischiglio l'hanno ripresa, rivalorizzata ed utilizzata come occasione per lo sviluppo turistico dell'area. «La via del mischiglio» è, infatti, il nome di un progetto pilota che stanno portando avanti le amministrazioni comunali dei quattro paesi in collaborazione con il Consorzio «Arcadia», l'agenzia Alsia di Rotonda e l'Ente Parco del Pollino. L'obiettivo principale del programma è quello di far riscoprire il prodotto creando un vero e proprio percorso che unisca più elementi tra i quali la gastronomia, le tradizioni, la storia e la cultura. E non solo. L'intento è anche quello di dare vita a quella che viene definita «una filiera corta» che unisca i produttori di cereali, i trasformatori e le strutture ricettive che devono commercializzarlo. In poche parole, il senso è quello di fare in modo che il «mischiglio« diventi un'attrattiva turistica. A confermarlo uno dei sindaci coinvolti nel progetto, Mariangela Coreingrato, primo cittadino di Fardella. «Vogliamo realizzare una filiera - commenta il sindaco - e fare in modo che questa produzione tipica delle nostre zone possa ottenere una certificazione come produzione biologica. Esso veniva realizzato mescolando semola di grano duro o di un frumento detto biada a farine di orzo, avena, fave e ceci. Una volta lavorata a mano e trasformata in un impasto morbido la pasta prendeva la forma di una specie di cavatelli. Nelle case più importanti, poi, la pasta veniva condita sia con cacioricotta e peperone a scaglie, sia con un leggero sugo di pomodoro e peperone. Un piatto altamente nutritivo, quindi, la cui ricetta è stata tramandata da generazioni e generazioni di massaie sino ad arrivare ai giorni nostri. Come un simbolo della cucina tradizionale lucana. «La nostra iniziativa punta ad una valorizzazione della risorsa gastronomica e culturale. A creare una sorta di strada del mischiglio così come quella dei vini - evidenzia Federico Vallicenti, responsabile del Consorzio "Arcadia" che conta ventidue soci - Per questo vogliamo rivalutare questo prodotto e farlo diventare volano del turismo enogastronomico». Naturalmente, il primo passo in questo senso è la certificazione. A breve, infatti, dovrebbe essere concluso l'iter per la creazione di un disciplinare di produzione curato dall'Alsia in cui saranno stabilite le regole per la coltivazione dei vari cereali e la preparazione della pasta. Poi, si dovrà passare alla creazione di alcune «fattorie turistiche» dove i turisti interessati potranno conoscere tutti i «segreti» di questo prodotto ed imparare a realizzarlo. A questo, va aggiunto, inoltre, che il progetto prevede anche che oltre alla pasta con il mischiglio si possano realizzare anche biscotti, pane e qualsiasi altro tipo di prodotto (in diciotto ristoranti della zona si stanno già studiando le ricette per utilizzarlo). Insomma, un'iniziativa articolata ed interessante che in molti considerano come un'opportunità concreta per lo sviluppo della zona ed anche se il progetto è ancora in itinere non è escluso che esso possa entrare nella fase operativa in tempi brevi. Ad assicurarlo è l'assessore regionale all'Agricoltura, Donato Salvatore, il cui dipartimento si sta occupando della questione. «Ci sono stati alcuni problemi tecnici - commenta l'assessore - in ogni caso il programma a breve dovrebbe entrare nella fase operativa. Si tratta di un progetto che si unisce agli altri che come regione abbiamo promosso, finalizzati alla promozione del territorio e dei suoi prodotti tipici».(A.I)

Redazione Consiglio Informa

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