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(RegioneInforma) AUMENTA LA LITIGIOSITA' DELLE FAMIGLIE LUCANE

25 gennaio 2005

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(ACR) - Aumenta in Basilicata il numero dei famiglie che si rivolgono ai giudici per risolvere questioni e controversie. Cresce in proporzione al tasso di litigiosità legato anche a vicende all'apparenza semplici come il risarcimento del danno o la difesa della proprietà. E' questo l'elemento più significativo che viene fuori dall'ultima relazione sullo stato della giustizia civile nel distretto tenuta dal procuratore generale della Corte d'Appello, Vincenzo Tufano. Un dato che evidenzia come l'andamento della litigiosità nel distretto sia «in una fase crescente». Una fase acuita anche dal fatto che i lucani si rivolgono al giudice anche per vicende che sino a qualche tempo fa cercavano di risolvere bonariamente. Così i giudici delle sezioni civili dei Tribunali lucani sono finiti per occuparsi, ad esempio, anche di inadempienze contrattuali o di difesa della proprietà. D'altra parte, a dimostrarlo anche i numeri: nei tribunali il numero dei procedimenti è aumentato rispetto all'anno precedente del 12.93 per cento (passando da 22901 a 25862 e diventando il più alto dell'ultimo quadriennio). In corte d'appello, invece, le medie si sono mantenute alte (arrivando a 1704) anche se sono state leggermente inferiori rispetto all'ultimo quadriennio. «La litigiosità in genere, nel distretto, che era già da considerarsi alta è oggettivamente crescente - commenta il procuratore - il settore, infatti, ha continuato ad avere ad oggetto ogni genere di controversie, prevalentemente inadempienze contrattuali, risarcimento del danno e difesa della proprietà e del possesso e soprattutto controversie di lavoro e di previdenza che hanno costituito il 51, 17 per cento delle sopravvenienze in corte d'appello ed il 35, 22 per cento di quelle avanti ai tribunali». In particolare, ad aumentare sono state le controversie in materia di lavoro, previdenza ed assistenza tanto che «il bilancio del settore è ulteriormente peggiorato e non di poco» e quelle in tema di locazione, con un saldo passivo globale del 10,80 per cento. Alta, anche, la percentuale di separazioni e divorzi per i quali, però, è più o meno stabile la media delle definizioni. Intanto, se è vero che aumentano le liti, è altrettanto vero che sale il numero dei giorni necessari per la definizione delle controversie. Scrive, infatti, il procuratore Tufano: «Il bilancio annuale delle sezioni civili nell'ultimo anno è negativo sia per la corte sia per i tribunali. Dai dati emerge che tra i procedimenti sopravvenuti ed i procedimenti definiti, la Corte d'Appello ha registrato un saldo passivo del 15,08 per cento ed un aumento della pendenza complessiva dell'8,33 per cento, mentre gli uffici di primo grado hanno chiuso con un bilancio complessivo lievemente negativo di aumento dell'1,85 per cento della pendenza». E se il carico di lavoro cresce con il passare del tempo, con esso sale anche il numero dei giorni necessari per la definizione dei procedimenti. La durata media, infatti, di un processo civile davanti ai giudici del Tribunale è di 810 giorni, quella di un procedimento civile di sola cognizione ordinaria di primo grado di 1350 giorni e quella nel settore lavoro-previdenza di 871 giorni. Non meno lunghi i tempi delle Corti d'Appello dove la durata media dei procedimenti è stata di 745 giorni, quella degli appelli di cognizione ordinarai di 1367 giorni, quella degli appelli nel settore lavoro e previdenza di 539 giorni e quella dei procedimenti per equa riparazione di 91 giorni. Il tutto, più o meno, con un peggioramente dei dati rispetto agli anni precedenti. Insomma, un quadro che appare con numerose ombre legate anche al fatto che gli organici di magistrati e personale ausiliario sono in alcuni casi carenti o «fiaccati» da malattie e congedi. Ed i giudici di pace ed i giudici onorari aggregati? Per quest'ultimi il bilancio è definito «abbastanza appagante». Positivo, poi, può considerarsi anche il ruolo dei giudici di pace se si considera che è «lievemente diminuita la pendenza dei procedimenti ordinari che nel triennio precedente era stata in costante progressione». Tutto questo, però, non basta. Per risolvere i problemi è necessario anche «un accorpamento» delle diverse sedi seguendo i criteri «dell'efficienza e di un impiego concentrato del personale amministrativo». «Tali persone - sottolinea il procuratore Tufano - risultano così poco impegnate in taluni uffici che, per recuperrane le risorse, si ricorre ad applicazioni, fonte di disagio e di aggravio di costi per l'Amministrazione». «Non è difficile la individuazione di uffici nei quali vengono sprecate risorse - evidenzia l'alto magistrato - che invano altri uffici, come quello di Pisticci, per esempio invocano». (A.I.)

Redazione Consiglio Informa

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