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(RegioneInforma) I DATI ISTAT CIRCA LA POPOLAZIONE LUCANA
31 dicembre 2004
(ACR) - I rilevamenti Istat del 2003 confermano il lento e continuo spopolamento della Basilicata. L'ultimo rilevamento statistico attesta la popolazione lucana attorno ai 596.800 residenti registrati al 31 dicembre del 2003. Un'ulteriore flessione rispetto ai dati ufficiali dell'ultimo censimento del 2001 quando a risiedere in regione erano 597.800 persone. Un costante saldo negativo che viene messo ancora più in evidenza facendo riferimento ai dati emersi dal censimento del 1991. A distanza di quasi tredici anni mancano all'appello 13.500 lucani. Evidente "emorragia" che, in una delle regioni più piccole d'Italia, non significa migliori condizioni di vivibilità ambientale e abitativa, ma la "desertificazione" dei piccoli insediamenti. L'intera popolazione lucana, (pari a quella di una città di medie dimensioni) è "disseminata" su un territorio di quasi diecimila chilometri quadrati, dove troviamo appena 131 Comuni, compresi Potenza, capoluogo di regione, e Matera, città dei "Sassi". La densità abitativa, salta all'occhio, è tra le più basse d'Italia. In Basilicata, infatti, ci sono solo 59,7 abitanti per chilometro quadrato, meno di un terzo della media nazionale. In regione, escludendo i capoluoghi, sono solo dieci i Comuni che contano tra i 10 e i 20mila abitanti. Ma il dato allarmante, che mette a rischio gli insediamenti abitativi lucani, è l'emigrazione presente nei 97 paesini con meno di 5mila abitanti. Nello scorso anno, secondo un'indagine della Svimez, oltre 2mila residenti hanno abbandonato la regione per cercare fortuna al centro-nord. A focalizzare gli interessi è soprattutto il ricco nord-est della nazione che attrae il 29 per cento dei lucani in età lavorativa, ovvero tra i 15 e i 64 anni. Interessante il profilo di questi nuovi emigranti che, in prevalenza giovani tra i 25 e i 29 anni con un livello di cultura medio alto, rispecchiano a pieno il mercato lavorativo lucano. In Basilicata, nel 2003 in base ai dati Istat, i disoccupati erano circa 214mila (139mila le donne) a fronte di una popolazione residente, nella fascia lavorativa tra i 15 e i 65 anni, che si attestava sulle 395mila unità. Una platea, quella dei lucani in età lavorativa, dove si contano oltre 21mila laureati e 76mila diplomati. Dal quadro tracciato emerge anche un altro dato significativo, quello dell'invecchiamento della popolazione. Nel territorio regionale, attualmente, i minori di 15 anni rappresentano solo il 15,9 per cento del totale della popolazione, contro un 18,3 degli ultrasessantacinquenni. Cifre determinate anche, su fonte dati Svimez, dall'allontanamento dalla regione di numerosi minori che seguono le famiglie e dal rientro, conseguente alla pensione, di ex-emigrati tra i 55 e i 64 anni. Uno scenario che, secondo una previsione statistica della Ocse, è destinato ad acuirsi sull'intero territorio nazionale. Entro il 2050, secondo il modello, ben una persona su tre avrà più di 65 anni con le conseguenti e immaginabili ricadute sul tessuto economico italiano. E nello stesso periodo l'Istat prevede che la popolazione lucana si riduca a 450mila abitanti. Ma è nei piccoli Comuni lucani che i contorni della vicenda assumono aspetti preoccupanti. A San Paolo Albanese, paesino che con soli 418 abitanti è attualmente il più piccolo Comune lucano, non si riesce a raggiungere – come racconta un'insegnante – un numero di alunni, delle scuole elementari, sufficiente a fare il girotondo nei momenti di svago. Un fatto sconsolante confermato dai soli sette bambini, dai tre ai sei anni, che vi risiedono. Proprio a San Paolo Albanese, si è tenuta, nel luglio del 2002, una seduta straordinaria della Giunta regionale lucana per discutere di spopolamento ed emigrazione. Un'iniziativa nata dalla lettera indirizzata a tutti i presidenti delle Regioni, da Ermete Realacci presidente di Legambiente e dal conduttore Maurizio Costanzo, per sostenere una campagna a favore di progetti per i Comuni al di sotto dei cinquemila abitanti. Un vero e proprio grido d'allarme l'intervento, nella seduta di giunta del 2002, di Giuseppina Puzzi, sindaco di San Paolo Albanese: "La popolazione è diminuita. I giovani sono andati via e vanno ancora via per mancanza di lavoro. La cicogna non arriva come dovrebbe, la popolazione scolastica è ridotta al lumicino. La maggior parte della cittadinanza è formata da anziani". Ma non solo. Il Sindaco, riferendosi alla gestione dei servizi, aggiunge: "A San Paolo le poste funzionano con un unico operatore che deve provvedere anche alla consegna della corrispondenza, creando comprensibili disagi agli utenti. Sono appena sei gli alunni delle scuole elementari, non esiste la scuola materna, i pochi alunni delle medie vanno fuori. Anche la farmacia rischia la chiusura". Polemica ripresa proprio in questi giorni dall'Anci che denuncia analoghe condizioni in tutti i 5794 Comuni italiani con meno di 5mila abitanti. Situazione aggravata dalle attuali limature ai fondi nazionali destinati ai piccoli Comuni. In controtendenza la Regione Basilicata che nel 2002, con l'approvazione della "Disciplina di gestione del fondo di coesione interna" (legge regionale n.10/2002), ha previsto lo stanziamento di risorse pari ad un milione di euro per un programma sperimentale di sostegno ai piccoli Comuni lucani ad alto rischio di spopolamento. Intanto a livello nazionale la proposta di legge di Realacci, in favore dei piccoli Comuni, dopo l'approvazione alla Camera dei Deputati è bloccata al Senato da quasi due anni. Così il futuro dei piccoli Comuni, attualmente, è affidato alle sole comunità locali, già alla prese con ristrettezza di fondi. (R.B.)