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(RegioneInforma) LE CASTAGNE VEICOLO PER LA PROMOZIONE TURISTICA

08 novembre 2004

© 2013 - castagne.bmp

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(ACR) - Le castagne come veicolo per la promozione turistica del territorio. E' il «segreto» di Trecchina, piccolo paese dall'architettura montana a pochi chilometri dalla rinomata Maratea. Un paesino della forma particolare, con quelle case dal gusto antico l'una attaccata all'altra, che nel «frutto d'autunno», ha trovato e trova una concreta occasione di sviluppo e di occupazione. Da secoli, infatti, la lavorazione delle castagne è una delle peculiarità dell'intera zona. Contornato da boschi rigogliosi e da ricche sorgenti, il paese ha sempre investito moltissimo sulla castagna e su quello che ne derivava. Il suo legno è stato sfruttato per diverse attività artigianali legate alla produzioni di mobili, infissi, pali, botti e tini ( oltre, naturalmente, per la trasformazione in carbone da ardere). Il suo fiore, definito «fiore dell'albero del pane» è stato utilizzato per sostenere l'allevamento dei suini e durante le guerre - come racconta più di uno storico - per arricchire l'alimentazione degli esseri umani. Il frutto, poi, da tempo era esportato verso le industrie dolciarie della Campania forte della delicatezza del suo sapore. dell'eccellente pelabilità, della sua pezzatura grossa e dalla spiccata attitudine alla conservazione. Insomma, la «regina delle tavole d'autunno» ha rappresentato e rappresenta una voce non indifferente nell'economia di Trecchina. «Iamm a santià» era l'invito che, nell'antichità, nel Lagonegrese si lanciava per dare il via alla libera raccolta delle castagne. Una consuetudine che affonda le sue radici in epoca medioevale e che trova la sua ragione - al tempo degli usi civici - quando i boschi, di proprietà demaniale o della Chiesa - venivano messi a disposizione della popolazione per consentire la provvista della materia prima per realizzare quello che veniva chiamato «pane dei poveri o pane d'albero». Il giorno di Ognisanti le recinzioni venivano aperte e l'accesso era consentito non solo ai suini (che vi venivano allevati) ma a tutti. Come conferma un volume del 1736: la «Relazione» di Gaudioso. E che i castagneti, secoli addietro, fossero considerati un vero e proprio tesoro non solo per Trecchina ma per l'intero Lagonegrese lo dimostrano anche altri documenti. Tra i quali i cinquecenteschi Statuti della città regia di Lagonegro dai quali emerge come - nella zona - fosse proibito accendere fuochi sino al primo novembre, giorno di Tutti i Santi. «Questo avveniva perché la castagna - commenta lo storico Pesce - era l'unico frutto d'esportazione locale». Un frutto da tutelare e conservare, quindi. L'usanza, poi, assumeva particolari connotazioni proprio a Trecchina dove si diceva che «a raccogliere le castagne dal 2 novembre in poi sono i padroni». Riti del passato, storie e tradizioni dal sapore antico. Oggi come allora, però, la castagna è uno dei simboli di Trecchina e del Lagonegrese. Valorizzarla e promuoverla è uno degli obiettivi principali che le Istituzioni e le associazioni culturali come la Pro-Loco del paese si sono prefissi. Sono nate, in questo modo, una serie di iniziative, tra cui convegni e sagre (tra cui spicca proprio la manifestazione intitolata alla castagna) dedicate a questa produzione.Occasioni volute per attrarre i curiosi in tutti i week-end d'autunno e per consentire al piccolo paese di inserirsi in un più vasto itinerario turistico che passa dalla perla del Tirreno, attraversa il Sirino ed approda sul Massiccio del Pollino. Una sorta di «strada dei piaceri» dove anche la gastronomia ha uno spazio tutto suo. Già, perché oltre alla vendita in serti o al minuto, nel piccolo paesino le castagne vengono utilizzate soprattutto dal punto di vista culinario. Caldarroste, ballotte, al forno, torte al castagnaccio, crostate, panzerotti, gelati e tanto miele di castagno sono solo alcuni degli usi che la cucina tipica trecchine fa di questo frutto. Ricette che, in ogni famiglia, si tramandano di generazione in generazione e che costituiscono un vero e proprio «tesoro» per la cultura lucana. Conservarle ma anche utilizzarle come attrattiva turistica sembra essere il fine di molte iniziative organizzate per questo periodo dell'anno. Celebrando i riti, infatti, è possibile promuovere l'immagine del luogo, di quel piccolo paese che - vicinissimo alla costa marateota- vive in autunno uno delle sue migliori stagioni. Presentandosi all'osservatore con il centro storico contornato da fitti alberi, con le sue case di fattura ottocentesca, con le chiese dalle preziose architetture, con la cordialità delle sua gente e soprattutto con quei profumi che inebriano il cuore e la mente. Insomma, con un patrimonio di tutto rispetto che riesce a coniugare il passato con il presente, l'antico con il moderno. (A.I.)

Redazione Consiglio Informa

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