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(RegioneInforma) L'EMIGRAZIONE MERIDIONALE IN INGHILTERRA E LA QUESTIONE BEDFORD

08 ottobre 2004

© 2013 - inghilterra.jpg

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(ACR) - Il formarsi della comunita' italiana in Inghilterra e' stato un processo scandito da diverse fasi storiche e che ancora oggi continua. Molti giovani professionisti lavorano nella capitale britannica e non solo, contribuendo non poco all'economia e al brillare culturale dell'isola. Comunque il grosso dell'immigrazione italiana nel Regno Unito e' avvenuta nel secondo dopo guerra ed ha visto come protagonisti in particolare uomini e donne dal Sud Italia. Con essi molti lucani hanno raggiunto l'Inghilterra e oggi sono parte integrante della societa' britannica. Le associazioni lucani di Watford e quella di Epsom Surrey sono il segno di questa presenza. Watford e' una cittadina situata a nord-ovest della capitale inglese immediatamente fuori l'area urbana di Londra. Dopo la fine della prima guerra mondiale Watford vive un momento di forte industrializzazione che continua a cavallo tra le due guerre e dopo la seconda guerra mondiale. Questo costante processo di sviluppo porta nella citta' nuovi arrivati che trovano impiego nelle fabbriche e tra questi ci sono molti immigrati italiani in particolare meridionali. Lo stesso percorso storico ha vissuto Epsom che e' una cittadina del Surrey immediatamente a sud-ovest della capitale britannica. Un altra significativa componente lucana si trova nella cittadina di Bedford, che per gli italiani d'Inghilterra ha un particolare significato storico. Immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale Bedford era una piccola citta' della campagna inglese con una popolazione pari quasi alla meta' dell'attuale popolazione della citta' di Potenza. Come tutta la nazione, era segnata dalla guerra e dalle tristezze che la lunga seconda guerra aveva prodotto. Vi era necessita' di far rinascere l'economia e la vita cittadina ricostruendo i numerosi edifici distrutti durante la guerra. Nel 1950 Bedford viene raggiunta da nuova linfa vitale: migliaia di italiani provenienti dal povero sud Italia raggiunsero la cittadina inglese per lavorare nelle diverse fabbriche di laterizi che rappresentavano un fondamento dell'economia della citta'. Infatti la ricostruzione degli edifici distrutti dai bombardamenti richiedevano materiali e soprattutto braccia per portare avanti lavori pesanti e che gli inglesi non volevano piu' fare perche' attratti da nuovi e piu' stimolanti impieghi. Cosi' l'industria laterizia di Bedford si trovo' con un deficit di manodopera e per coprirlo si rivolse all'estero. Il sud Italia, pieno di braccia e vuoto di cibo, accetto' l'invito e cosi' migliaia di braccianti e agricoltori meridionali lasciarono i campi per raggiungere la Gran Bretagna. Nel 1951 la Marston Valley Brick Company apri' un ufficio a Napoli mandando due dipendenti con lo scopo di assumere 250 nuovi lavoratori. Fu ben presto fatto e fu solo l'inizio. Tra il 1951 ed il 1960 vennero assunti cirta 7500 lavoratori. Il loro viaggio verso l'Inghilterra venne organizzato dalle aziende interessate e con la collaborazione del governo italiano ed inglese. I futuri lavoratori del mattone venivano prima mandati a Milano per le necessarie visite mediche e successivamente partivano verso Bedford. Inizialmente venivano mandati soltanto uomini, l'idea era quella di dare lavoro per un certo numero di anni e poi questi lavoratori potevano ritornare alle loro famiglie con il necessario denaro per sostenerle ed assicurarle un degno futuro. Circa il 60% degli arrivati ritornarono in Italia nel giro di quattro anni, mentre il resto decise di rimanere a Bedford e fu ben presto raggiunto dalle proprie famiglie. Dei lavoratori rimasti una percentuale del 85% venne raggiunta dai propri cari. Una volta arrivati a Bedford, i lavoratori trovavano sistemazione in ostelli organizzati dalle aziende laterizie per cui lavoravano. Gli ostelli erano spesso dei vecchi campi di prigionia usati durante la guerra. La nostalgia della propria terra e della propria famiglia, il non eccelente cibo inglese dell'ostello e la difficolta' del nuovo ambiente spesso spingevano i lavoratori a condividere piccoli appartamenti in Midland Road, una strada periferica di Bedford che ben presto divenne Via Roma. I casi di sfruttamento furono naturalmente numerosi. Il Bedfordshire Times, il giornale locale, riportava in alcuni articoli che in un'edificio, adeguato ad ospitare due normali famiglie, vivevano cinquanta italiani e che alcuni proprietari di case affittavano lo stesso letto a due persone differenti approfittando dei differenti turni che venivano fatti in fabbrica. Nel 1956 la questione venne portata in parlamento che promulgo' i Rent Acts. Questi nuovi strumenti legislativi fornirono dei sistemi di protezione contro ogni forma di sfruttamento e permisero agli italiani di poter comprare delle case e farle proprie. Non tutti i lavoratori potevano permettersi un propria casa e quindi molti diventavano ospiti od altri si univano insieme per comprare una degna dimora. In questo modo la comunita' si amalgava fortemente. Gli altri naturali problemi furono l'integrazione con la nuova societa' e la coabitazione tra italiani, gli ospiti, e gli inglesi. Le distanze nel modo di vivere e di vedere il mondo erano considerevoli e la mancanza della conoscenza della lingua inglese rendeva il tutto molto piu' complicato. A tal proprosito un esempio e' particolarmente significativo. Nel 1960 il sindaco di Bedford disse: "Un italiano che canta in strada alle 6:30 di mattina quando va a lavorare forse non e' una cosa gradita per un cittadino inglese che desidera dormire un altra ora." Nello stesso anno si raggiunse il piu' alto momento di tensione tra la cittadina e gli italiani e l'amministrazione locale di Bedford si oppose alle fabbriche che avevano necessita' di nuove manodopera. L'amministrazione locale avrebbe accettato nuovi arrivati soltanto se avessero vissuto negli ostelli senza tentare di affittare case in citta' perche' Bedford aveva raggiunto un "punto di saturazione insostenibile" secondo le autorita' comunali. Il braccio di ferro tra autorita' locali e fabbriche passo' alla storia come la Questione Italiana di Bedford. Nonostante le difficolta' la comunita' italiana continuava a costruire la propria vita lavorando duramente nelle fabbriche, inviando i propri figli a scuola e cominciando a portare alcuni elementi di cultura italiana nella cittadina. E' cosi' cominciarono ad apparire in citta' i primi due negozi di prodotti italiani, La Bottega Italiani e Ferretti's. Negozi di prodotti alimentari italiani, barbieri, parucchieri e cantine cominiciarono a far parte dell'immagine di Bedford. Inoltre la comunita' si organizzo' per costruire la prima chiesa dedicata a San Francesca Cabrini, la santa patrona degli immigrati. La chiesa venne costruita dai lavoratori italiani usufruendo dei contributi della stessa comunita'. Statue di santi protettori di diverse citta' e paesi italiani vennero posizionate all'interno della chiesa, che divento' il punto sociale d'incontro della comunita'. Ogni anno veniva organizzata anche una processione per Santa Francesca Cabrini con una festa patronale portando cosi' un po' di vita italiana nella cittadina inglese. Oggi la comunita' italiana e' una parte importantissima della citta' di Bedford. Nella contea del Bedfordshire, di cui Bedford e' capoluogo, vivono circa 14000 cittadini di origine italiana di cui la maggior parte nel capolugo. In citta' c'e' il Vice Consolato Italiano in Gran Bretagna e la radio locale ha un programma settimanale, Mondo Italiano, dedicato alla comunita' italiana. La chiesa di Santa Francesca Cabrini e' ancora un punto d'incontro della comunita' e la festa per la patrona e' un importante evento annuale. (S.R.)

Redazione Consiglio Informa

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