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(RegioneInforma) "IL POLITTICO DI CIMA DA CONEGLIANO A MIGLIONICO"
03 dicembre 2004
(ACR) - Il testo "Il Polittico di Cima da Conegliano a Miglionico" è un contributo per una più approfondita leggibilità del maestoso Polittico della Basilica di Santa Maria Maggiore di Miglionico, offerto dalla ricerca di Gabriele Scorcia. Il dipinto risale alla fine del Quattrocento, ma non si sa per certo per chi fu dipinto. Si pensa, forse, per una Chiesa dell'entroterra veneto. Si dice che Marc'Antonio Mazzone, musicista e autore di molte canzoni e opere, acquistò, intorno al XVI secolo, sul mercato di Lipsia quelle deliziose tavole dipinte da Cima un secolo prima, e furono spedite dal letterato come dono alla comunità cristiana del borgo natio di cui era stato Arciprete, anche se l'omaggio, a quel tempo, non riuscì gradito come si sperava. Non furono, infatti, tenute in gran considerazione dal clero locale, per quell'aria spavaldamente umanizzata che caratterizzava i Santi. Il valente musico saputo la cosa cadde in crisi compositiva e passò, di lì a poco, nella Repubblica Veneta. All'età di circa 70 anni fu colpito dalla malaria e morì. Cadde così il sipario sulla personalità e sull'attività del letterato e musicista lucano "Marc'Antonio Mazzone" che lasciò, nelle tavole di quel Polittico, la sua eredità culturale. Era stato un personaggio singolare il Mazzone, nato tra il 1540 e il 1545 in un piccolo centro lucano come Miglionico. Nel suo paese natio resterà poco, poiché la sua passione di diventare musico e letterato lo porterà a vivere la sua esistenza tra Mantova e Venezia, eccetto il breve periodo dell'arcipretura nel suo paese. Le prime opere di "Don Marcantonio Mazzone da Miglionico", proprio così amava firmarsi nei suoi lavori letterari e musicali, risalgono al 1569 : Il "Primo libro de' Madrigali a 4 voci" e il "Primo libro de' Madrigali a 5 voci". E, comunque, già anni prima, aveva lasciato in eredità altri scritti di notevole valore: nel 1591 fu pubblicato il "Primo libro delle Canzoni a 4 voci". Discorrendo, sempre sulle sue creazioni, nel 1570 pubblica le " Napoletane", un' antologia che egli stesso cura, con musiche di vari autori e sue naturalmente, nel 1604, infine, dà alla luce un dizionario fraseologico per tutte le professioni, il titolo dell'opera è : "L'oracolo della lingua latina". Ma soffriva della sua lontananza da Miglionico e, cadendo spesso in preda alla malinconia, non componeva più, e volle, dunque, riqualificare la sua persona, dopo la cattiva esperienza dell'arcipretura, inviando un dono di squisita fattura da destinare alla Basilica di Miglionico. Il Polittico è un grande altare composto da 18 tavole di varie grandezze in una incorniciatura del '700 e i soggetti rappresentati sulle tavole sono "La Madonna col Bambino" che siede su un trono, del quale i gradini recano l'iscrizione "IOANES BAPTISTA P 1499". La Madonna veste il solito abito rosso scuro col manto bleu ed i ripieghi color arancio, e le mani lunghe e affilate trattengono la "blanda vivacità" del Bambino nudo che sta in piedi sul suo ginocchio destro, il suo sguardo penetrante e vivo segue parallelo quello della Madre, in fondo si vede un paesaggio montuoso. Le tavole laterali rappresentano, le due a sinistra: "San Girolamo" e "San Francesco" che contempla il crocifisso, s'indovina, dunque, quasi un colloquio simbolico fra la Chiesa, impersonata dalla Madonna, e l'Ordine francescano, con l'intermediazione e la benedizione di Gesù. Il volto sereno e pensieroso di Francesco contrasta con la rigidità del corpo, che sembra pareggiare nell'immobilità la dura croce lignea che stringe fermamente. I lineamenti del volto risultano, però, distesi e modesti e non possiedono la medesima carica emotiva, la stessa penetrante concentrazione spirituale, sottolineata dall'increspata mimica facciale, del San Girolamo, ritratto, secondo la consueta iconografia veneziana, in abito cardinalizio. Sul lato opposto contrastano la tranquillità e la cosciente sicurezza del "San Pietro" che legge assorto e tiene appesa alla mano la chiave, che scende sulla sopraveste scarlatta dalle pieghe congelate; mentre acquista sfumature malinconiche il volto di "Sant' Antonio di Padova". Il santo regge un volume rilegato, premuto contro un fianco e sorregge un giglio nella mano destra come una penna. Sopra di esse, che sono figure intere, stanno le figure a mezzo busto di "Santa Chiara", "San Luigi di Tolosa", "San Bernardino e Santa Caterina", ancora sopra si trova il "Cristo" morto, che sorge dal sepolcro a esibire le ferite, ai lati del Cristo si fronteggiano "l'Angelo annunciante", dalle grandi ali multicolori, la cui mano benedicente sembra sproporzionata, da far attribuire la paternità della figura, o di parte di lei, a un allievo del Cima, e la "Vergine annunciata". Su di loro un semidisco dorato simboleggia lo "Spirito Santo"." Sottostante, in predella, completano il polittico quattro formelle quadrangolari con tondi che racchiudono le figure di alcuni martiri francescani. Il dipinto ha avuto anni di vita tormentata, spostato in varie sedi, modificato con lievi aggiunte e tagli, per essere, infine, riconosciuto, nel 1907, come opera del maestro veneto, Cima da Conegliano. Da quel momento, al Comune toccherà la non facile tutela del prezioso altare. In anni recenti una serie di restauri, nel 1928 il primo, nel 1962, in occasione della partecipazione alla mostra di Treviso il secondo, sino all'intervento dell'Istituto romano alla fine del 1963 che gli diede la vera autenticità e valore, eliminando le tracce di ridipinture e di tarlature, colmando le crepe e integrando le cadute di colori, restituendo all'opera i suoi tratti originari e consentendone il ritorno all'antica Basilica, nel 1964, dove fu trionfalmente accolto da tutta la popolazione. L'Amministrazione comunale si premurò di invitare, per l'occasione, illustri personalità tra le quali Carlo Levi. Il 5 maggio 1981, qualche mese dopo il catastrofico sisma, la chiesa conventuale fu dichiarata inagibile e fu chiusa al culto. L'opera fu trasferita nei sicuri depositi della Sovrintendenza materana, finchè la tenacia volontà dell'Arciprete di Miglionico, Don Mario Spinello, riuscì a riportare, dopo circa un ventennio, il Polittico alla sua vecchia ricollocazione. Il Polittico è una gemma incastonata nel valido patrimonio storico artistico della Basilicata, alla cui riscoperta e valorizzazione hanno contribuito le Sovrintendenze con la collaborazione degli Enti Locali. E' anche grazie al Polittico, che Miglionico è diventato un centro di attrazione e un passaggio obbligato per chi ama l'arte e la storia. (A.C.)