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(RegioneInforma) VIGGIANO, CAPITALE DELLA DEVOZIONE MARIANA
08 novembre 2004
(ACR) - Investire sul turismo, attrarre visitatori, puntare sulla valorizzazione del patrimonio culturale e storico. Sono queste le strategie che molti paesi della Basilicata stanno portando avanti per promuovere l'occupazione e lo sviluppo. Sono le nuove direttrici d'intervento che hanno trovato terreno fertile anche in Val d'Agri e più precisamente a Viggiano, capitale lucana della devozione mariana. In questo angolo di terra, a metà strada tra le vette del Vulturino e la pianura della valle, il futuro non è rappresentato solo dalle estrazioni petrolifere, ma anche da un patrimonio storico-culturale di notevole interesse. Un «tesoro» che potrebbe rappresentare la chiave di volta per la crescita economica e sociale della gente. Almeno, di questo sono convinti gli amministratori che hanno deciso di investire i finanziamenti ottenuti dalle royalty del petrolio in progetti di promozione turistico-culturale. L'obiettivo, infatti, è di rivalutare l'eredità culturale e trasformarla in un'attrattiva turistica. In tutto questo, si inserisce l'idea di realizzare due eco-musei, strutture deputate al recupero dei luoghi e della storia del centro valdagrino. Ma non solo. Considerato che il paese è il maggiore centro di devozione mariana della regione, il turismo religioso potrebbe essere un'occasione da non sottovalutare. Di qui, il progetto di recupero della chiesa rupestre di Santa Maria la Preta. Una santuario, risalente all'anno Mille, fondato dai basiliani, monaci cattolici di rito bizantino. Situata sulle sponde del torrente Casale, la chiesa era stata realizzata per volontà di quei monaci italo-greci che seguivano le primitive regole di San Basilio e che dopo essere stati costretti a lasciare la loro terra per sfuggire all'invasione araba, poco prima del Mille, si stabilirono nel Mezzogiorno d'Italia. Secondo alcuni fonti storiche, tra l'altro, potrebbe essere anche legato a loro, in qualche modo, il culto della Madonna nera di Viggiano. Recuperare l'antica struttura di culto, ristrutturarla e valorizzarla è il traguardo finale. Un obiettivo ambizioso che potrebbe portare ad aggiungere nuovi tasselli alla storia delle comunità della zona, e soprattutto alla formazione della loro identità religiosa e culturale. Per arrivarci è stata finanziata un'opera di ristrutturazione da 270 mila euro ed un lavoro di sistemazione dell' accesso all'eremo, per circa 130 mila euro. Una volta riqualificata la struttura, il progetto dell'eco-museo prevede un percorso che dalla chiesa consente al visitatore di seguire il torrente (costeggiando anche le sue sorgenti) per arrivare in località Rupi Rosse, dove è situato un altro presidio basiliano. Un sentiero, dunque, che, da un lato, unisce storia, e mistero e che, dall'altro, consentirà ai turisti di conoscere una parte intrigate dal punto di vista naturalistico del territorio viggianese. E se la «camminata» che parte dai 600 metri del monastero per arrivare a quasi mille metri, dovesse spaventare i curiosi, sarà possibile farla in più riprese anche perchè il programma prevede la realizzazione di una serie di punti ricettivi dove fermarsi e riposarsi. Gli amanti di questo tipo di turismo troveranno, però, altre iniziative dello stesso valore e interesse. All'eco museo delle chiesa rupestre di Santa Maria se ne affiancherà un altro legato questa volta ad un affluente dell'Agri, il torrente Alli, altro fiume che segue passo passo l'abitato di Viggiano. Sempre uguali le modalità dell'intervento e dei finanziamenti (ottenuti per la maggior parte con i fondi del petrolio). Diverso, invece, il percorso che prevede il recupero e la valorizzazione di circa dieci mulini ad acqua, antiche strutture utilizzate da moltissime famiglie della zona per la macina del pane. Insomma, anche in questo caso un tentativo legato prevalentemente al recupero di quelle caratteristiche proprie della civiltà contadina. Il futuro di Viggiano, quindi, sembra legato in modo indissolubile proprio all'offerta turistica. D'altra parte, non poteva non essere diversamente, considerato che nei secoli il piccolo paese si è sempre imposto all'attenzione sia per la creatività delle sue genti e sia per l'importanza delle tante bellezze artistiche ed architettoniche. Dalla Basilica Pontificia dov'è custodita la sacra effige della Madonna nera alla seicentesca chiesa di San Sebastiano, dal Castello eretto nel tredicesimo secolo alla cinquecentesca chiesa di Sant'Antonio, al recente santuario del monte. A cui si aggiungono le tracce degli insediamenti romani e di quelli di epoca longobarda. Elementi di una storia di tutto rispetto che con il notevole patrimonio naturalistico potrebbero essere la chiave di volta della crescita del paese e delle sue genti.(A.I.)