venerdì, 22 nov 2024 23:38
(RegioneInforma) LAURIA, PATRIA DI RUGGIERO, TERRA DI ANTICHI SPIONAGGI E SEGRETI
20 gennaio 2005
(ACR) - Nella quinta giornata del Decamerone Giovanni Boccaccio narra di un " capitano Rudi Ruggier de Loria, uomo di valore inestimabile e allora ammiraglio del re" che intercesse per la vita di due giovani amanti, tali Restitutta e Giovan da Procida dinanzi ad un poco propenso FedericoII, offeso per aver trovato insieme, in atteggiamento inequivocabile, la sua preferita, fanciulla "assai di bellezza", e il prestante Giovanni, amico del suddetto valoroso Ruggiero. Impresa ardua, quella di intercedere nell'angusto varco della pietà di un Federico II pronto a punire senza indugio ogni insulto alla sua persona. Ma per lui, Ruggiero, non certo impossibile. Quell'uomo indomito, abituato a combattere e a distinguersi in battaglia, "…il più invincibile fra gli uomini del suo secolo" come lo definivano i cronisti a lui coevi, di nobile lignaggio, grande ammiraglio della flotta d'Aragona, rispettato e temuto, era nato a Lauria nel XIII secolo. Oggi come allora questa cittadina lucana, quasi ai confini con la Calabria, presenta un panorama suggestivo, dominato dal suo Castello. Poche tracce a memoria delle sue vestigia, demolite dalla furia dei Francesi più che dalle sferzate del tempo, che accarezza pian piano, leviga, ma mai distrugge con barbarie ciò che l'uomo realizza. Quello che accoglie il visitatore è una rocca dunque, in fase di inesorabile oblio, eppure ci vuol poco per immaginare quanta storia abbia popolato quelle mura, quanti segreti abbiano custodito quelle pietre, e quante mani in passato le abbiano sfiorate. Magari per carpirne gli intrighi che esse, ignare, celavano. L'antico Castello di Lauria è infatti avvolto in un'aura di leggenda oltre che dal concreto intreccio delle maglie dell'armatura del suo celebre ammiraglio e signore; leggenda che lo vuole fucina di spie in gonnella ante litteram, di fanciulle addestrate per adulare potenti e scoprirne segreti politici e militari. Immaginando per un attimo quella che doveva essere una giornata tipo all'interno del castello, e prestando fede alla leggenda, ci troveremmo calati in una realtà tanto diversa da quella che immaginiamo essere tipicamente medievale. Qui le fanciulle non dovevano essere intente nell'arte del ricamo, della musica, bensì istruite a dovere su come allietare le giornate dei signori e, fra un sorriso ammaliante, una carezza audace, riuscire a spiarne i piani,le strategie. Un esercito di Mata Hari in broccato e seta più che in gonna, trine e perle, belle e diaboliche. Che talvolta non trafiggevano il cuore soltanto alle loro vittime, ma anche ai loro signori. Un'antichissima leggenda, che gli anziani di Lauria ancora si raccontano e tramandano, vuole che uno dei nobili del Castello si fosse invaghito perdutamente di una delle fanciulle, al punto da pedinarla girono e notte. Fu così che scoprì una passione segreta e ricambiata che un inserviente a servizio del maniero nutriva per la giovane. Accecato dalla gelosia, una notte il signore sorprese il giovane e lo uccise . L'indomani la fanciulla scoprì l'efferato omicidio e, avvezza a sorridere e fingere per lusingare le sue vittime, attirò il suo signore nei sotterranei del castello. E pare di vederlo, l'ingenuo assassino, anzianotto e nemmeno troppo bello, lasciarsi abbindolare e gongolante di passione farsi condurre laggiù. Ma, alla fine delle scale, la più amara delle sorprese avrebbe accolto le sue aspettative: un uscio si dischiuse, e la sagoma di uno spettro si fece avanti. Era il giovane da lui ucciso, che gli rubò l'anima dopo averlo scaraventato, aiutato dalla sua giovane innamorata, dalla finestra del castello. Come abbia fatto un ectoplasma a trovare la forza corporea di defenestrare un essere vivente è un dettaglio trascurabile ,ciò che interessa è semmai sconsigliare di avvicinarsi troppo ai resti del Castello nelle notti di vento. E' allora, pare, che più inquietanti risuonano nell'aria gli spifferi di quel corpo scaraventato giù e dell'anima che da allora non ha più riposo. (M.R.)