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(RegioneInforma) L'ABITATO SCOMPARSO DI ALTOGIANNI
29 ottobre 2004
(ACR) - Nei pressi di Grottole, in provincia di Matera, si scorgono resti di insediamenti umani di epoche lontane, dove è possibile respirare odori che rievocano tempi passati. Lì un piccolo appezzamento di terra situato tra il Santuario di Sant'Antonio abate e Castel Crotula prende il nome di Altogianni. Per la precisione esso comprende un'area che va dalla valle del Bradano a nord, e dal torrente Bilioso a sud, giungendo fino alla cima di un colle ove si possono scorgere i resti di un'antica torre, delimitata da un recinto. In realtà, la "torre" in questione altro non è che un resto di fortificazione. Un tempo da questa torre che, maestosa sovrasta le due vallate, era possibile scongiurare attacchi a sorpresa ed assicurare un'agevole difesa del territorio. Poi, col passare degli anni, l'antico borgo venne in qualche modo distrutto. Se per mano umana o ad opera del tempo, a noi non è dato di saperlo. Eppure in un'epoca molto lontana, i rintocchi della campana dell'abbazia scandivano il ritmo della vita. Poi tutto è andato perso. A partire dal 1500, infatti, di Altogianni non si sa più niente. Lo storico Tommaso Andreucci, ricostruendo la storia del borgo, ha sostenuto che esso fu sotto il Principato longobardo di Salerno, dei Saraceni, degli Angioini, degli Aragonesi e di altri popoli ancora. Molti di questi apportarono scompiglio e afflizione. Fu anche sottoposto alla giurisdizione di vari feudatari come il Castaldo di Acerenza, dei Zurlo, degli Orsini, del Principe di Taranto e del Contado di Montepeloso (l'Irsina di oggi). Subì anche numerosissimi saccheggi. In seguito furono in molti ad imporre il loro potere, a cominciare da Guglielmo Braccio di Ferro, Ruggiero il normanno, poi Giovanni D'Angiò, fino al regno di Giovanna II. Secondo lo storico Pasquale Simone, invece, gli abitanti di Altogianni furono dapprima colpiti dalla peste negli anni 1655-56, poi del tutto atterriti da un devastante terremoto. I sopravvissuti, sempre secondo lo storico, si sarebbero in seguito trasferiti nella vicina Grottole. Ancora, opinione comune degli studiosi Andreucci e D'Angella, fu che ad Altogianni un tempo vivessero circa centocinquanta persone, dedite per lo più alla coltivazione della terra. Oggi non resta che silenzio e desolazione, e a far da padroni sono i forti e gradevoli odori del sottobosco. Tuttavia, nel sito di Altogianni è ancora possibile godere di uno spettacolo stupefacente costituito da una serie di grotte rupestri. Si rinvengono anche antiche fosse sepolcrali, granai, elementi di case e stalle, di muri perimetrali e antichi tratturi ormai ricoperti dai segni inesorabili del tempo che nulla risparmia. Il tutto rappresenta uno scenario di incomparabile bellezza a testimonianza di un agglomerato residenziale un tempo brulicante di vita. E proprio nel tentativo di "recuperare" la vita che fu rientra il progetto "Archeologia Ritrovata" dei Gruppi Archeologici d'Italia, che per due giorni si sono posti come obiettivo quello di riscoprire diversi luoghi del nostro paese, proponendo anche iniziative culturali di vario tipo come visite guidate, mostre e convegni. Questa volta il sito indicato come simbolo dell'archeologia lucana è stato per l'appunto Altogianni, che ha così colto l'occasione per aprire al pubblico le sue antiche rovine così ricche di fascino e di mistero. La cosa più che mai interessante è che «per la prima volta, durante una giornata archeologica, si è riusciti ad inserire questo sito tra i luoghi segnalati a livello nazionale». Questo il commento del Presidente del gruppo archeologico di Basilicata, Leonardo Lozito. «È la prima volta che Altogianni fa parlare di sé» ha ribadito Lozito, fornendo anche l'opportunità di "riesumare" le antiche leggende che lo vedono protagonista. Una di queste racconta che il centro abitato di Altogianni fu distrutto da uno spaventoso assedio che causò tanta morte e distruzione. Molti tentarono di sfuggire al proprio triste destino rifugiandosi nelle grotte. E lo stesso fece una giovane donna insieme al suo piccolo pargolo. Solo che, in seguito alla morte della mamma, il bimbo riuscì a resistere per altri tre giorni piangendo ininterrottamente. Intimoriti e atterriti, gli abitanti di Altogianni continuarono a rimanere nascosti nei propri rifugi, non osando soccorrerlo, e così il bimbo morì dopo un lungo soffrire. Oggi di questa antica leggenda non resta che il ricordo, ma si racconta che chi passa nelle vicinanze del centro di Altogianni, nelle "notti prive di luna" riesce ad avvertire qualcosa di tanto simile al pianto disperato di un neonato. (k.s.)