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(RegioneInforma) L'AGLIANICO E' UN'OCCASIONE DI SVILUPPO

13 ottobre 2004

© 2013 - cantine.jpg

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(ACR) - Se ogni territorio si identifica con un simbolo, l'area del Vulture non può non trovare uno dei suoi vessilli nel vino. O meglio nel vino Aglianico. Una bevanda che ha attraversato la Storia, ha conquistato i palati più esigenti, è stato oggetto di studi ed approfondimenti. In poche parole, ha fatto sì che quel territorio compreso tra Venosa, Barile, Rionero ed Acerenza, diventasse un punto di riferimento nel panorama dell'enologia italiana. D'altra parte, la storia di quel vitigno si perde nella notte dei secoli. Secondo alcune fonti storiche, furono le popolazioni greche, tra il settimo ed il sesto secolo avanti Cristo, ad introdurlo in quella zona che faceva parte dell'antica Lucania. Tanto che, alcune indicazioni, fanno derivare il suo nome proprio da «ellenico» ossia greco (anche se solo alla fine del Quindicesimo secolo il suo nome si trasformò in Aglianico). Di lui, del suo colore intenso come un rubino, del suo profumo inebriante, del suo gusto corposo si sono occupati scrittori e poeti sin dall'antichità. A cominciare dai Romani, che lo utilizzavano per migliorare il Falerno, e da uno dei suoi sommi poeti, quell'Orazio, nativo proprio di Venosa, che lo cantò in più di una lode. Dopo di lui, di quel vino rosso si sono «innammorati» in molti, facendolo diventare la bevanda preferita dei nobili del Regno di Napoli.Oggi come allora, comunque, la sua fama è rimasta indiscussa. Già, perché ora l'Aglianico non è solo una delle bandiere di un territorio, ma soprattutto un'occasione di sviluppo e promozione economica. Come dimostrano i progetti portati avanti prima per l'ottenimento della certificazione di denominazione di origine controllata, poi per trovargli nuovi mercati in cui diffonderlo ed infine per fargli ottenere la denominazione di origine contrallata garantita. Un ulteriore passo che rappresenterebbe la definitiva consacrazione per la viticoltura del Vulture. Per stringere i tempi ed arrivare a tutto ciò è stato realizzato un programma regionale che andrà avanti per diversi anni e che sarà finalizzato proprio allo sviluppo della viticultura su tutto il territorio lucano, di cui ovviamente, l'Aglianico del Vulture costituisce un ambito importante. Ad essere coinvolti nel programma l'Università di Basilicata, l'Istituto sperimentale di Conigliano Veneto, l'Unversità degli Studi di Udine e l'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione in agricoltura. Finalità del progetto: fare ricerca pura, studiando i vitigni, il clima, le zone di coltivazione e soprattutto i terreni. D'altra parte, proprio la pedologia ossia lo studio del terreno è forse uno degli aspetti per la zonizzazione. Insomma, un progetto articolato (che la Basilicata ha avviato con poche altre regioni italiane), che andrà avanti per diverso tempo e che appare determinante perché l'Aglianico ottenga la certificazione docg. Ma quali sono le caratteristiche di questo vino? Di un colore variabile tra il rosso granato o un rubino intenso, il vino conquista con l'invecchiamento degli splendidi riflessi aranciati. Ha un profumo inebriante ma delicato ed un sapore pastoso ed ascuitto, che diventa sempre più vellutato con il passare del tempo. Di gradazione alcolica mai inferiore ai 12 gradi, si divede in due categorie: una superiore che si ottiene quando il vino ha tre anni di invecchiamento, ed una di riserva che, invece, viene data al prodotto invecchiato da almeno cinque anni. Di vari tipi, per citarne alcuni, può essere un vino Spumante rosso doc, uno Chardonney, un Malvasia del Vulture, un Moscato, un Bianco o un Rosato di Acerenza. Un vino, comunque, che ben si accompagna con la carne, arrosti e selvaggina in particolare. A giorni proprio nelle sue aree di produzione, quasi tutte vicine al Monte Vulture, dovrebbe cominciare la vendemmia. Un'annata che se potrebbe avere qualche leggera flessione sulla quantità, si prospetta ottima dal punto di vista della qualità. Come commenta più di un produttore (di cui il 70 per cento sembra essere raccolto nel territorio di Venosa). Una prospettiva che si presenta come una buona opportunità anche dal punto di vista turistico. Sono diverse, infatti, le iniziative che, in questo scorcio di autunno, i comuni dell'area hanno fissato per promuovere e valorizzare non solo il vino, ma anche le rinomate cantine dove il «nettare di Bacco» viene invecchiato. Sono state disposte visite guidate alle grotte cantine di Rapolla, sono stati oragnizzati menù di prodotti tipici inaffiati di Aglianico a Barile. A Venosa c'è stata una due giorni dedicata all'Aglianico.Insomma, un binomio turismo e gastronomia che rende ancor più interessante il vino che dal Vulture ha conquistato i mercati di tutta Europa. (A.I.)

Redazione Consiglio Informa

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