venerdì, 22 nov 2024 23:51
(RegioneInforma) LA BASILICATA NEI DISEGNI DI CHÂTELET E DESPREZ.
02 novembre 2004
(ACR) - Nel novembre del 1777 sbarcarono a Napoli, provenienti da Marsiglia, il disegnatore Claude-Louis Châtelet (Parigi 1749/50 - 7 maggio 1795) e Dominique Vivant Denon (1747-1825) a cui era stata affidata l'organizzazione, la guida dell'équipe degli artisti e la redazione di un diario, poi revisionato dall'abbé di Saint-Non ai fini della pubblicazione del Voyage pittoresque ou description des royaumes de Naples et de Sicile (Parigi 1781-86, 4 voll. Riproduzione anastatica, Napoli 1981). Ai due francesi presto si aggiunsero nella città partenopea due disegnatori: Louis Jean Desprez (Auxurre 1743 - Stoccolma 1804) e Jean-Augustin Renard (Parigi 28 agosto 1744 - 24 gennaio 1807) che trascorsero l'inverno a disegnare i monumenti artistici più importanti di Napoli e gli scavi di Pompei, inviandone i disegni nella capitale francese. Mentre a Parigi si presentava il primo fascicolo del Voyage, nella primavera del 1778, Dominique Vivant Denon, con l'équipe di artisti francesi e gli accompagnatori, partiva da Napoli per il viaggio nel Regno di Napoli attraverso la Campania, la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e Malta sino al dicembre dello stesso anno. Il paesaggista Châtelet e l'architetto paesaggista Desprez furono i principali illustratori del viaggio, eseguendo rispettivamente 132 e 136 disegni. Nove vedute disegnate da questi artisti riguardano il territorio della Basilicata nel viaggio di andata lungo la costa ionica e in quello di ritorno attraverso i centri interni della costa tirrenica. Di Châtelet e Desprez sono i disegni che riguardano l'antico tempio di Hera, noto come Tavole Palatine, che ritraggono dal vero, da differenti prospettive, i resti dell'edificio e il luogo su cui sorge. La "Veduta laterale del tempio" (Tav. 38), eseguita dal paesaggista Châtelet "ha il merito di evidenziare (…) il deserto e l'abbandono dell'area in cui è situato il monumento, del tutto isolato e dimenticato in una pianura secca, arida, dove si incontrano soltanto bufali e alcuni pastori che vi conducono il bestiame". Desprez, invece, nella "Veduta delle rovine del tempio" (Tav. 37) immagina di rappresentare "una compagnia completa di viaggiatori completa di collezionisti e di antichità stabilitisi nel mezzo del tempio(…) mentre gli architetti e i disegnatori prendono le misure e lavorano ognuno per conto proprio". Sempre dell'architetto paesaggista è la "Veduta di Bernalda" (Tav. 39) che ne ritrae il borgo, dominato dal castello e dal convento, le case in mattoni e i resti di una colonna "asportati da Metaponto". A lui si deve anche la Tav. 40 che raffigura i luoghi dell'antico porto di Metaponto, ormai ridotto ad uno stagno paludoso frequentato da numerosi uccelli di fiume, di cui i viaggiatori fecero provvista. La veduta del porto presenta il racconto in una scena che pone al centro un cacciatore che spara agli uccelli in volo sull'acqua mentre, su un lato, altri caricano la selvaggina. I viaggiatori imbarcatisi da Metaponto "con un brutto vento", raggiunsero la Torre di Policoro per poi incamminarsi verso il castello, un tempo appartenuto ai Gesuiti prima della loro espulsione dal Regno napoletano. La compagnia soggiornò nel castello (raffigurato dal Desprez nella Tav. 41) caratterizzato da una torre e una chiesa interne all'edificio. Nei pressi del castello è raffigurata un'altra chiesa con dei caseggiati annessi mentre un capannone, una capanna più piccola e dei buoi che trasportano un carro carico di legna lungo uno sterrato, percorso da gente a piedi e a cavallo, animano l'ampio paesaggio che si delinea nella pianura circostante. In un'altra tavola sono rappresentati gli Appennini con le vallate poste tra l'Agri e il Sinni (Tav. 43). Desprez li anima popolando il paesaggio con la raffigurazione degli allievi della scuola del pittore dell'antichità Zeusi "mentre impartisce ai discepoli le lezioni della sua arte". A quello stesso paesaggio si riferisce anche la raffigurazione di Châtelet (Tav. 42) che riproduce, nei dintorni di Policoro, una fontana rustica al centro di una "valle ricoperta ovunque di fitti alberi e di aranceti" formando "un boschetto" rendendo "l'idea dell'Arcadia felice". Dopo avere attraversato il bosco di Policoro e la località Cugno dei Vagni di Nova Siri, dove è stata riportata alla luce una villa romana con bagni termali, la comitiva dei viaggiatori raggiunse, a Rocca Imperiale, l'imbarcazione giunta ad attenderli per proseguire il viaggio nella Calabria Citeriore. A Rocca Imperiale Desprez raffigurò il castello federiciano che dominava le case del borgo e il sottostante convento francescano (Tav. 44). Nel viaggio di ritorno verso Napoli Châtelet disegnò un'ultima veduta della Basilicata, raffigurante Lagonegro (Tav. 80): un borgo costruito in mezzo alle montagne con un castello a picco sulle rocce definito "una delle più singolari e pittoresche vedute" del viaggio. Dall'esame delle raffigurazioni dei due principali illustratori del Voyage è possibile ricavare le peculiarità dei due artisti francesi. Châtelet accentua una visione pittoresca, a volte arcadica, del paesaggio descritto con meticolosità e profondità spaziale. L'architetto Desprez da risalto invece al vedutismo nel paesaggio, allestendo di volta in volta una scenografie architettoniche o storico-evocative. Entrambi gli artisti colsero, con il respiro della cultura europea, aspetti salienti del patrimonio paesaggistico, archeologico e architettonico della Basilicata e del Mezzogiorno d'Italia, contribuendo per la prima volta in modo ampio e diffuso a divulgarne le bellezze e le peculiarità in Europa. (I. S.)