sabato, 23 nov 2024 00:28

Vai all'archivio
Stampa Invia

(RegioneInforma) SOCIETÀ SEGRETE E MOTI INSURREZIONALI NELLA BASILICATA RISORGIMENTALE

20 dicembre 2004

© 2013 - risorgimento.jpg

© 2013 - risorgimento.jpg

(ACR) - Il testo scritto da Cosimo Pascarelli costituisce un felicissimo contributo per la conoscenza della storia risorgimentale in generale e per la Basilicata, in particolare. È questo, infatti, un libro che raccoglie, nelle sue pagine, uomini, fatti e episodi che hanno avuto un ruolo di primo piano e che hanno determinato svolte eccezionali nel contesto storico dell'epoca in cui incisero. I moti del 1848-49 rappresentarono una questione socio-politica di assoluta centralità per l'Europa, per il Mezzogiorno d'Italia, ma anche e soprattutto per la Basilicata che vide il sorgere e il moltiplicarsi di numerose Società Segrete: i luoghi dove i rivoluzionari si radunavano e progettavano le loro azioni di lotta, resistenza e protesta contro la monarchia borbonica. Il testo è strutturato in cinque capitoli, preceduti da una premessa, dall'introduzione dell'autore ed è completato dall'appendice e dalle note biografiche. La ricostruzione storica di quegli anni di rivolta è resa dall'autore attraverso lo studio minuzioso dei documenti prodotti dagli atti del processo potentino del 1849-52. Al materiale redatto l'autore ha affiancato le immagini d'epoca che riproducono i volti dei sovversivi e i loro luoghi d'incontro. L'indagine di Pascarelli è sostanzialmente di tipo socio-economica prima di essere politica e storica. Lo stesso Pascarelli, nelle pagine introduttive, spiega che "quando a Napoli si manifestano i primi fermenti che porteranno alla promulgazione della Costituzione Napoletana del 1848, nelle province meridionali, dove pur molto diffusa è stata la Carboneria, non esiste ancora alcun partito bene organizzato e con un determinato programma". Una condizione sociale precaria che non è stata tuttora sanata. Infatti – a giudizio dell'autore – "la società meridionale presenta ancora una struttura amorfa e eterogenea e che non vi sono lineamenti chiari in politica. La politica meridionale non ha assunto una sua fisionomia capace di imporsi e far sentire il suo peso; è ancora succube dei soprusi e degli abusi dell'Assolutismo Borbonico e dei suoi sostenitori". Da queste considerazioni emerge limpidamente lo stato di ingente miseria delle masse contadine e rurali "che- sottolinea l'autore- vegetano e prolificano nell'ignoranza e, incapaci di discernere il vero dal falso diventano asserviti delle propagande ideologiche e demagogiche". L'esposizione del racconto storico si regge, essenzialmente, su dati di fatto accertati e documentati e sulle interpretazioni e gli studi di numerosi e celebri storici (come Masi, Cuoco e Filangieri per la storiografia nazionale) che hanno fatto di quell'epoca il proprio oggetto di studio. Pascarelli, inoltre, cita e fa sue le interpretazioni di storici lucani come Brienza, Marsico, Riviello, Racioppi e Pedio dai quali prende spunti e informazioni preziose per la ricostruzione di quel tumultuoso periodo. I primi tre capitoli sono focalizzati, pertanto, sulla questione sociale, quella di una Basilicata dalla borghesia tipicamente agraria ancora prigioniera delle strutture feudali. Vengono analizzati i motivi e i mezzi che concorsero alla formazione e poi al consolidamento della borghesia agraria lucana e di quella dei piccoli e medi propretari. L'arricchimento dei massari, la vendita delle terre da parte dei baroni, la ripartizione dei beni ecclesiastici, l'incorporazione dei beni demaniali e la costante miseria dei ceti inferiori sono, secondo l'autore, le motivazioni principali che portarono ai moti e alla formazione del bipolarismo del partito moderato e di quello radicale in Basilicata. Infine, lungo tutto l'excursus storico del libro, l'autore fa riferimento alla presenza e all'azione determinante svolta dalle società segrete in Basilicata, in particolare da quelle sorte nel Materano. A tal proposito, Pascarelli, riprendendo le considerazioni di Pedio informa che "queste società si richiamavano quasi tutte all'antico programma moderato della carboneria, non nascondendo le proprie simpatie neoguelfe, avverse tutte, al governo borbonico; alcune di queste aspirano ad una repubblica napoletana, altre ad una federazione di stati italiani. Altre, infine, alla costituzione di un Regno d'Italia sotto la sovranità di Carlo Alberto". In queste pagine, dunque, c'è uno spaccato importante della storia delle società segrete che sorsero un po' ovunque in Basilicata.Le più attive furono quelle di San Martino d'Agri, Missanello, Castronuovo Sant'Andrea, Gorgoglione, Chiaromonte, Gallicchio e quella di Montalbano Jonico che faceva capo alla figura carismatica di Vincenzo De Leo. È proprio questo uno dei personaggi su cui Pascarelli si sofferma, più da vicino, nel suo lavoro ricostruendone le vicende che lo videro protagonista e esaltandone il profilo umano. Pascarelli tratteggia De Leo, il leader della associazione repubblicana di Montalbano Jonico, con le qualità del combattente che, da politico razionale e dallo spirito di iniziativa riunì nella sua casa, nonostante i pericoli, i contadini della sua terra al grido di "libertà!" Libertà, innanzitutto, dalla schiavitù borbonica, dalla miseria e, poi, per la costruzione di una propria identità regionale e di una classe sociale in grado di affermarsi con le proprie forze. Questi i temi, le questioni, i fatti ed i personaggi che, raccolti e riformulati da Pascarelli nel suo testo, sono stati meritevoli di pubblicazione e di patrocinio da parte del Consiglio regionale della Basilicata che ne ha riconosciuto la valenza per l'approfondimento dell'epoca storica trattata e per il significativo apporto alla conoscenza della regione e dei suoi uomini. (L.L.)

Redazione Consiglio Informa

argomenti di interesse

Per visionare il contenuto è necessario installare Adobe Flash Player