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(RegioneInforma) IN VAL D'AGRI LA SCOMMESSA SI GIOCA SULLE MELE

13 ottobre 2004

© 2013 - mele.jpg

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(ACR) - Sono l'esempio più concreto dello sviluppo agricolo della Val d'Agri, uno dei simboli di una scommessa economica che potrebbe portare a risultati insperati. Sono le mele, frutto gustoso e croccante, dai colori intensi ed il profumo inebriante, che nei comuni della valle hanno trovato un clima ideale. Un prodotto di qualità che - dopo una coltivazione lasciata all'impegno di pochi - ora potrebbero diventare uno dei punti di forza dell'agricoltura della zona. Grazie ad un progetto che ha puntato - in un primo momento - al miglioramento della qualità e successivamente alla commercializzazione. Un programma iniziato poco più di un anno fa e che, attualmente, sta dando i primi risultati concreti. Oggi, infatti, le mele con il marchio tipico «dell'alta Val d'Agri» stanno conquistando i mercati di mezza Italia. Finendo sulle tavole dei consumatori del Lazio, della Campania, della Puglia e della Sicilia. Un buon successo che diventa ancor più interessante se si considera che per la prima volta, il prodotto è in commercio con un logo tipico (realizzato dopo un concorso nelle scuole superiori) ed in apposite cassette che ne evidenziano la provenienza. Interessanti i quantitativi che sono commercializzati fuori dai confini lucani: diecimila confezioni in cartone ed altre diecimila quelle in cassette di legno. Un primo quantitativo a cui se ne dovrebbero aggiungere altri a breve. D'altra parte, che la melicultura sia un settore destinato a crescere ed a potenziarsi lo dimostrano i dati. A cominciare da quelli sulle sette varietà prodotte: che vanno dalle qualità gala a quella florina, dalla red delicius, all'annurca, alla granny smith, alla golden, alla fuji. Per non parlare dei 200 ettari di frutteti coltivati con una produzione media di 40mila quintali, divisa tra i sette coltivatori che hanno deciso di dare vita al Consorzio di tutela. Un organismo creato ormai oltre un anno fa e che ha lavorato - con i tecnici dell'Alsia ed i responabili della Comunità Montana «Alta Val d'Agri» perchè il progetto andasse a buon fine. Sono state così ottimizzate le produzioni per giungere a standard qualitativi omogenei, è stato controllato l'utilizzo di fitofarmaci, si è arrivati alla coltivazione biologica e le mele sono state messe in commercio con un marchio tipico che evidenzia la zona di provenienza. « La Val d'Agri si caratterizza per qualità organolettiche come area di montagna ed il suo micro-clima è uguale a quello del Trentino - commenta Antonio Imperatrice, responsabile dell'azienda agricola sperimentale di Bosco Galdo di proprietà dell'Alsia - Per questo la qualità delle mele è buona. Inoltre, questo è il primo prodotto legato alla filiera dell'ortofrutta che immettiamo sui mercati di fuori- regione dopo averne avviato il confezionamento». E che si tratti di un frutto dalle notevoli potenzialità lo dimostra anche il fatto che oltre al disciplinare di produzione, i consumatori sono garantiti anche dalla tracciabilità. Un produzione scelta e curata, dunque, realizzata in quel fazzoletto di terra che racchiude Paterno, Marsiconuovo, Tramutola e Grumento Nova, in grado di competere con i più rinomati frutti della Val di Non o della piana ferrarese. Almeno di questo sembra essere convinto il presidente del Consorzio dei produttori, Enrico Caputi. «La raccolta è in corso - commenta Caputi - Siamo soddisfatti come produttori. C'è un ottima qualità, ma sulla quantità abbiamo avuto qualche problema legato alla mancata impollinazione nelle mele rosse. Comunque, quello della melicultura è un settore che tira, che intendiamo potenziare anche con l'aumento degli ettari coltivati. Dagli attuali 200, infatti, contiamo di arrivare a 350». Un intento che potrebbe diventare realtà già entro la prossima primavera. La Regione, infatti, con l'ultimo piano operativo regionale, ha consentito l'espianto dei frutteti ed il reimpianto con nuove varietà. Inoltre, prossimamente l'Unione Europea dovrebbe dare il nullaosta per ampliare la superficie di coltivazione, arrivando a 350 ettari. La graduatoria si chiuderà entro dicembre ed in primavera si provvederà al reimpianto e, quasi sicuramente, all'aumento degli ettari di produzione sino a 350. Un traguardo che potrebbe avere conseguenze positive anche dal punto di vista degli introiti e dell'occupazione (oggi gli addetti sono oltre 400). Ma non solo. Interesse del consorzio è anche quello di abbattere i costi e fare in modo che sulle tavole degli italiani le mele della Val d'Agri costino di meno rispetto alle altre. «Le nostre mele dal punto di vista della qualità - aggiunge Caputi - non hanno nulla da invidiare a quelle trentine o ferraresi. L'obiettivo, però, è quello di abbattere i costi di trasporto, ottenendo un minor aggravio per gli acquirenti e di conseguenza per le famiglie». Insomma, programmi di non poco conto per un settore, quello della melicultura, dal futuro piuttosto roseo. (A.I.)

Redazione Consiglio Informa

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