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(RegioneInforma) TRE AGGETTIVI PER I VINI DELLA VAL D'AGRI
06 dicembre 2004
(ACR) - Rosso, profumato e corposo. Il futuro della viticoltura della Val d'Agri è legato a questi tre aggettivi. Sono queste, infatti, le caratteristiche di «Terre dell'Alta Val d'Agri» il vino con denominazione di origine controllata che si produce in quelle zone. Un vino certificato che in questi giorni «verrà alla luce». Già, perché le prime bottiglie del prezioso nettare - da immettere sul mercato come doc - saranno imbottigliate proprio in questo periodo. Per poi essere immesse sui mercati regionali e nazionali. La Val d'Agri, dunque, ha il suo vino doc. O meglio i suoi vini a denominazione di origine controllata: il rosso, il rosso riserva ed il rosato. Il primo è il frutto dell'unione tra uve cabernet e merlot, il secondo è ottenuto dalla miscela degli stessi uvaggi ma viene invecchiato in barrique di legno, il terzo proviene dall'unione tra uve merlot, cabernet e da uvaggi malvasia di Basilicata. «L'annata vinicola che andiamo a mettere in commercio è il 2003. Si tratta di un'annata eccezionale. Un vino di struttura, corposo, rotondo che ha una ottima persistenza in bocca - commenta l'enologo Francesco Pisani - Per l'annata 2004, invece, la vendemmia è già fatta, ma il vino deve maturare. Lo imbottiglieremo nel dicembre 2005 e prevediamo un buon prodotto, anche se le quantità non saranno eccezionali. Le condizioni climatiche, infatti, non ci hanno aiutato». Circa 60mila le bottiglie che saranno imbottigliate e che finiranno prevalentemente sui mercati italiani. Per tre vini pregiatissimi, dal sapore deciso e vivace che sono un risultato che soddisfa, che inorgoglisce, soprattutto i produttori che, da tempo, si battevano perché il nettare prodotto in quel lembo di terra che va da Grumento a Viggiano ottenesse i giusti riconoscimenti. Soprattutto, per poter competere con i grandi rossi italiani. Ora, però, quella che sembrava essere solo un progetto sulla carta è realtà. Una concreta realtà, soprattutto per un territorio che alle tante bellezze naturalistiche e paesaggistiche da vantare può affiancare una lunga tradizione vinicola. Nella valle, infatti, già ai tempi dei Romani si celebrava il vino lagarino. Da allora, di secoli ne sono passati ma la tradizione vinicola non si è persa. Piuttosto, si è rafforzata, è cresciuta, e pur diversificandosi è rimasta una dei punti di riferimento dell'agricoltura valdagrina. Oggi, il rosso vino doc imbottigliato e messo in commercio è solo la concretizzazione di un programma realizzato grazie al sostegno dei tecnici dell'Alsia ed all'impegno del Dipartimento agricoltura della Regione che, sfidando problemi, difficoltà, lunghaggini burocratiche, è durato oltre due anni. Passando per fasi alterne, almeno sino a quando il 15 settembre del 2003 sul numero 214 della Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto firmato dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, con cui si concedeva la certificazione doc al vino prodotto nell'alta Val d'Agri. Si è passati così, alla fase operativa: con la costituzione del Consorzio di tutela e l'individuazione del territorio dove si coltivavano i vitigni (compresi in quel fazzoletto di terra che va da Viaggiano, a Grumento a Moliterno). Un territorio destinato a crescere, soprattutto sul fronte delle superfici coltivate. I comuni di Viggiano, Grumento e Moliterno, infatti, hanno finanziato un bando di ristrutturazione di vigenti che intendono iscriversi alla doc e che hanno superfici inferiori anche al mezzo ettaro. Un provvedimento unico ed interessante in cui le amministrazioni comunali si sostituiscono ad altre Istituzioni (che sino ad oggi ha erogato contributi per le stesse finalità ma esclusivamente per superfici superiori al mezzo ettaro). D'altra parte, quella della Val d'Agri è una situazione viticola particolarmente frammentata, con produttori che hanno una dimensione media di tremila metri (e che quindi non potrebbero avere i contributi). Il finanziamento da parte dei comuni servirà proprio ad aiutare questi viticoltori ed a dare ulteriori impulsi ad una coltivazione che appare destinata ad avere ottimi risultati. In questo modo, infatti, grazie ai finanziamenti dei comuni dovrebbero essere reimpiantati complessivamente 40 ettari a cui si aggiungeranno quelli finanziati dalla Regione. Facendo quasi lievitare di sei volte gli ettari di vitigni iscritti alla doc, che attualmente sono 10 (a cui altri dieci si aggiungeranno nel mese di gennaio). Un risultato di tutto rispetto che sembra incoraggiare i produttori, rendendoli particolarmente ottimisti. «Se le cose continuano ad andare in questo modo - aggiunge più di qualcuno - entro breve si potrebbe arrivare alla superficie stimata nei nostri progetti: 230 ettari in cinque anni». Un bel risultato per il secondo vino doc della terra lucana. (A.I.)