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(RegioneInforma) IL FUTURO DELL'AGRICOLTURA PASSA PER IL BIOLOGICO

13 ottobre 2004

© 2013 - campo_di_grano.bmp

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(ACR) - Il futuro dell'agricoltura lucana passa per il biologico. Sembra essere questa uno delle stretegie scelte dai produttori lucani per valorizzare e promuovere le loro coltivazioni. La dimostrazione più concreta di tutto ciò la danno i tanti prodotti della terra: melanzane, grano, uva, fagioli, peperoni. Alimenti di prima qualità che ora hanno una carta in più da giocare sui mercati italiani: quella, appunto, di essere prodotti grazie alle indicazioni dell'agricoltura biologica. La Basilicata, e la Val d'Agri in particolare, infatti, sulle coltivazioni biologiche hanno deciso di scommettere. Trasformando la zona compresa tra Sant'Arcangelo, Villa d'Agri e Viggiano, praticamente nel cuore del biologico lucano. Un lavoro iniziato anni addietro grazie alla caparbietà dei singoli produttori che, pian piano, hanno puntato su questa cultura investendoci in prima persona, e poi andato avanti grazie al lavoro dei tecnici dell'Alsia che hanno avviato una serie di progetti che, nel lungo periodo, sono finalizzati proprio alla coltivazione senza pesticidi e fitofarmaci. E che questa scommessa possa essere vincente lo dimostrano i dati in crescita rispetto al passato. Sino al 30 aprile scorso, all'albo regionale degli operatori di agricoltura biologica erano iscritte 2073 aziende, per una superficie totale di ettari 81953 ed una superficie agricola utilizzata di 55634 ettari. Un dato che corrisponde al 12 per cento della superficie agricola utilizzata in tutta la regione. A questo elemento, però, di contrasto va aggiunto che la Val d'Agri è il fanalino di coda nella distribuzione delle aziende di produzione biologica. Nel suo territorio sono distribuite 154 aziende, (al contrario del Metapontino dove se ne trovano 537, di Potenza dove ne sono localizzate 274, del Vulture - Alto Bradano che ne ha 332, della Montagna materana dove ne sono sistemate 303, della Bradanica dove vi sono 240 aziende, del Lagonegrese-Pollino che ne ha nel suo territorio 233 e del Marmo Platano Melandro con 196). Insomma, Val d'Agri ultima ma decisamente in crescita. D'altra parte, ad influire su tutto questo vi sono una serie di fattori, tra i quali anche la presenze delle risorse petrolifere. «In Val d'Agri vi è la minor presenze di aziende nonostante un buon livello tecnico delle stesse, un indirizzo produttivo composito ed ottime risorse ambientali - commenta la guida sulle produzioni biologiche della Basilicata - Forse ha pagato in termini di immagine e di progettualità agricola con la grande enfasi per le risorse petrolifere e la scarsa convinzione nell'accettare il Parco nazionale della Val d'Agri ed i conseguenti indirizzi produttivi». Oggi, però, la situazione appare in movimento e l'agricoltura biologica in Val d'Agri ha buone prospettive. Tra i settori dove si sta lavorando in maniera più concreta vi è quello dei bradi-pascoli, seguito dal foraggiero e dai cereali. Ma anche la zootecnia è in fermento. Il tutto grazie anche ai progetti che l'Alsia sta portando avanti. Eppure se l'attenzione verso il biologico è in forte crescita, il vero handicap è la commercializzazione. «Se in passato i produttori erano attirati dagli incentivi - commentano i responsabili dell'azienda agricola sperimentale «Bosco Galdo» di Villa d'Agri, di proprietà dell'Alsia - oggi il vero problema che hanno è legato alla commercializzazione del prodotto. Una volta sul mercato i prodotti biologici vengono pagati quanto quelli coltivati diversamente. Questo è il vero handicap». Un ostacolo da rimuovere ed anche in tempi brevi. In Val d'Agri, comunque, il lavoro per promuovere l'agricoltura biologica va avanti. Basti pensare, ad esempio, a Marsicovetere che come primo comune lucano, insieme a città importanti come Roma e Napoli, ha aderito al progetto nazionale «Città del Bio».Oppure all'inserimento di tanti prodotti da agricoltura biologica nella ristorazione scolastica, che ha spinto i responsabili lucani dell'associazione per l'agricoltura biologica a lavorare affinchè si arrivi ad un abbassamento dei prezzi con un passaggio diretto da produttore a consumatore, al fine di inserire questo tipo di alimenti nelle mense scolastiche. Ma non solo. Perché gli amministratori dei comuni di Marsicnuovo, Moliterno, Castelsaraceno, hanno già convertito al biologico alcuni terreni comunali. «L'agricoltura biologica fa parte dei nostri programmi, tanto che ogni settimana redigiamo bollettini su come i produttori intendono fare trattamenti biologici - commenta Antonio Imperatrice, responsabile dell'Azienda Bosco Galdo dell'Alsia - A questi vanno aggiunti i tasselli legati ai diversi progetti che prevedono una serie di finanziamenti aggiuntivi per le promozioni biologiche. E devo dire che questo tipo di incentivo sta iniziando a funzionare. Ovviamente trattandosi di prodotti più costosi rispetto agli altri, molto dipenderà dalla promozione che faranno le singole aziende, magari organizzandosi per commercializzare come biologico». (A.I.)

Redazione Consiglio Informa

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